Premessa: per quanto necessarie, le elezioni non sono sufficienti perché una democrazia possa esser considerata tale. La democrazia, liberalmente intesa, prevede: separazione in tre poteri, controllo tra questi, rispetto degli obblighi internazionali in materia di Stato di Diritto e, quindi, protezione e promozione dei diritti umani storicamente conquistati a forza di guerre e lotte civili dalla libertà di assemblea a quella di parola passando per quella di scegliere e di stampa. Se manca anche uno solo di queste ma restano le elezioni la democrazia a cui si fa riferimento non è completa.

Detto questo, veniamo alle prime elezioni dell'anno, quelle in Bangladesh. Il 7 gennaio, Sheikh Hasina, 76 anni, è stata eletta per il suo quinto mandato a capo del suo paese. La partecipazione popolare si è attestata attorno al 40% anche perché il principale partito di opposizione, che le ha definite “elezioni farsa”, non ha partecipato. Le altre forze minori che da 15 anni si oppongono alla Awami League hanno boicottato perché decimate negli ultimi mesi da arresti di massa. La distribuzione dei seggi è in corso ma sicuramente, anche grazie al risultato degli alleati, la maggioranza guidata dalla Awami League ha conquistato quasi i due terzi dei seggi.

Sono anni che il governo di Hasina ha messo in atto una indiscriminata campagna di repressione del dissenso politico, intolleranze culminata con l'arresto Il premio Nobel per la pace del 2006 Muhammad Yunus condannato per aver violato le leggi sul lavoro in un processo denunciato dai suoi sostenitori come motivato politicamente.

Le idee e iniziative di Yunus, 83 anni, hanno concorso a salvare milioni di persone dalla povertà grazie alla sua banca di microfinanza Grameen; Sheikh Hasina lo ha accusato di “succhiare il sangue” dai poveri attaccandolo pubblicamente perché lo riteneva un possibile rivale politico. Yunus e tre colleghi della Grameen Telecom sono stati condannati a sei mesi di carcere da un tribunale della capitale - ai quattro è stata concessa la libertà su cauzione in attesa dell'appello. Per il giudice che ha firmato il verdetto i “67 dipendenti della Grameen Telecom avrebbero dovuto essere assunti a tempo indeterminato” denunciando che la partecipazione dei dipendenti e i fondi di welfare non erano stati ancora costituiti. Nella condanna si legge che secondo la politica aziendale di Yunus “il 5% dei dividendi della società avrebbe dovuto essere distribuito al personale” ma che ciò non era accaduto. A sostegno del Nobel ci sono mobilitazioni a livello mondiale.

Per garantire l'ordine durante le elezioni, che potenzialmente coinvolgevano oltre 100 milioni di persone, il governo aveva schierato quasi 70.000 agenti di polizia e riservisti e centomila soldati. Le forze di sicurezza del Bangladesh sono state a lungo accusate di un uso eccessivo della forza, accusa che il governo nega, ma che non hanno evitato retate nei mesi scorsi. Molti cittadini intervistati dalle agenzia di stampa internazionali hanno detto di non esser andati a votare perché il risultato era scontato.

Gli ultimi 30 anni di politica nazionale hanno visto una sfida permanente tra le figlie dei padri fondatori del Bangladesh che dal ritorno alla democrazia nel 1991 hanno alternato pugno duro a riforme e una costante crescita economica. Col passare degli anni però la “stabilità” è stata ritenuta più importante dello Stato di Diritto e della laicità dello stato, caratteristiche che hanno allontanato le simpatie “occidentali” e rafforzato i legami con India e Cina. E si capisce il perché.

Nel 2024 circa quattro miliardi di persone andranno al voto in tutti i continenti, se india e USA saranno la più popolosa e la più antiche democrazie che eleggeranno i loro leader quelle di Taiwan saranno le elezioni che più dovranno esser seguite perché, se dovessimo stare alle parole di Xi Jinping, la transizione dall’anno del coniglio a quello del dragone dovrebbe anche prevedere il consolidamento di “una Cina”...

C’è da sperare che chi si proclama “democratico” e dedicherà tempo ed entusiasmo alle elezioni dei prossimi mesi non dimentichi quale siano i vari gli elementi costitutivi della “peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre che si sono sperimentate finora” (cit.) perché se ne manca uno non c’è democrazia.

P.s.

Ventidue anni fa, di rientro da Seoul, con l’allora eurodeputato della Lista Bonino Benedetto Della Vedova incontrammo nell’ufficio della ex Commissaria europea radicale al Parlamento Europeo Sheik Hasina che era a Bruxelles per convincere gli euro-legislatori che la sua avversaria Khaleda Zia stava facendo diventare il loro paese in un regime autoritario. Non essendo nati ieri, e conoscendo la retorica e propaganda dell’opposizione ascoltammo educatamente, ma i nostri inviti a impegnarsi per la costruzione di quella che Marco Pannella chiamava Comunità delle e della Democrazia caddero nel vuoto. Oggi sappiamo il perché.

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Premessa: per quanto necessarie, le elezioni non sono sufficienti perché una democrazia possa esser considerata tale. La democrazia, liberalmente intesa, prevede: separazione in tre poteri, controllo tra questi, rispetto degli obblighi internazionali in materia di Stato di Diritto e, quindi, protezione e promozione dei diritti umani storicamente conquistati a forza di guerre e lotte civili dalla libertà di assemblea a quella di parola passando per quella di scegliere e di stampa. Se manca anche uno solo di queste ma restano le elezioni la democrazia a cui si fa riferimento non è completa.

Detto questo, veniamo alle prime elezioni dell'anno, quelle in Bangladesh. Il 7 gennaio, Sheikh Hasina, 76 anni, è stata eletta per il suo quinto mandato a capo del suo paese. La partecipazione popolare si è attestata attorno al 40% anche perché il principale partito di opposizione, che le ha definite “elezioni farsa”, non ha partecipato. Le altre forze minori che da 15 anni si oppongono alla Awami League hanno boicottato perché decimate negli ultimi mesi da arresti di massa. La distribuzione dei seggi è in corso ma sicuramente, anche grazie al risultato degli alleati, la maggioranza guidata dalla Awami League ha conquistato quasi i due terzi dei seggi.

Sono anni che il governo di Hasina ha messo in atto una indiscriminata campagna di repressione del dissenso politico, intolleranze culminata con l'arresto Il premio Nobel per la pace del 2006 Muhammad Yunus condannato per aver violato le leggi sul lavoro in un processo denunciato dai suoi sostenitori come motivato politicamente.

Le idee e iniziative di Yunus, 83 anni, hanno concorso a salvare milioni di persone dalla povertà grazie alla sua banca di microfinanza Grameen; Sheikh Hasina lo ha accusato di “succhiare il sangue” dai poveri attaccandolo pubblicamente perché lo riteneva un possibile rivale politico. Yunus e tre colleghi della Grameen Telecom sono stati condannati a sei mesi di carcere da un tribunale della capitale - ai quattro è stata concessa la libertà su cauzione in attesa dell'appello. Per il giudice che ha firmato il verdetto i “67 dipendenti della Grameen Telecom avrebbero dovuto essere assunti a tempo indeterminato” denunciando che la partecipazione dei dipendenti e i fondi di welfare non erano stati ancora costituiti. Nella condanna si legge che secondo la politica aziendale di Yunus “il 5% dei dividendi della società avrebbe dovuto essere distribuito al personale” ma che ciò non era accaduto. A sostegno del Nobel ci sono mobilitazioni a livello mondiale.

Per garantire l'ordine durante le elezioni, che potenzialmente coinvolgevano oltre 100 milioni di persone, il governo aveva schierato quasi 70.000 agenti di polizia e riservisti e centomila soldati. Le forze di sicurezza del Bangladesh sono state a lungo accusate di un uso eccessivo della forza, accusa che il governo nega, ma che non hanno evitato retate nei mesi scorsi. Molti cittadini intervistati dalle agenzia di stampa internazionali hanno detto di non esser andati a votare perché il risultato era scontato.

Gli ultimi 30 anni di politica nazionale hanno visto una sfida permanente tra le figlie dei padri fondatori del Bangladesh che dal ritorno alla democrazia nel 1991 hanno alternato pugno duro a riforme e una costante crescita economica. Col passare degli anni però la “stabilità” è stata ritenuta più importante dello Stato di Diritto e della laicità dello stato, caratteristiche che hanno allontanato le simpatie “occidentali” e rafforzato i legami con India e Cina. E si capisce il perché.

Nel 2024 circa quattro miliardi di persone andranno al voto in tutti i continenti, se india e USA saranno la più popolosa e la più antiche democrazie che eleggeranno i loro leader quelle di Taiwan saranno le elezioni che più dovranno esser seguite perché, se dovessimo stare alle parole di Xi Jinping, la transizione dall’anno del coniglio a quello del dragone dovrebbe anche prevedere il consolidamento di “una Cina”...

C’è da sperare che chi si proclama “democratico” e dedicherà tempo ed entusiasmo alle elezioni dei prossimi mesi non dimentichi quale siano i vari gli elementi costitutivi della “peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre che si sono sperimentate finora” (cit.) perché se ne manca uno non c’è democrazia.

P.s.

Ventidue anni fa, di rientro da Seoul, con l’allora eurodeputato della Lista Bonino Benedetto Della Vedova incontrammo nell’ufficio della ex Commissaria europea radicale al Parlamento Europeo Sheik Hasina che era a Bruxelles per convincere gli euro-legislatori che la sua avversaria Khaleda Zia stava facendo diventare il loro paese in un regime autoritario. Non essendo nati ieri, e conoscendo la retorica e propaganda dell’opposizione ascoltammo educatamente, ma i nostri inviti a impegnarsi per la costruzione di quella che Marco Pannella chiamava Comunità delle e della Democrazia caddero nel vuoto. Oggi sappiamo il perché.

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Elettoralmente parlando, il 2024 parte male: la quinta di Hasina in Bangladesh

8 1
08.01.2024

Premessa: per quanto necessarie, le elezioni non sono sufficienti perché una democrazia possa esser considerata tale. La democrazia, liberalmente intesa, prevede: separazione in tre poteri, controllo tra questi, rispetto degli obblighi internazionali in materia di Stato di Diritto e, quindi, protezione e promozione dei diritti umani storicamente conquistati a forza di guerre e lotte civili dalla libertà di assemblea a quella di parola passando per quella di scegliere e di stampa. Se manca anche uno solo di queste ma restano le elezioni la democrazia a cui si fa riferimento non è completa.

Detto questo, veniamo alle prime elezioni dell'anno, quelle in Bangladesh. Il 7 gennaio, Sheikh Hasina, 76 anni, è stata eletta per il suo quinto mandato a capo del suo paese. La partecipazione popolare si è attestata attorno al 40% anche perché il principale partito di opposizione, che le ha definite “elezioni farsa”, non ha partecipato. Le altre forze minori che da 15 anni si oppongono alla Awami League hanno boicottato perché decimate negli ultimi mesi da arresti di massa. La distribuzione dei seggi è in corso ma sicuramente, anche grazie al risultato degli alleati, la maggioranza guidata dalla Awami League ha conquistato quasi i due terzi dei seggi.

Sono anni che il governo di Hasina ha messo in atto una indiscriminata campagna di repressione del dissenso politico, intolleranze culminata con l'arresto Il premio Nobel per la pace del 2006 Muhammad Yunus condannato per aver violato le leggi sul lavoro in un processo denunciato dai suoi sostenitori come motivato politicamente.

Le idee e iniziative di Yunus, 83 anni, hanno concorso a salvare milioni di persone dalla povertà grazie alla sua banca di microfinanza Grameen; Sheikh Hasina lo ha accusato di “succhiare il sangue” dai poveri attaccandolo pubblicamente perché lo riteneva un possibile rivale politico. Yunus e tre colleghi della Grameen Telecom sono stati condannati a sei mesi di carcere da un tribunale della capitale - ai quattro è stata concessa la libertà su cauzione in attesa dell'appello. Per il giudice che ha firmato il verdetto i “67 dipendenti della Grameen Telecom avrebbero dovuto essere assunti a tempo indeterminato” denunciando che la partecipazione dei dipendenti e i fondi di welfare non erano stati ancora costituiti. Nella condanna si legge che secondo la politica aziendale di Yunus “il 5% dei dividendi della società avrebbe dovuto essere distribuito al personale” ma che ciò non era accaduto. A sostegno del Nobel ci sono........

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