Vota Antonio? No: vota Mario! La nuova agenda Draghi non riflette solo un notevole buonsenso trasversale. Ma anche una trasformazione in corso tra molti elettori sul terreno delle priorità. Ragioni per rilanciarla in Europa
Vota Antonio? No: vota Mario! La politica italiana, tranne qualche piccola e meritoria eccezione (Renzi, Bonino, Calenda), ha scelto di ignorare con una certa trasversalità il formidabile discorso sulla competitività dell’Europa tenuto martedì scorso a Bruxelles da Mario Draghi. La ragione dell’imbarazzo è evidente anche se a prima vista può apparire sorprendente. Draghi ha rimproverato le classi dirigenti europee per essersi rivolte eccessivamente verso l’interno, per aver fatto della concorrenza tra paesi europei un tema più importante della concorrenza tra l’Europa e il resto del mondo. E così facendo, ha detto Draghi, pur avendo una bilancia commerciale positiva, nessuno ha davvero prestato sufficiente attenzione alla nostra competitività fuori dai confini del nostro continente.
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Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.