Il “divide et impera” di Giorgia Meloni potrebbe funzionare anche nella partita della legge elettorale
Nei giorni in cui ancora non si è spenta l'eco del “pasticciaccio” di Atreju, resta caldo il fronte aperto dalla premier Giorgia Meloni sulla nuova legge elettorale. Un terreno che di solito esplode sotto i piedi di chiunque ci metta mano, ma che la premier vede come la chiave per blindare l’attuale legislatura e accompagnare nella prossima il premierato con un sistema più coerente.
Come noto, l’idea è una legge proporzionale con premio di maggioranza. Una proposta che, sulla carta, dovrebbe spaventare l’opposizione e rassicurare il centrodestra. Ma come spesso accade le cose non stanno come appaiono, anche perché nel disegno meloniano c'è una clausola piuttosto controversa: l'indicazione del nome del premier.
Gli alleati di FdI, per ovvi motivi, appaiono tutt’altro che convinti. L'azzurro Adriano Paroli ha avvertito che indicare il premier sulla scheda non è una buona idea, ricordando che «la stabilità è un valore, ma lo è anche la rappresentatività», e che l’Italia è, resta e rimarrà una Repubblica parlamentare.
Un messaggio che suona come un freno a mano tirato proprio mentre Meloni prova a spingere. Paroli evoca persino il 2018, quando i........





















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