Anche questa volta il presidente della Repubblica, senza nascondere la gravità dei problemi e delle difficoltà, trova le parole per infondere speranze ragionevoli nella capacità dell’Italia di dare risposte all’altezza e di trovare il modo per sviluppare uno spirito civico sul quale costruire un futuro migliore

Nei suoi discorsi di fine anno il Presidente della Repubblica è sempre partito dall’analisi dei problemi e delle preoccupazioni, per poi dare elementi di speranza e inviti a non rassegnarsi. Lo ha fatto anche quest’anno, partendo naturalmente dalle emergenze internazionali e dalle guerre in corso. Parla delle “devastazioni che vediamo nell’Ucraina, invasa dalla Russia, per sottometterla e annetterla” e della “orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini anziani d’Israele”. Per superare la violenza delle guerre bisogna costruire la pace, ma Sergio Mattarella avverte che “volere la pace non è neutralità, o peggio, indifferenza, risiero a ciò che accade: sarebbe ingiusto e anche piuttosto spregevole”. Sono parole nette di condanna del “pacifismo equidistante” che finisce col giustificare più o meno consapevolmente le aggressioni. La pace si costruisce respingendo “la logica di una competizione permanente tra gli Stati, che mette a rischio le sorti dei rispettivi popoli”.

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Paletti per il futuro e messaggi in codice. Come decodificare l'Italia di Mattarella

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01.01.2024

Anche questa volta il presidente della Repubblica, senza nascondere la gravità dei problemi e delle difficoltà, trova le parole per infondere speranze ragionevoli nella capacità dell’Italia di dare risposte all’altezza e di trovare il modo per sviluppare uno spirito civico sul quale costruire un futuro migliore

Nei suoi discorsi di fine anno il Presidente della Repubblica è........

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