Martedì 9 gennaio una banda armata ha preso d'assalto una delle principali stazioni televisive dell'Ecuador durante El Noticero facendo dichiarare al presidente Daniel Noboa lo stato di "conflitto armato interno". La capitale Quito è semideserta e il paese attende se e come l'esercito verrà dispiegato per garantire la sicurezza civile. Nelle ultime 24 ore la polizia ha arrestato almeno 70 persone che per il momento vengono considerate terroristie mentre 8 sono state uccise.

L'assalto alla TV rappresenta il punto di massima sfida pubblica criminale al presidente Daniel Noboa che in risposta alle violenze scoppiate in tutto il paese seguite all'evasione di un paio di narco-trafficanti aveva aumentato le misure di sicurezza. In periferia ci sono state esplosioni, saccheggi, spari e veicoli in fiamme oltre che rivolte in diverse carceri. Una campagna che parrebbe coordinata.

Per il momento lo stato di emergenza dichiarato da Noboa è della durata di 60 giorni, prevede coprifuoco a livello nazionale e pattuglie militari e l'esercito che ha preso il controllo delle carceri. Noboa ha sguinzagliato migliaia di agenti di polizia e personale militare per cercare il leader della banda, Adolfo Macías.

Ecuador ostaggio del narcotraffico. Il collasso di uno Stato in diretta tv

di Lorenzo Santucci

José Adolfo Macías Villamar, meglio conosciuto come Fito, è un trafficante di droga ecuadoriano, dal 2020 leader della banda criminale conosciuta come Los Choneros è stato incarcerato nel 2011 con una condanna a 34 anni di prigione con accuse di associazione a delinquere, estorsione, narcotraffico e omicidi plurimi. Da allora è evaso ed è stato ricatturato diventando il braccio destro del fondatore della banda Jorge Luis Zambrano fino a prenderne il posto quando questi è stato assassinato quattro anni fa.

Los Choneros è un cartello del traffico di droga ecuadoriano e un'organizzazione terroristica originaria del cantone di Chone nella provincia di Manabí. Composto dall’alleanza di due bande criminali chiamate Fatales (guidate da Adolfo Macias alias "Fito") e Águilas (guidate da Junior Roldán alias "JR" assassinato in Colombia nel maggio 2023) ha come core business estorsioni, omicidi, sicari fino al traffico di droga. I due gruppi sono presenti in buona parte del territorio ecuadoriano e secondo la polizia sono complici nel traffico di cocaina dei cartelli messicani, in particolare del cartello di Sinaloa in alleanza con la mafia albanese, la 'Ndrangheta italiana e Cosa nostra.

Noboa ha vinto la presidenza al secondo turno e di misura con una piattaforma di centro-destra. Le elezioni erano state macchiate a pochi giorni dal voto dall’assassinio di Fernando Villavicencio, uno dei contendenti. In ossequio alle sue promesse elettorali, immediatamente eletto ha ordinato al Ministero degli Interni di abrogare la tabella che consentiva l’uso personale di droghe illecite perché, secondo lui, incoraggiava il "micro traffico" facendo diventare "dipendenti" i bambini. Nel tentativo di ridurre il sovraffollamento, ha proposto di deportare 1500 prigionieri stranieri incarcerati in Ecuador annunciando di voler costruire due carceri di massima sicurezza, ispirandosi a El Salvador. Il 9 dicembre scorso, parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha denunciato le attività delle bande criminali locali annunciando che la priorità della sua presidenza era la sicurezza nazionale.

Quella che avrebbe potuto essere una presidenza “fiscalmente responsabile” in un continente che sta tornando in mano alle demagogie populiste di destra e sinistra adesso corre il rischio di trasformarsi nel ritorno al pugno di ferro e la tollernza zero prodotti (in buona parte) del serpente proibizionista che da 60 anni si morde la coda. E pensare che la vicina Colombia, dopo decenni di guerra civile finanziata dai narcos sta per legalizzare almeno la cannabis.

Dopo quella spagnola la comunità ecuadoriana d’Italia è la seconda più grande d’Europa, Gli ecuadoriani regolarmente soggiornanti in Italia sono 66.477 (dati al 1° gennaio 2021), nonostante il calo del 7% delle presenze rispetto all’anno precedente (in linea con quello rilevato sul complesso della popolazione extra UE), i cittadini ecuadoriani rappresentano comunque il 2% dei non comunitari in Italia. La più grande comunità è in Lombardia, seguono Liguria e Piemonte.

È ragionevole ipotizzare che un problema in Ecuador possa avere delle ripercussioni anche in Italia, sia per potenziali nuovi arrivi in fuga dalle zone dove le narco-bande fanno il bello e il cattivo tempo, sia per le connessioni con (almeno) due delle mafie nostrane. Invece di star dietro ai saluti romani o ai pandori non guasterebbe prestare attenzione perché anche se gode di cattiva stampa la globalizzazione è qui per restare.

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Martedì 9 gennaio una banda armata ha preso d'assalto una delle principali stazioni televisive dell'Ecuador durante El Noticero facendo dichiarare al presidente Daniel Noboa lo stato di "conflitto armato interno". La capitale Quito è semideserta e il paese attende se e come l'esercito verrà dispiegato per garantire la sicurezza civile. Nelle ultime 24 ore la polizia ha arrestato almeno 70 persone che per il momento vengono considerate terroristie mentre 8 sono state uccise.

L'assalto alla TV rappresenta il punto di massima sfida pubblica criminale al presidente Daniel Noboa che in risposta alle violenze scoppiate in tutto il paese seguite all'evasione di un paio di narco-trafficanti aveva aumentato le misure di sicurezza. In periferia ci sono state esplosioni, saccheggi, spari e veicoli in fiamme oltre che rivolte in diverse carceri. Una campagna che parrebbe coordinata.

Per il momento lo stato di emergenza dichiarato da Noboa è della durata di 60 giorni, prevede coprifuoco a livello nazionale e pattuglie militari e l'esercito che ha preso il controllo delle carceri. Noboa ha sguinzagliato migliaia di agenti di polizia e personale militare per cercare il leader della banda, Adolfo Macías.

José Adolfo Macías Villamar, meglio conosciuto come Fito, è un trafficante di droga ecuadoriano, dal 2020 leader della banda criminale conosciuta come Los Choneros è stato incarcerato nel 2011 con una condanna a 34 anni di prigione con accuse di associazione a delinquere, estorsione, narcotraffico e omicidi plurimi. Da allora è evaso ed è stato ricatturato diventando il braccio destro del fondatore della banda Jorge Luis Zambrano fino a prenderne il posto quando questi è stato assassinato quattro anni fa.

Los Choneros è un cartello del traffico di droga ecuadoriano e un'organizzazione terroristica originaria del cantone di Chone nella provincia di Manabí. Composto dall’alleanza di due bande criminali chiamate Fatales (guidate da Adolfo Macias alias "Fito") e Águilas (guidate da Junior Roldán alias "JR" assassinato in Colombia nel maggio 2023) ha come core business estorsioni, omicidi, sicari fino al traffico di droga. I due gruppi sono presenti in buona parte del territorio ecuadoriano e secondo la polizia sono complici nel traffico di cocaina dei cartelli messicani, in particolare del cartello di Sinaloa in alleanza con la mafia albanese, la 'Ndrangheta italiana e Cosa nostra.

Noboa ha vinto la presidenza al secondo turno e di misura con una piattaforma di centro-destra. Le elezioni erano state macchiate a pochi giorni dal voto dall’assassinio di Fernando Villavicencio, uno dei contendenti. In ossequio alle sue promesse elettorali, immediatamente eletto ha ordinato al Ministero degli Interni di abrogare la tabella che consentiva l’uso personale di droghe illecite perché, secondo lui, incoraggiava il "micro traffico" facendo diventare "dipendenti" i bambini. Nel tentativo di ridurre il sovraffollamento, ha proposto di deportare 1500 prigionieri stranieri incarcerati in Ecuador annunciando di voler costruire due carceri di massima sicurezza, ispirandosi a El Salvador. Il 9 dicembre scorso, parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha denunciato le attività delle bande criminali locali annunciando che la priorità della sua presidenza era la sicurezza nazionale.

Quella che avrebbe potuto essere una presidenza “fiscalmente responsabile” in un continente che sta tornando in mano alle demagogie populiste di destra e sinistra adesso corre il rischio di trasformarsi nel ritorno al pugno di ferro e la tollernza zero prodotti (in buona parte) del serpente proibizionista che da 60 anni si morde la coda. E pensare che la vicina Colombia, dopo decenni di guerra civile finanziata dai narcos sta per legalizzare almeno la cannabis.

Dopo quella spagnola la comunità ecuadoriana d’Italia è la seconda più grande d’Europa, Gli ecuadoriani regolarmente soggiornanti in Italia sono 66.477 (dati al 1° gennaio 2021), nonostante il calo del 7% delle presenze rispetto all’anno precedente (in linea con quello rilevato sul complesso della popolazione extra UE), i cittadini ecuadoriani rappresentano comunque il 2% dei non comunitari in Italia. La più grande comunità è in Lombardia, seguono Liguria e Piemonte.

È ragionevole ipotizzare che un problema in Ecuador possa avere delle ripercussioni anche in Italia, sia per potenziali nuovi arrivi in fuga dalle zone dove le narco-bande fanno il bello e il cattivo tempo, sia per le connessioni con (almeno) due delle mafie nostrane. Invece di star dietro ai saluti romani o ai pandori non guasterebbe prestare attenzione perché anche se gode di cattiva stampa la globalizzazione è qui per restare.

QOSHE - Non sono solo affari loro. La violenza in Ecuador potrebbe raggiungerci presto - Marco Perduca
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Non sono solo affari loro. La violenza in Ecuador potrebbe raggiungerci presto

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11.01.2024

Martedì 9 gennaio una banda armata ha preso d'assalto una delle principali stazioni televisive dell'Ecuador durante El Noticero facendo dichiarare al presidente Daniel Noboa lo stato di "conflitto armato interno". La capitale Quito è semideserta e il paese attende se e come l'esercito verrà dispiegato per garantire la sicurezza civile. Nelle ultime 24 ore la polizia ha arrestato almeno 70 persone che per il momento vengono considerate terroristie mentre 8 sono state uccise.

L'assalto alla TV rappresenta il punto di massima sfida pubblica criminale al presidente Daniel Noboa che in risposta alle violenze scoppiate in tutto il paese seguite all'evasione di un paio di narco-trafficanti aveva aumentato le misure di sicurezza. In periferia ci sono state esplosioni, saccheggi, spari e veicoli in fiamme oltre che rivolte in diverse carceri. Una campagna che parrebbe coordinata.

Per il momento lo stato di emergenza dichiarato da Noboa è della durata di 60 giorni, prevede coprifuoco a livello nazionale e pattuglie militari e l'esercito che ha preso il controllo delle carceri. Noboa ha sguinzagliato migliaia di agenti di polizia e personale militare per cercare il leader della banda, Adolfo Macías.

Ecuador ostaggio del narcotraffico. Il collasso di uno Stato in diretta tv

di Lorenzo Santucci

José Adolfo Macías Villamar, meglio conosciuto come Fito, è un trafficante di droga ecuadoriano, dal 2020 leader della banda criminale conosciuta come Los Choneros è stato incarcerato nel 2011 con una condanna a 34 anni di prigione con accuse di associazione a delinquere, estorsione, narcotraffico e omicidi plurimi. Da allora è evaso ed è stato ricatturato diventando il braccio destro del fondatore della banda Jorge Luis Zambrano fino a prenderne il posto quando questi è stato assassinato quattro anni fa.

Los Choneros è un cartello del traffico di droga ecuadoriano e un'organizzazione terroristica originaria del cantone di Chone nella provincia di Manabí. Composto dall’alleanza di due bande criminali chiamate Fatales (guidate da Adolfo Macias alias "Fito") e Águilas (guidate da Junior Roldán alias "JR" assassinato in Colombia nel maggio 2023) ha come core business estorsioni, omicidi, sicari fino al traffico di droga. I due gruppi sono presenti in buona parte del territorio ecuadoriano e secondo la polizia sono complici nel traffico di cocaina dei cartelli messicani,........

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