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Il presidente francese è il leader europeo più intransigente con Mosca, ma anche l’unico capace di avere un dialogo diretto con il capo del Cremlino

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23.12.2025

Quando nel maggio 2017 Emmanuel Macron conquista l’Eliseo, Vladimir Putin è il primo leader straniero a essere ricevuto in Francia. La cornice è suggestiva: lo sfarzo della reggia di Versailles per celebrare i trecento anni della visita di Pietro il Grande a Parigi. Già allora, però, emergono le frizioni. Durante la conferenza stampa, il presidente francese accenna ai media Russia Today e Sputnik accusandoli di aver diffuso menzogne durante la campagna elettorale. Putin incassa, ma il tono è dato.

Tra i due capi di Stato corre uno strano feeling, forse accomunati dalla freddezza del carattere (più pedante il francese, più sprezzante il russo) e da un condivisa dottrina della forza. Da lì in poi questa relazione speciale procede per scosse successive. Nel 2018 i due si rivedono a San Pietroburgo, al Forum economico internazionale: sorrisi di rito, dichiarazioni caute, già allora Macron riconosce la grande differenza di visioni e interessi tra Mosca e l’Europa ma insiste sulla necessità di non isolare la Russia in una logica di accerchiamento, Putin apprezza ma ribadisce la propria concezione sovranista delle relazioni internazionali e la volontà di rafforzare i rapporti con la Cina. È un dialogo che non produce risultati concreti, ma che alimenta l’idea — soprattutto a Parigi — che parlare resti preferibile alla guerra fredda diplomatica.

Il momento di massimo avvicinamento arriva nell’estate del 2019, quando Macron invita Putin a Brégançon, nella residenza presidenziale affacciata sul Mediterraneo. Qui il presidente francese azzarda una mossa più ampia: propone di ripensare l’architettura di sicurezza europea, di reinserire la Russia in un orizzonte strategico comune, evitando che Mosca si abbandoni definitivamente all’abbraccio di Pechino. E lo fa citando il generale de Gaulle con la sua idea di un’ Europa «che vada da Lisbona a Vladivostock». L’ultimo grande tentativo di normalizzare i rapporti con il Cremlino è una scommessa politica perduta.

La repressione interna in Russia, il caso Navalny, la guerra in Siria il conflitto strisciante in Donbass rendono sempre più utopica l’idea di una normalizzazione. Con l’invasione militare dell’Ucraina, nel febbraio 2022, il rapporto entra in una fase drammatica. Nonostante tutto e fino al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca Macron è il solo leader occidentale a mantenere un contatto diretto e regolare con Putin. Le sue telefonate — spesso lunghe, sempre riservate — vengono lette in modi opposti:........

© Il Dubbio