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Livorno È riuscito a costruirsi una spranga in modo artigianale distruggendo l’infisso della cella dove era detenuto, poi ha cominciato a fare il diavolo a quattro devastando tutto ciò che ha trovato intorno a sé: letto, mobili. È per sedare la furia del giovane «mentalmente instabile», recluso nel carcere delle Sughere, che alcuni agenti sono intervenuti. Uno di loro – è la denuncia della Uilpa provinciale – un sovrintendente di 50 anni con trenta di servizio alle spalle, è rimasto ferito alla mano nel tentativo di disarmare il detenuto che è stato poi calmato dopo diverse ore.

L’ennesima aggressione – la quarta dall’inizio dell’anno nel carcere livornese ai danni di un agente della penitenziaria – è avvenuta martedì. A pochi giorni dalla precedente. «Qualche giorno prima – proseguono dal sindacato – un agente è stato costretto a ricorrere d’urgenza alle cure mediche del pronto soccorso dell’ospedale dopo essere stato aggredito da una persona detenuta affetta da problemi psichiatrici, con una prognosi che costerà caro non solo al malcapitato collega, ma anche alla direzione dell’istituto – sottolinea la Uil – che, con l’organico già ridotto all’osso, dovrà fare a meno del suo contributo».

I sindacalisti su una cosa sono d’accordo: «Le aggressioni in carcere molto spesso sono opera di detenuti che hanno problemi mentali e che in carcere non dovrebbero starci». Spiega Mauro Barile, segretario provinciale della Uil andando ancora di più al cuore del problema: «L’articolo 27 della Costituzione è molto chiaro, il carcere deve essere un luogo in cui i detenuti vengono rieducati e non curati. Ecco perché, nel caso, dovrebbe esserci un personale preparato». Oppure – come prevede la legge – servirebbe inserire i detenuti che hanno problemi psichiatrici certificati in strutture specifiche. Quelle che in gergo si chiamano Rems, residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Ma che invece hanno posti contati e liste d’attesa lunghe come racconta Marco Solimano, garante dei detenuti del Comune di Livorno. «Io – ammette – ho sostenuto la chiusura dei manicomi giudiziari, ma questa chiusura va supportata con altre soluzioni che invece ad oggi non funzionano come dovrebbero».

Ecco perché – racconta Pierangelo Campolattano della Cisl – «vengono assoggettati nei carceri ma non possono essere gestiti perché non sono attrezzati con personale psichiatrico, dunque gli agenti sono costretto a subire aggressioni. In questo momento – aggiunge – posso confermarle che a Livorno ci sono detenuti particolari che per farli uscire dalla stanza vengono impiegate fino a sette persone».

La gestione dei detenuti è però solo uno dei problemi all’interno dei carcere di Livorno come in tutti quelli nel resto d’Italia. A cominciare dal sovraffollamento. Per spiegarlo basta un numero: a oggi sono 61mila i detenuti nei carceri italiani quando invece dovrebbero essere al massimo 47mila.

«A fronte dell’aumento della presenza di persone detenute con problemi psichiatrici – rileva ancora il sindacato Uilpa – diminuisce sempre più il numero degli operatori impiegabili. La relazione che intercorre tra questi due dati ha causato il forte indebolimento della sicurezza dell’istituto penitenziario, che si riflette immancabilmente anche su quella della società civile esterna. È del tutto evidente che l’evoluzione di questa correlazione non è più sotto controllo e a pagarne le pene dell’inferno non solo sono gli operatori penitenziari per la sola colpa di essere servitori dello Stato, è la stessa collettività. Se si pensa che ciò si perpetra laddove pure attraverso l’esempio e la pratica della legalità si dovrebbe rieducare il reo, secondo il dettato costituzionale, appare evidente il paradosso di un luogo che non riesce più ad assolvere appieno la sua funzione e genera altri crimini oltre che degrado e sofferenza. È necessario che il piano d’azione dell’amministrazione penitenziaria cambi rotta. Va salvaguardata la salute e il benessere degli operatori penitenziari – rimarca la segreteria provinciale – non c’è più tempo». l


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Livorno, detenuto costruisce una spranga in cella e ferisce l’agente: «Gli psichiatrici sono l’emergenza»

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22.02.2024

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Livorno È riuscito a costruirsi una spranga in modo artigianale distruggendo l’infisso della cella dove era detenuto, poi ha cominciato a fare il diavolo a quattro devastando tutto ciò che ha trovato intorno a sé: letto, mobili. È per sedare la furia del giovane «mentalmente instabile», recluso nel carcere delle Sughere, che alcuni agenti sono intervenuti. Uno di loro – è la denuncia della Uilpa provinciale – un sovrintendente di 50 anni con trenta di servizio alle spalle, è rimasto ferito alla mano nel tentativo di disarmare il detenuto che è stato poi calmato dopo diverse ore.

L’ennesima aggressione – la quarta dall’inizio dell’anno nel carcere livornese ai danni di un agente della penitenziaria – è avvenuta martedì. A pochi giorni dalla precedente. «Qualche giorno prima – proseguono dal sindacato – un agente è stato costretto a ricorrere d’urgenza alle cure mediche del pronto soccorso dell’ospedale dopo essere stato aggredito da una persona detenuta affetta da problemi........

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