Dopo il braccio di ferro con Salvini sulle pensioni, il ministro è ormai considerato un “uomo della premier”
L’ultimo scontro su una manovra che più povera non si può, (18,7 miliardi di euro), quello che per la prima volta dall'insediamento di Giorgia Meloni a palazzo Chigi ha dato libero corso alle parole impronunciabili, “crisi di governo”, è stato in larghissima misura una faccenda interna alla Lega.
Le battute a Chigi parlano di una premier tornata di corsa dai fasti di Bruxelles alle miserie di Roma per gestire gli equilibri, anzi i riequilibri, interni al Carroccio. È certamente così ma in controluce si intravedono nodi non sciolti che vanno ben oltre la tensione sempre più visibile tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. Quella tensione c'è da un pezzo, è cresciuta a dismisura di legge di bilancio in legge di bilancio, pare che abbia incrinato anche un rapporto personale solido. Non potrebbe essere diversamente.
Tra il ministro leghista che ha preso la missione di risanare i conti pubblici molto più seriamente di quasi tutti i suoi predecessori, inclusi quelli che professavano l'obbedienza al rigorismo europeo come un atto di fede, e un leader sempre leghista che, almeno nella retorica, è piazzato agli antipodi lo scontro era inevitabile. Le........





















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