La “compagnia della pace” che unisce le genti tra Libano e Galilea
Nel Sud del Libano e nel Nord della Galilea si vive un Natale di buio e di luce, di grandi alberi illuminati, di presepi. C’è una tregua, non la pace, ma la luce è più forte della tenebra della guerra: qui i raggi delle stelle segnano con intensità il desiderio e la nostalgia di una pace attesa e promessa.
Le luci che brillano nella notte fredda del Nord, sotto il monte Meron, punteggiano il cielo buio sopra la linea che separa Libano e Israele. Le luci che delineano come piccoli presepi i villaggi sparsi sulle colline attraversano la linea di demarcazione segnata dagli uomini. E di qua e di là dal confine, dove ancora si sentono colpi di artiglieria, vivono persone che nella notte guardano con speranza a quel chiarore. Sono ebrei, drusi, arabi musulmani e cristiani, cattolici greci e maroniti, greco e armeni ortodossi, siriani, circassi, beduini, palestinesi o discendenti da famiglie libanesi che non si considerano arabi e parlano ancora la lingua che parlava Gesù, l’aramaico.
Nella «vera Cana» del Libano
Gesù è cresciuto da queste parti, Nazareth è poco lontana. Ha fatto miracoli a Tiro e Sidone, e il primo, la trasformazione dell’acqua in vino (e in vino buono) proprio a Cana. E se la tradizione più diffusa accredita come un paese della Galilea, poco lontano da Nazareth, la Cana dove furono celebrate le nozze e il miracolo suggerito da Maria a suo figlio, molti maroniti identificano invece Cana come un villaggio poco più a Nord, in Libano, dove nella roccia sono scolpiti i volti di Cristo e degli apostoli ed episodi del Vangelo. Un paese a dodici chilometri dal confine, duramente colpito dalle guerre nel ’96 e nel 2006, con bombardamenti che non hanno risparmiato i civili. Un paese che ora chiede solo la pace.
«Cana è una città santa», ci aveva detto il sindaco Mohamad Kresht, musulmano sciita ma rispettoso della fede cristiana e del Vangelo. «Noi crediamo che sia questa la vera Cana, anche dai bassorilievi in pietra tra cui la Madonna con il Bimbo o dalle incisioni che raffigurano il Battesimo di Gesù e l’ultima cena. Io sono musulmano ma Gesù è lo stesso per tutti».
A Cana del Libano il turismo religioso non è mai arrivato e la tradizione è rimasta soprattutto nella preghiera e nella venerazione delle comunità cristiano-maronite, fedeli a Roma quanto fiere della propria identità tra le tante che punteggiano questo lembo di Medio Oriente, di cui si parla solo per via della guerra.
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