Era l’agosto del 2001. L’allora ministro Pietro Lunardi (Infrastrutture e Trasporti) sottolinea, durante un convegno, l’importanza dell’avvio, per le regioni meridionali, delle “grandi opere strategiche”. Però afferma anche la necessità di “imparare a convivere” con la malavita organizzata, dalla mafia alla camorra: “Fenomeniche ci sono sempre stati e che sempre ci saranno”. L’idea di una realtà che non ci potevamo assolutamente scrollare di dosso, fece raggelare gli ascoltatori e divenne per molto tempo argomento di discussioni nei due mondi, purtroppo separati, della politica e della cultura.

PRIMA RIFLESSIONE. La tesi della necessaria “convivenza” non veniva da un esponente della società meridionale imbevuta di rassegnazione per una storia quasi mai benevola, ma da un personaggio di formazione universitaria e professionale. Nato a Parma, il ministro si era laureato in Ingegneria civile. Esperto di consolidamento di suoli e rocce, aveva cattedra all’università di Firenze. Silvio Berlusconi lo volle, in un Ministero di primaria importanza, nei suoi 2 primi Governi. Nel curriculum anche un’inchiesta giudiziaria assieme all’allora arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe.

SECONDA RIFLESSIONE. In questi ultimi 23 anni, abbiamo imparato noi a “convivere” con la malavita, oppure è stata la malavita a “degnarsi” di “convivere” con noi penetrando in prima persona nelle strutture più sensibili dello Stato? Si è sviluppato così un protagonismo (malato e inquinante) in quasi tutti gli aspetti della nostra vita comunitaria. Grande confusione e progressivo distacco dai valori fondamentali. Tutti uguali e niente più discriminante fra lecito e illegale? Di fronte all’avanzata sempre più inarrestabile e coinvolgentedi mafia, camorra, n’drangheta e sacra corona unita, c’è il Presidente della Repubblica Mattarella che, almeno, coglie tutte le occasioni per ripetere che il contrasto alle illegalità “è dovere di chi ama lo Stato”. Le organizzazioni delinquenziali sono, per questo, una “zavorra per l’Italia”.

GEOGRAFIA DELLA “MALA”. Negli ultimi trent’anni sciolti, in Italia,379 Comuni e 7 aziende ospedaliere (in quali mani la nostra salute…!). Scioglimenti più vicini: Amantea di Cosenza, Pizzo di Vibo Valentia, Sant’Antimo nella Città metropolitana di Napoli. Le Regioni più colpite: Calabria, Campania, Sicilia, Puglia. Le meno compromesse: Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Lombardia. Alla Campania un primato inglorioso: negli ultimi 2 anni una trentina i Comuni sciolti almeno 2 volte e uno -Marano di Napoliper ben 4 volte. Le Commissioni per l’accesso salivano e scendevano! Col prossimo turno, tornano al voto anticipato Castellammare di Stabia, San Giuseppe Vesuviano, Torre Annunziata, Sparanise e Caivano (dopo il massiccio intervento di rigenerazione voluto dalla premier Meloni).

ORA PUGLIA E BARI. La Regione è al quarto posto con 26 amministrazioni mandate a casa per affari sporchi con la politica che “distrugge il futuro di interi territori”. Si tratta di Neviano nel leccese dove Surbo è stato commissariato due volte; Trinitapoli nella nuova provincia Barletta-Andria-Trani, Orta Nova nel foggiano. Ora tutti gli occhi sulla città capoluogo provinciale e regionale. Bari plurinquisita per infiltrazioni, intrecci perversi tra politici e imprenditori. L’inchiesta “Codice interno” dell’Antimafia, ha portato a 137 arresti. Fra loro Giacomo Olivieri già consigliere regionale e la moglie Maria Carmen Lorusso consigliera di maggioranza. Sotto inchiesta i traffici dell’Azienda Trasporti. Come atto necessario, il ministro dell’Interno Piantedosi avvia l’iter per lo scioglimento del Comune. Su tutte le furie il sindaco Antonio Decaro che, ritenendosi vittima di un atto di guerra, chiede al ministro: toglimi la scorta assegnatami da anni proprio per l’impegno contro illegalità e mafie. Nella affollata piazza di Bari la voce del sindaco: ”Bari non si fa ricattare da nessuno, né dalla mafia, né dalla cattiva politica”.

MICHELE EMILIANO E LA SORELLA DEL BOSS. Curioso e ambiguo racconto del Presidente della Regione Puglia in difesa, così almeno sembra, dell’amico Sindaco barese: ”Un giorno sento bussare alla porta. Decaro entra bianco come un cencio. Mi dice che, a piazza San Pietro, uno gli ha messo una pistola dietro la schiena perché stava facendo i sopralluoghi della ztl di Bari vecchia. Presi Decaro e andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, boss del quartiere. Alla donna dissi che “questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c’è il pericolo dei bambini investiti dalle auto”. Quindi: “Se ha bisogno di bere e di assistenza, te lo affido”. Divertite le reazioni, mentre Maurizio Gasparri, capogruppo forzista al Senato, non ci sta perché “se i boss minacciano, si va in Procura, non a ca sa loro”.

QOSHE - È del Sud il primato dei Comuni malavitosi - Ermanno Corsi
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È del Sud il primato dei Comuni malavitosi

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26.03.2024

Era l’agosto del 2001. L’allora ministro Pietro Lunardi (Infrastrutture e Trasporti) sottolinea, durante un convegno, l’importanza dell’avvio, per le regioni meridionali, delle “grandi opere strategiche”. Però afferma anche la necessità di “imparare a convivere” con la malavita organizzata, dalla mafia alla camorra: “Fenomeniche ci sono sempre stati e che sempre ci saranno”. L’idea di una realtà che non ci potevamo assolutamente scrollare di dosso, fece raggelare gli ascoltatori e divenne per molto tempo argomento di discussioni nei due mondi, purtroppo separati, della politica e della cultura.

PRIMA RIFLESSIONE. La tesi della necessaria “convivenza” non veniva da un esponente della società meridionale imbevuta di rassegnazione per una storia quasi mai benevola, ma da un personaggio di formazione universitaria e professionale. Nato a Parma, il ministro si era laureato in Ingegneria civile. Esperto di consolidamento di suoli e rocce, aveva cattedra all’università di Firenze. Silvio Berlusconi lo volle, in un Ministero di primaria importanza, nei suoi 2 primi Governi. Nel curriculum anche un’inchiesta giudiziaria assieme all’allora arcivescovo di Napoli Crescenzio........

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