Una volta era tutta colpa di Silvio Berlusconi: qualsiasi cosa succedesse in Italia, era causata dal torbido affarista in odor di mafia e via ruttando amenità. Oggi, se in Italia qualcuno alza un braccio, anche solo per sbaglio, è colpa di Giorgia Meloni che deve chiedere scusa prendendo le distanze dal fascismo, fugando ogni dubbio sulla legittimità democratica del proprio partito.

Premettiamo, a giovamento dei finti distratti, che l’abiura e la presa di distanze è avvenuta nel 1995 allorché nacque Alleanza Nazionale, che pose nello statuto il richiamo al sistema valoriale democratico e repubblicano. E precisò ancor più accuratamente nelle proprie tesi fondative che “il patrimonio di Alleanza Nazionale è intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile e anche di Gramsci”. E che “è giusto chiedere alla destra italiana di affermare senza reticenza che l’antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato”. Ma anche che “la Destra politica non è figlia del fascismo. I valori della Destra preesistono al fascismo, lo hanno attraversato e ad esso sono sopravvissuti”. Stesso discorso vale per Fratelli d’Italia (che discende direttamente da Alleanza Nazionale) nel cui statuto si precisa che trattasi di “un Movimento che ha il fine di attuare un programma politico che, sulla base dei principi di sovranità popolare, libertà, democrazia, giustizia, solidarietà sociale, merito ed equità fiscale, si ispira a una visione spirituale della vita e ai valori della tradizione nazionale, liberale e popolare, e partecipa alla costruzione dell’Europa dei Popoli”.

Si potrà legittimamente non concordare con le politiche di Giorgia Meloni ma basta col cercare il fascista con il lanternino buttandolo addosso a Fratelli d’Italia, pretendendo delle scuse. Non è produttivo per chi lo fa e non è utile al Paese. Ma soprattutto non si vede perché la destra debba dare quotidiane prove di antifascismo alla sinistra: chi sono costoro per poter dare patenti di agibilità democratica agli altri? Infine, e lo diciamo a giovamento della sinistra e del suo intento di basare la battaglia politica sull’antifascismo, attenzione a identificare tutto ciò che non ci piace con il fascismo, perché poi finiamo con il giustificare per differenza tutto ciò che ci piace: le tesi estremiste dei consiglieri della Corte dei conti solo perché sono di sinistra, l’arroganza nelle università ove gli studenti dei kollettivi stabiliscono chi può tenere una conferenza e chi deve restare fuori, le intemperanze ideologiche nei convegni di Magistratura Democratica, gli atti di violenza in giro per l’Italia da parte dei centri sociali (mentre una commemorazione dei defunti di destra è orrenda) e qualsiasi gesto antidemocratico purché agito dalla gente che piace. Così si finisce con il somigliare alla storiella dell’imbecille sul piedistallo. Non la conoscete? Va bene, se scendete ve la raccontiamo.

Aggiornato il 10 gennaio 2024 alle ore 09:43:36

QOSHE - La sinistra sul piedistallo - Vito Massimano
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La sinistra sul piedistallo

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10.01.2024

Una volta era tutta colpa di Silvio Berlusconi: qualsiasi cosa succedesse in Italia, era causata dal torbido affarista in odor di mafia e via ruttando amenità. Oggi, se in Italia qualcuno alza un braccio, anche solo per sbaglio, è colpa di Giorgia Meloni che deve chiedere scusa prendendo le distanze dal fascismo, fugando ogni dubbio sulla legittimità democratica del proprio partito.

Premettiamo, a giovamento dei finti distratti, che l’abiura e la presa di distanze è avvenuta nel 1995 allorché nacque Alleanza Nazionale, che pose nello statuto il richiamo al sistema valoriale democratico e repubblicano. E precisò ancor più accuratamente nelle proprie tesi fondative che “il patrimonio di Alleanza Nazionale è intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e........

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