Nei giorni scorsi molto del dibattito pubblico si è concentrato sulle dichiarazioni nella conferenza stampa di “inizio anno” della presidente del Consiglio.

Molta l’attenzione posta sulle sue competenze, note, di comunicatrice, un po’ meno quella sui contenuti emergenti dalle risposte. In particolare, segnalo il tema del dilemma del taglio alla spesa rispetto all’aumento di eventuali tasse, a fronte del nuovo Patto di Stabilità e della situazione economica mondiale.

Per storia e posizionamento nessun dubbio sulla preferenza della maggioranza, una visione legittima. Ridurre la spesa è da sempre un cavallo di battaglia del centrodestra, quindi può sembrare una non notizia. Avrebbe potuto essere una notizia ciò che non è stato detto e, per essere onesti, nemmeno chiesto successivamente, cioè: quali sono le spese che saranno tagliate se ci fosse necessità di una manovra correttiva?

Dire riduciamo gli sprechi è un vecchio ritornello della politica italiana, di tutti gli schieramenti. Negli ultimi anni, proprio per le deroghe di bilancio per la pandemia, la spesa è oggettivamente aumentata, e grazie anche a questo si è realizzato molto di quello che non si era fatto dall’inizio degli anni 2000 per salute e sociale.

Certo tutti noi speriamo che le nubi di una potenziale crisi siano un orizzonte lontano e che il vento forte le porti via, ma da persone adulte dobbiamo avere chiaro anche cosa succederà se quel temporale si avvicinerà.

Non voglio essere vago o non porre la questione, anzi. Senza fare giri di parole, la preoccupazione riguarda sapere ora quale spesa verrà tagliata nel caso di condizioni avverse. Un piano B che non può essere generico e lasciato all’asta tra lobby e ministeri quando inizierà a piovere.

Ritengo, come professionista che ha visto gli effetti dei tagli lineari sulle persone più fragili, che non si possa trattare tutti come se questo non fosse un tema urgente.

Pensando a dove si dovrà eventualmente incidere ho pensato che si andrà, per esperienza, a colpire i trasferimenti a Regioni e Comuni (tradotto significa welfare e salute) insieme alla scuola e all’università. Le pensioni e i sostegni alle aziende, al momento, non paiono essere nel mirino dei partiti di maggioranza, anzi.

Si ritornerà a dire che i Livelli Essenziali delle Prestazioni possono essere rimandati o ridotti, che tanto i poveri sono poveri perché non vogliono lavorare o, anche questa è una motivazione nota, che si tagliano le spese improduttive delle ASL. Già mi prefiguro le discussioni al bar, dove arriverà qualcuno che affermerà: “Dai che adesso è finita la pacchia di questi fannulloni!” o “Perché tutti questi ospedali non funzionano e costano troppo, lasciami i soldi e faccio io con i privati!” … Il punto è proprio questo. È serio e importante far capire che se pioverà ci bagneremo tutti, chi più e chi meno, ma tutti. Per questo credo che l’unica via, ragionevole, sia quella di dire oggi dove si andranno a prendere i soldi, non aspettare l’ultimo minuto.

Non solo al governo - ovviamente prima loro per ruolo - ma a tutti i rappresentanti del Parlamento e delle forze politiche. Sento che l’unica via per evitare che si ritorni alla guerra tra penultimi e ultimi che abbiamo già conosciuto, sia dire da ora quali risorse saranno mantenute, quali saranno ridotte e quali eliminate.

È importante saperlo perché ci si possa preparare in caso di temporale. Ecco, magari prima delle elezioni europee qualcuno avrà il coraggio di porre a tutti i contendenti la domanda precisa e pretendere una risposta chiara su questo.

La mia è una semplice proposta, un ragionamento realistico e senza pretese, ma ho un’età per ricordare che “le cose potrebbero andare peggio, potrebbe piovere”.

Segui i temi Commenta con i lettori I commenti dei lettori

Suggerisci una correzione

Nei giorni scorsi molto del dibattito pubblico si è concentrato sulle dichiarazioni nella conferenza stampa di “inizio anno” della presidente del Consiglio.

Molta l’attenzione posta sulle sue competenze, note, di comunicatrice, un po’ meno quella sui contenuti emergenti dalle risposte. In particolare, segnalo il tema del dilemma del taglio alla spesa rispetto all’aumento di eventuali tasse, a fronte del nuovo Patto di Stabilità e della situazione economica mondiale.

Per storia e posizionamento nessun dubbio sulla preferenza della maggioranza, una visione legittima. Ridurre la spesa è da sempre un cavallo di battaglia del centrodestra, quindi può sembrare una non notizia. Avrebbe potuto essere una notizia ciò che non è stato detto e, per essere onesti, nemmeno chiesto successivamente, cioè: quali sono le spese che saranno tagliate se ci fosse necessità di una manovra correttiva?

Dire riduciamo gli sprechi è un vecchio ritornello della politica italiana, di tutti gli schieramenti. Negli ultimi anni, proprio per le deroghe di bilancio per la pandemia, la spesa è oggettivamente aumentata, e grazie anche a questo si è realizzato molto di quello che non si era fatto dall’inizio degli anni 2000 per salute e sociale.

Certo tutti noi speriamo che le nubi di una potenziale crisi siano un orizzonte lontano e che il vento forte le porti via, ma da persone adulte dobbiamo avere chiaro anche cosa succederà se quel temporale si avvicinerà.

Non voglio essere vago o non porre la questione, anzi. Senza fare giri di parole, la preoccupazione riguarda sapere ora quale spesa verrà tagliata nel caso di condizioni avverse. Un piano B che non può essere generico e lasciato all’asta tra lobby e ministeri quando inizierà a piovere.

Ritengo, come professionista che ha visto gli effetti dei tagli lineari sulle persone più fragili, che non si possa trattare tutti come se questo non fosse un tema urgente.

Pensando a dove si dovrà eventualmente incidere ho pensato che si andrà, per esperienza, a colpire i trasferimenti a Regioni e Comuni (tradotto significa welfare e salute) insieme alla scuola e all’università. Le pensioni e i sostegni alle aziende, al momento, non paiono essere nel mirino dei partiti di maggioranza, anzi.

Si ritornerà a dire che i Livelli Essenziali delle Prestazioni possono essere rimandati o ridotti, che tanto i poveri sono poveri perché non vogliono lavorare o, anche questa è una motivazione nota, che si tagliano le spese improduttive delle ASL. Già mi prefiguro le discussioni al bar, dove arriverà qualcuno che affermerà: “Dai che adesso è finita la pacchia di questi fannulloni!” o “Perché tutti questi ospedali non funzionano e costano troppo, lasciami i soldi e faccio io con i privati!” … Il punto è proprio questo. È serio e importante far capire che se pioverà ci bagneremo tutti, chi più e chi meno, ma tutti. Per questo credo che l’unica via, ragionevole, sia quella di dire oggi dove si andranno a prendere i soldi, non aspettare l’ultimo minuto.

Non solo al governo - ovviamente prima loro per ruolo - ma a tutti i rappresentanti del Parlamento e delle forze politiche. Sento che l’unica via per evitare che si ritorni alla guerra tra penultimi e ultimi che abbiamo già conosciuto, sia dire da ora quali risorse saranno mantenute, quali saranno ridotte e quali eliminate.

È importante saperlo perché ci si possa preparare in caso di temporale. Ecco, magari prima delle elezioni europee qualcuno avrà il coraggio di porre a tutti i contendenti la domanda precisa e pretendere una risposta chiara su questo.

La mia è una semplice proposta, un ragionamento realistico e senza pretese, ma ho un’età per ricordare che “le cose potrebbero andare peggio, potrebbe piovere”.

QOSHE - Meloni attenzione alla spesa sociale, perché ”potrebbe piovere” - Gianmario Gazzi
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Meloni attenzione alla spesa sociale, perché ”potrebbe piovere”

12 0
08.01.2024

Nei giorni scorsi molto del dibattito pubblico si è concentrato sulle dichiarazioni nella conferenza stampa di “inizio anno” della presidente del Consiglio.

Molta l’attenzione posta sulle sue competenze, note, di comunicatrice, un po’ meno quella sui contenuti emergenti dalle risposte. In particolare, segnalo il tema del dilemma del taglio alla spesa rispetto all’aumento di eventuali tasse, a fronte del nuovo Patto di Stabilità e della situazione economica mondiale.

Per storia e posizionamento nessun dubbio sulla preferenza della maggioranza, una visione legittima. Ridurre la spesa è da sempre un cavallo di battaglia del centrodestra, quindi può sembrare una non notizia. Avrebbe potuto essere una notizia ciò che non è stato detto e, per essere onesti, nemmeno chiesto successivamente, cioè: quali sono le spese che saranno tagliate se ci fosse necessità di una manovra correttiva?

Dire riduciamo gli sprechi è un vecchio ritornello della politica italiana, di tutti gli schieramenti. Negli ultimi anni, proprio per le deroghe di bilancio per la pandemia, la spesa è oggettivamente aumentata, e grazie anche a questo si è realizzato molto di quello che non si era fatto dall’inizio degli anni 2000 per salute e sociale.

Certo tutti noi speriamo che le nubi di una potenziale crisi siano un orizzonte lontano e che il vento forte le porti via, ma da persone adulte dobbiamo avere chiaro anche cosa succederà se quel temporale si avvicinerà.

Non voglio essere vago o non porre la questione, anzi. Senza fare giri di parole, la preoccupazione riguarda sapere ora quale spesa verrà tagliata nel caso di condizioni avverse. Un piano B che non può essere generico e lasciato all’asta tra lobby e ministeri quando inizierà a piovere.

Ritengo, come professionista che ha visto gli effetti dei tagli lineari sulle persone più fragili, che non si possa trattare tutti come se questo non fosse un........

© HuffPost


Get it on Google Play