C’è stato un tempo molto lontano in cui i governi nelle nostre regioni duravano molto a lungo. L’unità di misura non erano gli anni ma i secoli. In quell’epoca Luca Zaia, Vincenzo De Luca e Attilio Fontana e con loro gli altri cosiddetti governatori avrebbero potuto tranquillamente allungarsi il mandato passando inosservati. Una legislatura in fondo dura il battito d’ali di una farfalla se confrontato al passato. Stesso dicasi per chi guarda al premierato come ricetta di lunga vita, un uomo solo al comando come garanzia di stabilità, concetto che non necessariamente però coincide con il buon governo (si pensi all’Ungheria di Orban).

Se guardiamo al passato, una delle dinastie che hanno governato più a lungo nella Penisola sono stati gli estensi. Un casato che in tempi di autocrazia e assolutismo si è distinto per ampiezza di vedute, per le apertura all’arte e al mecenatismo. Usi e costumi che sono arrivati fino a noi e fanno parte del Dna di quel territorio compreso tra il Delta del Po e l’Appenino Tosco-Emiliano.

Le zone interne del nostro Paese e appenniche sono da sempre le più penalizzate, non a caso per sostenerle spesso oggi rientrano nel perimetro delle Zes (zone economiche speciali: riduzione del 50% dell'imposta sul reddito per imprese che investono sul territorio). Ma la Casa d’Este ha lasciato un’impronta, in quei territori si respira tutta un’altra atmosfera: affreschi, ville, fortificazioni, castelli e residenze meravigliose. Un tempo sospeso come i governi che in passato li hanno così a lungo amministrati. Sarà forse perché gli estensi hanno governato, a parte brevi parentesi, per 5 secoli?

Va da sé che l’obiettivo di Giorgia Meloni, alla quale non manca certo l’ambizione, non è trasformare la nostra Repubblica in un Ducato. Idem per il presidente del Veneto Luca Zaia, che pure i suoi chiamano bonariamente “il Doge”. Però una full immersion nella storia sarebbe salutare ad entrambi. L’occasione per altro è a portata di mano: proprio in questi giorni il ministero della Cultura presenta alla Bit di Milano, la Borsa internazionale del turismo, un progetto che ha riguardato ben 70 comuni, 240 beni architettonici estensi censiti, borghi, eccellenze architettoniche e paesaggistiche, tutti inseriti all’interno dell’area geografica dello storico Ducato. Un esempio di governo illuminato.
E magari a illustrare l’ambizioso e bel progetto sarebbe stato il sottosegretario Vittorio Sgarbi, grande uomo di cultura e soprattutto grande conoscitore degli anni del ducato degli Estensi.

Ma oggi Sgarbi si è appena dimesso e non potrà fare quest’opera di informazione né al governo né agli italiani, almeno in rappresentanza del ministero della Cultura. Senza entrare nel merito della questione, giusto o sbagliato, sicuramente è una pagina di cattiva politica. La maggioranza per vigliaccheria, come molti pensano, o per opportunismo e invidia, ha rinviato in Parlamento più volte la votazione della mozione di sfiducia presentata dall’opposizione su Sgarbi. Chiaramente la maggioranza avrebbe dovuto difendere il ruolo di maggioranza e non avrebbe potuto far passare la mozione di sfiducia, anche se alcuni di loro condividevano la richiesta di sfiducia, ma ciò avrebbe sconfessato i numeri della maggioranza stessa. E allora, come troppo spesso accade in politica, ha lasciato risolvere il problema alla magistratura e agli organi di vigilanza. Una brutta pagina dove ci perde la cultura, l’informazione culturale e soprattutto la politica. Una brutta pagina politica con un epilogo ancora peggiore. Detto questo, che non è poco, rimane questo mirabile progetto che lunedì sarà presentato al Bit di Milano.

Ps. Per chi volesse approfondire, il progetto è stato finanziato con il Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 dal Cipe nel 2016, 26 cantieri di restauro e riqualificazione distribuiti in tre province dell’Emilia-Romagna (Ferrara, Modena e Reggio-Emilia) e nella Garfagnana, in provincia di Lucca: 7 itinerari in cui si narra la diffusione dell’influenza estense su un territorio così esteso, durata appunto più di 5 secoli.

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C’è stato un tempo molto lontano in cui i governi nelle nostre regioni duravano molto a lungo. L’unità di misura non erano gli anni ma i secoli. In quell’epoca Luca Zaia, Vincenzo De Luca e Attilio Fontana e con loro gli altri cosiddetti governatori avrebbero potuto tranquillamente allungarsi il mandato passando inosservati. Una legislatura in fondo dura il battito d’ali di una farfalla se confrontato al passato. Stesso dicasi per chi guarda al premierato come ricetta di lunga vita, un uomo solo al comando come garanzia di stabilità, concetto che non necessariamente però coincide con il buon governo (si pensi all’Ungheria di Orban).

Se guardiamo al passato, una delle dinastie che hanno governato più a lungo nella Penisola sono stati gli estensi. Un casato che in tempi di autocrazia e assolutismo si è distinto per ampiezza di vedute, per le apertura all’arte e al mecenatismo. Usi e costumi che sono arrivati fino a noi e fanno parte del Dna di quel territorio compreso tra il Delta del Po e l’Appenino Tosco-Emiliano.

Le zone interne del nostro Paese e appenniche sono da sempre le più penalizzate, non a caso per sostenerle spesso oggi rientrano nel perimetro delle Zes (zone economiche speciali: riduzione del 50% dell'imposta sul reddito per imprese che investono sul territorio). Ma la Casa d’Este ha lasciato un’impronta, in quei territori si respira tutta un’altra atmosfera: affreschi, ville, fortificazioni, castelli e residenze meravigliose. Un tempo sospeso come i governi che in passato li hanno così a lungo amministrati. Sarà forse perché gli estensi hanno governato, a parte brevi parentesi, per 5 secoli?

Va da sé che l’obiettivo di Giorgia Meloni, alla quale non manca certo l’ambizione, non è trasformare la nostra Repubblica in un Ducato. Idem per il presidente del Veneto Luca Zaia, che pure i suoi chiamano bonariamente “il Doge”. Però una full immersion nella storia sarebbe salutare ad entrambi. L’occasione per altro è a portata di mano: proprio in questi giorni il ministero della Cultura presenta alla Bit di Milano, la Borsa internazionale del turismo, un progetto che ha riguardato ben 70 comuni, 240 beni architettonici estensi censiti, borghi, eccellenze architettoniche e paesaggistiche, tutti inseriti all’interno dell’area geografica dello storico Ducato. Un esempio di governo illuminato.
E magari a illustrare l’ambizioso e bel progetto sarebbe stato il sottosegretario Vittorio Sgarbi, grande uomo di cultura e soprattutto grande conoscitore degli anni del ducato degli Estensi.

Ma oggi Sgarbi si è appena dimesso e non potrà fare quest’opera di informazione né al governo né agli italiani, almeno in rappresentanza del ministero della Cultura. Senza entrare nel merito della questione, giusto o sbagliato, sicuramente è una pagina di cattiva politica. La maggioranza per vigliaccheria, come molti pensano, o per opportunismo e invidia, ha rinviato in Parlamento più volte la votazione della mozione di sfiducia presentata dall’opposizione su Sgarbi. Chiaramente la maggioranza avrebbe dovuto difendere il ruolo di maggioranza e non avrebbe potuto far passare la mozione di sfiducia, anche se alcuni di loro condividevano la richiesta di sfiducia, ma ciò avrebbe sconfessato i numeri della maggioranza stessa. E allora, come troppo spesso accade in politica, ha lasciato risolvere il problema alla magistratura e agli organi di vigilanza. Una brutta pagina dove ci perde la cultura, l’informazione culturale e soprattutto la politica. Una brutta pagina politica con un epilogo ancora peggiore. Detto questo, che non è poco, rimane questo mirabile progetto che lunedì sarà presentato al Bit di Milano.

Ps. Per chi volesse approfondire, il progetto è stato finanziato con il Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 dal Cipe nel 2016, 26 cantieri di restauro e riqualificazione distribuiti in tre province dell’Emilia-Romagna (Ferrara, Modena e Reggio-Emilia) e nella Garfagnana, in provincia di Lucca: 7 itinerari in cui si narra la diffusione dell’influenza estense su un territorio così esteso, durata appunto più di 5 secoli.

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Un progetto sulle terre degli Estensi come antidoto alla cattiva politica

7 17
03.02.2024

C’è stato un tempo molto lontano in cui i governi nelle nostre regioni duravano molto a lungo. L’unità di misura non erano gli anni ma i secoli. In quell’epoca Luca Zaia, Vincenzo De Luca e Attilio Fontana e con loro gli altri cosiddetti governatori avrebbero potuto tranquillamente allungarsi il mandato passando inosservati. Una legislatura in fondo dura il battito d’ali di una farfalla se confrontato al passato. Stesso dicasi per chi guarda al premierato come ricetta di lunga vita, un uomo solo al comando come garanzia di stabilità, concetto che non necessariamente però coincide con il buon governo (si pensi all’Ungheria di Orban).

Se guardiamo al passato, una delle dinastie che hanno governato più a lungo nella Penisola sono stati gli estensi. Un casato che in tempi di autocrazia e assolutismo si è distinto per ampiezza di vedute, per le apertura all’arte e al mecenatismo. Usi e costumi che sono arrivati fino a noi e fanno parte del Dna di quel territorio compreso tra il Delta del Po e l’Appenino Tosco-Emiliano.

Le zone interne del nostro Paese e appenniche sono da sempre le più penalizzate, non a caso per sostenerle spesso oggi rientrano nel perimetro delle Zes (zone economiche speciali: riduzione del 50% dell'imposta sul reddito per imprese che investono sul territorio). Ma la Casa d’Este ha lasciato un’impronta, in quei territori si respira tutta un’altra atmosfera: affreschi, ville, fortificazioni, castelli e residenze meravigliose. Un tempo sospeso come i governi che in passato li hanno così a lungo amministrati. Sarà forse perché gli estensi hanno governato, a parte brevi parentesi, per 5 secoli?

Va da sé che l’obiettivo di Giorgia Meloni, alla quale non manca certo l’ambizione, non è trasformare la nostra Repubblica in un Ducato. Idem per il presidente del Veneto Luca Zaia, che pure i suoi chiamano bonariamente “il Doge”. Però una full immersion nella storia sarebbe salutare ad entrambi. L’occasione per altro è a portata di mano: proprio in questi giorni il ministero della Cultura presenta........

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