Dall’Alba all’Albanese una giostra che gira
Nell’estate del 1990 l’allora Telemontecarlo aveva lanciato un programma per seguire i Mondiali di calcio - quelli delle notti magiche - che si chiamava “Galagoal” e che era stato affidato alla conduzione di una bellissima ragazza sconosciuta al grande pubblico.
La giovane in questione si chiamava Alba Parietti e al di là delle indiscutibili doti estetiche, esaltate dal famoso sgabello che ne ha fatto per qualche anno una piccola icona del mainstream televisivo, aveva sorpreso piacevolmente un po’ tutti, pubblico e critica, per la freschezza che aveva portato in un mondo di seriosi, tronfi e bollitissimi parrucconi come quello del calcio, da tempo immemore governato da schiere di tromboni che avevano passato la vita a scimmiottare Brera con esiti penosi (anche se, in fondo, a essere maliziosi, anche Brera aveva passato la vita a scimmiottare Gadda).
Quella trasmissione era diventata il trampolino di lancio per la Parietti, che si era poi buttata, oltre alla televisione, anche nella musica, nel cinema e negli amori da copertina, come da canovaccio della perfetta showgirl. E il tutto in tempi rapidissimi. E così, inevitabilmente, aveva commesso l’errore che fanno tutti quelli che arrivano molto in alto molto velocemente e senza grandi meriti. Aveva iniziato a prendersi sul serio. A parlare di politica, a concionare sugli imperituri valori della Resistenza, a riflettere sulla caducità dell’essere, a discettare sui giovani del giorno d’oggi che non sono più quelli di una volta,........





















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