Sarebbe interessante una riunione fra i docenti che diligentemente hanno lavorato alla stesura dei primi POF, i Piani dell'Offerta Formativa, sul finire del secolo scorso. Una specie di cena di classe al termine degli esami.

Un punto serio della situazione e dei risultati ottenuti sarebbe ormai doveroso: quanta acqua è passata sotto i ponti. Si ricorda la "Buona Scuola”, una riforma che in realtà non ha fatto altro che consolidare un processo già in atto in Italia, quello dell'autonomia scolastica, introducendo nuove disposizioni rispetto a quanto già stabilito nel 1997 dalla cosiddetta "legge Bassanini". Ma non è che l'auspicata autonomia abbia ceduto invece il posto a nuove e più pericolose rigidità? O al contrario, a non meno pericolosi lassismi?

La contrapposizione in termini tra "maggiore flessibilità" e "aumento di responsabilità" a capo dei dirigenti scolastici su compiti di coordinamento e di gestione «con connesse responsabilità in ordine ai risultati», ha trovato giusta soluzione? E in tutto questo legiferare, quanta attenzione è stata data ai docenti, a chi, la scuola, infine, la fa...al benessere psicofisico dei ragazzi, che stanno, sempre e comunque, al centro... perché il passaggio più bello, più coinvolgente, nel DPR del 1997 entrato in vigore nell’anno scolastico 1999/2000, recitava:

"L’ autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana...".

L' Autonomia Scolastica compie oggi venticinque anni.

Sarà forse in questa prospettiva, che il ministro Giuseppe Valditara, intervistato su Radio Libertà, ha detto che parlare di “federalismo scolastico vuol dire anzitutto che le Regioni devono avere un ruolo importante nella pianificazione e nella costruzione dell’offerta formativa: l’obiettivo, contenuto nella riforma dell’autonomia differenziata, sarebbe dare la possibilità di dotare le regioni di norme autonome, che possano incidere nell’organizzazione generale scolastica attraverso modalità create ad hoc per ogni territorio.

Aggiungendo: "La Schlein sui voti alle elementari non sa di che parla. Le famiglie chiedono una valutazione chiara”. Riproponendo voti numerici anziché giudizi alle primarie e classi o percorsi differenziati per alunni con background migratorio. Ed infine, istituendo incentivi economici per gli insegnanti provenienti dal Sud: "...non abbiamo più offerta didattica al Nord. Molti docenti precari preferiscono rimanere precari nel Mezzogiorno piuttosto che trasferirsi di ruolo al Nord. Questo è un problema che noi dobbiamo affrontare, con i sindacati... ...il rischio è che fra alcuni anni noi dovremo chiudere le scuole al Nord perché non ci sono più insegnanti“.

Immagino l'ipotetica cena, che aspettano da un po', offerta ai docenti che hanno realizzato documenti fondamentali, di fatto, ancor oggi in uso in ogni istituto scolastico. Gli insegnanti del Sud già lavorano al Nord, e già non se ne trovano in loco da tempo, soprattutto in discipline scientifiche e lingue straniere. Il motivo di questo divario di offerta non credo proprio si possa risolvere con una regionalizzazione della scuola, piuttosto il contrario. Ma il grande tema è che a breve non ci saranno più bambini, né studenti. E di aule distinte, al di là del principio didattico ed educativo discutibile, sarà inutile ragionare. E qui una lunga riflessione sarebbe opportuna. Su ciò che è stato fatto in questi venticinque anni.

Sui POF diventati PTOF con la Legge n. 107/2015 che ha istituito il Piano Triennale dell’Offerta Formativa di cui già si erano fissate le caratteristiche nell’articolo 3 del DPR che recitava “Ogni istituzione scolastica predispone... il Piano, documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa delle singole scuole..." con percorsi ad hoc sul territorio.

E le famiglie non penso non riescano davvero a comprendere le valutazioni sulle pagelline. Contro questo "colpo di mano" sui voti sono già insorti con firme ed appelli pedagogisti, filosofi, psicologi, attori e cantanti, qualche insegnante, secondo le "buone pratiche" ormai usuali. Ma questioni urgenti bussano alle porte, già da un po', ben più concrete e drammatiche. Attendiamo un secondo documento, dei docenti esperti, se mai verranno convocati. Perché un punto della situazione sarebbe davvero doveroso.

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La scuola non sta tanto bene dopo 25 anni di autonomia (e potrà stare peggio)

10 0
16.03.2024

Sarebbe interessante una riunione fra i docenti che diligentemente hanno lavorato alla stesura dei primi POF, i Piani dell'Offerta Formativa, sul finire del secolo scorso. Una specie di cena di classe al termine degli esami.

Un punto serio della situazione e dei risultati ottenuti sarebbe ormai doveroso: quanta acqua è passata sotto i ponti. Si ricorda la "Buona Scuola”, una riforma che in realtà non ha fatto altro che consolidare un processo già in atto in Italia, quello dell'autonomia scolastica, introducendo nuove disposizioni rispetto a quanto già stabilito nel 1997 dalla cosiddetta "legge Bassanini". Ma non è che l'auspicata autonomia abbia ceduto invece il posto a nuove e più pericolose rigidità? O al contrario, a non meno pericolosi lassismi?

La contrapposizione in termini tra "maggiore flessibilità" e "aumento di responsabilità" a capo dei dirigenti scolastici su compiti di coordinamento e di gestione «con connesse responsabilità in ordine ai risultati», ha trovato giusta soluzione? E in tutto questo legiferare, quanta attenzione è stata data ai docenti, a chi, la scuola, infine, la fa...al benessere psicofisico dei ragazzi, che stanno, sempre e comunque, al........

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