Lo schianto e poi le urla, un’altra strage di operai aggiunge altri morti sul lavoro ai 1200 che se ne sono andati in un anno. Adesso le immagini sui giornali, le indagini della magistratura e poi? Poi le foto resteranno incorniciate nelle loro case e nei cuori dei loro cari. Ma non può bastare a quell’Italia che vuole fare vivere l’articolo 1 della Costituzione, fondata sul lavoro. Il lavoro è tante cose, fatica, intelligenza, reddito dignitoso, appartenenza e persino amore per quello che si fa con le mani e con la testa. Il lavoro racconta la storia dei diritti conquistati con lotte.

Invece, nell’indifferenza di molti, i profitti e la super ricchezza protetti da governanti cinici, carichi di conflitti di interessi (i loro o quelli della caccia al consenso facile) hanno delegato a una rete di subbappalti e di mancanza di tutele il dovere della sicurezza e dei diritti. E lentamente la “propaganda” o, come si usa dire, la “narrazione” faceva scivolare nella faccia oscura della luna il lavoro manuale e quello più sfruttato. Il vocabolario dei potenti ha cercato di relegare in un altro secolo il valore sociale di essere “Operai”, “Operaie”. Spesso i sindacati si vorrebbero fare vivere come qualcosa di antico e da sopportare.

La destra vuole dividere i sindacati, isolare la Cgil, contrapporre poveri a poveri, sfruttati a sfruttati, solitudini a solitudini. Con altre e altri non ho votato il jobs act perché non era difficile intuire la portata simbolica di quella ferita. È un sollievo che adesso il PD anche con Elly Schlein possa tornare nelle piazze della protesta per la dignità. Però so che tanto è da riconquistare quando per anni molto si è trascurato e sciupato. Quante operaie e operai abbiamo nelle nostre assemblee e direzioni? Quante migrante e migranti? E quanti infermieri o infermiere? Qualcuno mi dirà che io vedo indietro. Io direi in avanti. Senza una nuova e diffusa “sindacalizzazione” sul diritto ad avere i diritti nei campi o nei laboratori raffinati, nei cantieri o nelle università diventeranno più fragili civismo e democrazia. E come diceva il cardinale Martini, senza i diritti non esiste la casa dei doveri e cioè di quell’etica pubblica condivisa che può tenere uniti una comunità e un paese.

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Lo schianto e poi le urla, un’altra strage di operai aggiunge altri morti sul lavoro ai 1200 che se ne sono andati in un anno. Adesso le immagini sui giornali, le indagini della magistratura e poi? Poi le foto resteranno incorniciate nelle loro case e nei cuori dei loro cari. Ma non può bastare a quell’Italia che vuole fare vivere l’articolo 1 della Costituzione, fondata sul lavoro. Il lavoro è tante cose, fatica, intelligenza, reddito dignitoso, appartenenza e persino amore per quello che si fa con le mani e con la testa. Il lavoro racconta la storia dei diritti conquistati con lotte.

Invece, nell’indifferenza di molti, i profitti e la super ricchezza protetti da governanti cinici, carichi di conflitti di interessi (i loro o quelli della caccia al consenso facile) hanno delegato a una rete di subbappalti e di mancanza di tutele il dovere della sicurezza e dei diritti. E lentamente la “propaganda” o, come si usa dire, la “narrazione” faceva scivolare nella faccia oscura della luna il lavoro manuale e quello più sfruttato. Il vocabolario dei potenti ha cercato di relegare in un altro secolo il valore sociale di essere “Operai”, “Operaie”. Spesso i sindacati si vorrebbero fare vivere come qualcosa di antico e da sopportare.

La destra vuole dividere i sindacati, isolare la Cgil, contrapporre poveri a poveri, sfruttati a sfruttati, solitudini a solitudini. Con altre e altri non ho votato il jobs act perché non era difficile intuire la portata simbolica di quella ferita. È un sollievo che adesso il PD anche con Elly Schlein possa tornare nelle piazze della protesta per la dignità. Però so che tanto è da riconquistare quando per anni molto si è trascurato e sciupato. Quante operaie e operai abbiamo nelle nostre assemblee e direzioni? Quante migrante e migranti? E quanti infermieri o infermiere? Qualcuno mi dirà che io vedo indietro. Io direi in avanti. Senza una nuova e diffusa “sindacalizzazione” sul diritto ad avere i diritti nei campi o nei laboratori raffinati, nei cantieri o nelle università diventeranno più fragili civismo e democrazia. E come diceva il cardinale Martini, senza i diritti non esiste la casa dei doveri e cioè di quell’etica pubblica condivisa che può tenere uniti una comunità e un paese.

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I lavoratori senza tutele nell'indifferenza di molti

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17.02.2024

Lo schianto e poi le urla, un’altra strage di operai aggiunge altri morti sul lavoro ai 1200 che se ne sono andati in un anno. Adesso le immagini sui giornali, le indagini della magistratura e poi? Poi le foto resteranno incorniciate nelle loro case e nei cuori dei loro cari. Ma non può bastare a quell’Italia che vuole fare vivere l’articolo 1 della Costituzione, fondata sul lavoro. Il lavoro è tante cose, fatica, intelligenza, reddito dignitoso, appartenenza e persino amore per quello che si fa con le mani e con la testa. Il lavoro racconta la storia dei diritti conquistati con lotte.

Invece, nell’indifferenza di molti, i profitti e la super ricchezza protetti da governanti cinici, carichi di conflitti di interessi (i loro o quelli della caccia al consenso facile) hanno delegato a una rete di subbappalti e di mancanza di tutele il dovere della sicurezza e dei diritti. E lentamente la “propaganda” o, come si usa dire, la “narrazione” faceva scivolare nella faccia oscura della luna il lavoro manuale e quello più sfruttato. Il vocabolario dei potenti ha cercato di relegare in un altro secolo il valore sociale di essere “Operai”, “Operaie”.........

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