Mi hanno colpito le dichiarazioni del presidente della Confindustria Carlo Bonomi in occasione di un convegno svoltosi a Courmayeur relativo al tema “Il fattore tunnel. La fragilità delle connessioni tra l’Italia e l’Europa”. Mi hanno colpito perché finalmente la Confindustria scopre il ruolo dei valichi e la dimensione drammatica del danno generato dalla momentanea chiusura di un solo valico. Per questo motivo riporto di seguito alcuni passaggi dell’intervento di Bonomi e alcuni dati prodotti dalla Confindustria, sempre in tale occasione. Bonomi, in particolare, ha precisato: “È necessario richiamare l’attenzione su ciò che sta continuando ad accadere sulle infrastrutture alpine. La chiusura del traforo del Monte Bianco non è un tema della Valle d’Aosta, è una questione nazionale. Quella delle infrastrutture non è una battaglia corporativa delle imprese, è una battaglia strategica per il Paese. È un tema delle imprese di tutta Italia e noi non possiamo assistere inermi nel perdere Pil, posti di lavoro e ricchezza dei nostri territori. Esiste una fragilità delle infrastrutture, inadeguate e con una scarsa manutenzione. Ciò che sta accadendo oggi al traforo del Monte Bianco ne è stata una conseguenza. Quest’anno abbiamo avuto la interruzione della linea ferroviaria del Gottardo, la chiusura del traforo stradale del Frejus e della galleria stradale del San Gottardo.

Il Monte Bianco ha una chiusura programmata per tre mesi all’anno per i prossimi diciotto anni. A tutto ciò dobbiamo aggiungere le limitazioni del traffico imposte dall’Austria. Sono molti anni che registriamo un irritante fastidio da parte del ceto politico a tutti i livelli, anche europeo, a confrontarsi nel merito sui temi da affrontare. Irritante fastidio nei confronti dei corpi intermedi che cercano con perizia e serietà di contribuire alla crescita economica, sociale e sostenibile dei nostri territori. Occorre agire su più livelli. Vediamo una grande concentrazione di investimenti sul trasporto persone, ma non se ne fanno sul trasporto merci che è fondamentale anche in chiave di sostenibilità. Occorre intervenire con urgenza sulla disapplicazione delle limitazioni del traffico stradale dei mezzi pesanti imposto lungo l’asse del Brennero; è necessaria una gestione coordinata attraverso una unica struttura composta dagli stakeholders che sono interessati su queste tematiche. In particolare sul Monte Bianco è fondamentale la realizzazione della seconda canna: con gli interventi programmati su gli altri trafori al 2029 resterà il solo a canna unica”. Mentre i dati forniti in tale occasione, dati più volte riportati in mie note, fanno solo paura: il 42 per cento degli scambi italiani con l’Unione europea (quella a 27 Stati), pari a 290 miliardi di euro, passa attraverso le Alpi, mentre il volume complessivo del trasporto merci transalpino è pari a 204,3 milioni di tonnellate.

Ora dopo questa lettura, dopo questo risveglio a valle di anni di sconcertante torpore, l’ultimo di allarme sulla “emergenza valichi” era stato denunciato dall’ex presidente della Confindustria Antonio D’Amato e dai direttori generali, sempre di Confindustria Stefano Parisi e Giampaolo Galli, cioè poco meno di 25 anni fa, nascono spontanei alcuni interrogativi che riporto di seguito:

Dove era la Confindustria nel 2018 quando l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte dichiarò inutile bloccandolo l’intervento relativo al tunnel ferroviario Torino- Lione sulla base di uno studio del professor Marco Ponti? Dove era la Confindustria quando nel 2016 il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti decise di effettuare un Project Review dell’intervento relativo al Terzo valico ferroviario dei Giovi; un intervento finalizzato a rendere fluidi i traffici lungo l’asse Genova-Rotterdam; un blocco che ritardò di circa tre anni l’avanzamento dei lavori? Dove era la Confindustria quando nel 2002, durante il Governo Berlusconi, si chiese all’Unione europea un coinvolgimento nella realizzazione del tunnel ferroviario del Brennero? Dove era la Confindustria in tutti questi anni in cui si è solo discusso di realizzare una seconda canna del tunnel del Monte Bianco senza praticamente fare nulla?

Mi fermo qui perché non intendo fare polemica oggi che il presidente Bonomi ha finalmente scoperto che la chiusura di un solo valico incrina automaticamente la crescita del Pil. È solo strano che un simile convincimento, una simile denuncia l’avesse già espressa il Premio Nobel per l’economia Wassily Leontief nel lontano 1984 quando, in occasione della redazione del Piano generale dei trasporti del nostro Paese, condivise in modo pieno la realizzazione di quattro nuovi valichi e, sempre 40 anni fa, ci anticipò il concetto di “ridondanza” soprattutto per quelle opere che se non realizzate mettono in crisi la osmosi tra distinti sistemi economici. Sono davvero contento che dopo quaranta anni la Confindustria lo abbia capito. Meglio tardi che mai!

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole

Aggiornato il 04 dicembre 2023 alle ore 10:33:02

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Valichi: il risveglio di Confindustria

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04.12.2023

Mi hanno colpito le dichiarazioni del presidente della Confindustria Carlo Bonomi in occasione di un convegno svoltosi a Courmayeur relativo al tema “Il fattore tunnel. La fragilità delle connessioni tra l’Italia e l’Europa”. Mi hanno colpito perché finalmente la Confindustria scopre il ruolo dei valichi e la dimensione drammatica del danno generato dalla momentanea chiusura di un solo valico. Per questo motivo riporto di seguito alcuni passaggi dell’intervento di Bonomi e alcuni dati prodotti dalla Confindustria, sempre in tale occasione. Bonomi, in particolare, ha precisato: “È necessario richiamare l’attenzione su ciò che sta continuando ad accadere sulle infrastrutture alpine. La chiusura del traforo del Monte Bianco non è un tema della Valle d’Aosta, è una questione nazionale. Quella delle infrastrutture non è una battaglia corporativa delle imprese, è una battaglia strategica per il Paese. È un tema delle imprese di tutta Italia e noi non possiamo assistere inermi nel perdere Pil, posti di lavoro e ricchezza dei nostri territori. Esiste una fragilità delle infrastrutture, inadeguate e con una scarsa manutenzione. Ciò che sta accadendo oggi al traforo del Monte Bianco ne è stata una conseguenza. Quest’anno abbiamo avuto la interruzione........

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