Pochi giorni fa alla Camera dei Deputati è stato presentato il film di Luca Telese “Stato di Grazia”, docufilm presentato il 6 settembre a Venezia, in occasione dell’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica, opera d’esordio del conduttore e giornalista.

Alla presentazione erano presenti personalità istituzionali, tra cui il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, il senatore Benedetto Della Vedova, il Procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melilli, la Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Giovanna Di Rosa, e tanti altri che mi scuso di non citare.

Il film racconta la vicenda, o meglio il calvario giudiziario, di Ambrogio Crespi. Il titolo “Stato di Grazia” descrive la situazione in cui si è trovato Crespi, ossia quella di un uomo che ha ricominciato a vivere solo perché il presidente Mattarella ha deciso di concedere la “Grazia parziale”. Vittima di un’incredibile vicenda giudiziaria, che gli è costata 306 giorni di carcere di cui 106 giorni nel carcere di massima sicurezza di Opera a Milano, il regista è stato condannato in via definitiva a sei anni di reclusione per concorso in associazione di tipo mafioso per fatti commessi tra il 2010 e il 2012, una strana storia di compravendita di voti tra malavitosi, che però era stata ritrattata dagli stessi malavitosi, che addirittura sono stati riconosciuti dal tribunale affetti di disturbi psichici, ma ciò non ha impedito la condanna di Crespi. Un uomo conosciuto da tanti politici, giornalisti e tutti quelli che si occupano di giustizia sia in senso negativo che positivo, per la sua passione e per i suoi docufilm di impegno civico.

E infatti il regista Ambrogio Crespi in questi anni di vicissitudini giudiziarie, compresi i periodi di reclusione, ha prodotto il docufilm “Enzo Tortora: una ferita ancora aperta”, e poi ancora il docufilm “Spes contra Spem”, un difficile racconto su ergastolo e situazione carceraria, fatto con tale attenzione che alla presentazione del film a Venezia partecipò il ministro della Giustizia di allora, Andrea Orlando. La proiezione è stata preceduta da una breve presentazione del Presidente Fontana che ha ribadito il valore del film e rivendicato la scelta di concedere la proiezione nella Sala dei Gruppi della Camera.

Il Procuratore Melillo ha rimarcato come nella pellicola di Telese ci sia il rispetto che si deve a una sentenza passata in giudicato. "Sarebbe stato facile - ha commentato - in una vicenda come quella di Ambrogio Crespi passare dall'espressione del dubbio angoscioso sulla giustificazione razionale della condanna, all'aggressione polemica nei confronti della funzione giudiziaria: ma il film non lo fa e questo è un merito ed è anche una lezione su cui in tanti dovrebbero riflettere". La presidente Di Rosa ha definito l'intera vicenda come "il trionfo della giustizia sostanziale" e ha sottolineato come in tutta questa storia "si ravvisa una condotta talmente significativa rispetto all'accettazione delle regole che ci porta ad affermare che lo Stato vince, ancora una volta".

Insomma il film opera prima di Telese merita di essere visto o meglio dovrebbe esserne consigliata la visione a tutti quelli che vogliono avvicinarsi al mondo della giustizia o per intraprendere gli studi o per vicende personali o semplicemente per passione.

Telese è riuscito a parlare di una sentenza passata in giudicato e nello stesso tempo raccogliere testimonianze che ci portano al concetto di giustizia sostanziale (capacità di tenere conto delle particolarità e delle differenze) citata dalla presidente Di Rosa. In pratica non un semplice caso giudiziario ma una serie di elementi che hanno spinto addirittura il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a concedere la Grazia parziale.

Un provvedimento che ha a dir poco dell’eccezionalità non solo perché forse per la prima volta viene concessa la Grazia parziale ad un condannato per reati di mafia, ma perché a concedere quel provvedimento è il presidente della Repubblica che è l’emblema della vittoria dello Stato italiano contro la mafia. Il presidente Mattarella che ha avuto il fratello Piersanti, presidente della Regione Siciliana, ucciso dalla mafia Il 6 gennaio 1980 (gravissimo delitto di mafia contro le Istituzioni scolpito nella memoria degli italiani grazie allo scatto di Letizia Battaglia).

Il film raccoglie alcune interviste a persone che hanno un ruolo nella comunicazione italiana, alcuni di questi adesso addirittura ricoprono dei ruoli importantissimi addirittura nella costruzione della strategia dell’informazione del nostro paese. Ed è a queste stimate personalità che vorrei pubblicamente fare un appello pubblico per sensibilizzare la nostra Rai servizio pubblico a valutare di trasmettere il film, magari con un dibattito simile a quello che si è tenuto nell’aula della Camera dei Deputati e poterlo, soprattutto, rendere fruibile sulla piattaforma di Rai Play perché ogni studente, appassionato delle tematiche della giustizia, ma ogni semplice cittadino che voglia essere informato sui propri diritti e doveri possa vederlo.

Per questo mi permetto di chiedere un impegno formale nei confronti della Rai a quelle personalità che nel film rilasciano delle interessanti testimonianze a favore di Ambrogio Crespi: Pietrangelo Buttafuoco (intellettuale, giornalista, neo Presidente della Biennale di Venezia); Gian Marco Chiocci (direttore Tg1 Rai); Peter Gomez (direttore del FattoQuotidiano.it e uno dei più attenti giornalisti di giudiziaria); Clemente Mimun (direttore in Rai del Tg2 e del Tg1, ora direttore del Tg5); Francesco Storace ( ex parlamentare, presidente Commissione Vigilanza Rai, Ministro della Salute, Presidente della Regione Lazio, oggi ascoltato commentatore politico); Sandro Gozi (stretto collaboratore del Presidente Romano Prodi sia in Italia che a Bruxelles, ex deputato al Parlamento Italiano, ex sottosegretario agli Affari Europei, oggi deputato all’Europarlamento).

Cari Amici della Giustizia, vi chiedo di valutare con attenzione la possibilità di intercedere con la Rai per sensibilizzarla sul valore del film di Telese, sulla storia di Ambrogio Crespi. Penso che sia giusto per la storia, per il provvedimento inedito e coraggioso adottato dal Quirinale e penso soprattutto che sia giusto e doveroso che lo faccia la Rai servizio pubblico.

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QOSHE - La Rai trasmetta il docufilm “Stato di Grazia” sulla vicenda giudiziaria di Ambrogio Crespi - Michele Anzaldi
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La Rai trasmetta il docufilm “Stato di Grazia” sulla vicenda giudiziaria di Ambrogio Crespi

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09.11.2023

Pochi giorni fa alla Camera dei Deputati è stato presentato il film di Luca Telese “Stato di Grazia”, docufilm presentato il 6 settembre a Venezia, in occasione dell’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica, opera d’esordio del conduttore e giornalista.

Alla presentazione erano presenti personalità istituzionali, tra cui il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, il senatore Benedetto Della Vedova, il Procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melilli, la Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Giovanna Di Rosa, e tanti altri che mi scuso di non citare.

Il film racconta la vicenda, o meglio il calvario giudiziario, di Ambrogio Crespi. Il titolo “Stato di Grazia” descrive la situazione in cui si è trovato Crespi, ossia quella di un uomo che ha ricominciato a vivere solo perché il presidente Mattarella ha deciso di concedere la “Grazia parziale”. Vittima di un’incredibile vicenda giudiziaria, che gli è costata 306 giorni di carcere di cui 106 giorni nel carcere di massima sicurezza di Opera a Milano, il regista è stato condannato in via definitiva a sei anni di reclusione per concorso in associazione di tipo mafioso per fatti commessi tra il 2010 e il 2012, una strana storia di compravendita di voti tra malavitosi, che però era stata ritrattata dagli stessi malavitosi, che addirittura sono stati riconosciuti dal tribunale affetti di disturbi psichici, ma ciò non ha impedito la condanna di Crespi. Un uomo conosciuto da tanti politici, giornalisti e tutti quelli che si occupano di giustizia sia in senso negativo che........

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