Una volta si arrivava a dibattere se fosse meglio dire “la presidente”, “la presidenta” con spruzzatine di scarpette rosse, se non ora quando, il corpo delle donne e tutto quell’armamentario vetero-femminista tra lo squallido e l’ipocrita.

Poi capita che Vincenzo De Luca dia della stronza e della stracciarola a Giorgia Meloni provocando l’improvviso mutismo di tutta quella galassia che da Laura Boldrini arriva fino a Paola Cortellesi passando per Elly Schlein. Ci sarebbe da dire Lazzaro, alzati cammina e dì qualcosa di sinistra se non avessimo il dubbio che forse sarebbe meglio dire Lazzara. Niente, tutti zitti e mosca anche quando in un corteo della sinistra extraparlamentare viene bruciato un manichino della Meloni o quando il presidente di un museo pugliese pubblica una foto del Premier a testa in giù facendo le solite puzzolenti e anacronistiche allusioni al Ventennio. Potremmo andare indietro e parlare di Asia Argento che ha scritto qualche anno fa quanto fosse brutta la schiena di Giorgia Meloni (al ristorante) finendo con il fumetto “la Ministronza” del 2008 che non era migliore delle esternazioni della figlia d’arte.

In verità noi crediamo che quanto sopra descritto non debba essere drammatizzato e apprezziamo il fatto che Giorgia Meloni non giochi a fare la vittima: la battaglia politica non è fatta per chi frigna o ti manda la polizia postale a casa per un insulto via social (ogni allusione a Laura Boldrini è puramente casuale). Peccato però che i fricchettoni progressisti abbiano gridato alla violenza bruta per molto ma molto meno.

Ragion per cui, un simile comportamento ondivago ci fa comprendere perché la sinistra viva una crisi di consensi senza precedenti: è netta la sensazione che a Schlein e compagni non interessi una cippalippa del femminismo, della violenza (anche verbale) sulle donne, della prevaricazione e via discorrendo. Se così non fosse difenderebbero questi valori sempre e non solo quando conviene. È netta la sensazione che c’è una sinistra che si serve di certi concetti (e di certe persone) come fossero bandierine, figurine da appiccicare alla bisogna: che si chiamino Ghali, Soumahoro, Ferragni, diritti delle donne, pacifismo, violenza politica, guerriglia urbana, ambientalismo et similia. E in questo sta la differenza fondante tra destra e sinistra dei giorni nostri: Joe Biden come Barack Obama predica la pace e i buoni sentimenti ma fa la guerra oltre ad essere coinvolto in una serie inenarrabile di storiacce torbide. Donald Trump rischia di prevalere ancora perché, indipendentemente da ciò che realizza o dai fallimenti clamorosi, ha una idea di Paese ben definita e non cangiante.

Aggiornato il 26 febbraio 2024 alle ore 09:24:14

QOSHE - “Campania” d’aggressione - Vito Massimano
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

“Campania” d’aggressione

3 6
26.02.2024

Una volta si arrivava a dibattere se fosse meglio dire “la presidente”, “la presidenta” con spruzzatine di scarpette rosse, se non ora quando, il corpo delle donne e tutto quell’armamentario vetero-femminista tra lo squallido e l’ipocrita.

Poi capita che Vincenzo De Luca dia della stronza e della stracciarola a Giorgia Meloni provocando l’improvviso mutismo di tutta quella galassia che da Laura Boldrini arriva fino a Paola Cortellesi passando per Elly Schlein. Ci sarebbe da dire Lazzaro, alzati cammina e dì qualcosa di sinistra se non avessimo il dubbio che forse sarebbe meglio dire Lazzara. Niente, tutti zitti e mosca anche quando in un corteo della........

© L'Opinione delle Libertà


Get it on Google Play