Ho sognato che mi imbattevo in un venditore di almanacchi proprio come nel dialogo delle Operette morali leopardiane, ma non era la fine dell’anno, l’anno nuovo era già iniziato da quasi un mese, come ora.

Il venditore gridava allegro e invitante «Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi», ma l’anno era iniziato appunto e tutto sembrava cupo e inquietante come il precedente e altri prima.

Il venditore quando gli chiesi cosa pensasse del nuovo anno, chiuso nel suo incrollabile senso comune, rispondeva che sì, forse era così ma l’anno in corso era comunque nuovo e forse qualcosa di buono avrebbe portato, bastava alimentare la speranza, affidarsi a un futuro di piacere immaginato.

Ma io saccente insistevo che non potevamo alimentare vuote illusioni e lui man mano si intristiva al pensiero che nessuno avrebbe acquistato un suo almanacco senza la promessa luccicante di nuovi lunari. Gli dissi comunque che l’avrei comprato un suo almanacco, il più bello, allettante, il più sottilmente insidioso, quasi a esorcizzare tutto il negativo.

Poi staccandomi da lui, in una via di una città che non riuscivo a riconoscere, su un muro un po’ in ombra vidi un grande manifesto, senza immagini, tutto di fitta scrittura e cominciai a leggerlo:

IO CERCO

La politica, Signori, cerco la Politica: come un personaggio di Brecht o di Pirandello, come un'amante tradita e abbandonata, come un fedele la sua divinità smarrita, come un esploratore la strada giusta verso la sua meta, come un devoto della musica la melodia, quella che lo innalza, come un nuotatore l'acqua promettente in cui immergersi, come un personaggio spezzato il suo introvabile autore, come un contadino la sua terra, come un operaio un lavoro sicuro, come un immigrato il suo posto nel mondo.

La Politica, quella vera, quella fatta di idee, di parole per agire, per capire, proporre e costruire, quella del dialogare, gli “àmillai ton logon” dei Greci, quelli che non lasciano ferite, non offendono, non accusano l’altro ma incoraggiano il dibattere.

La Politica, quella vera, non fatta sotto i riflettori, le luci artificiali, il belletto che deturpa, gli annunci come spot pubblicitari, l'enunciazione rumorosa, la propaganda, lo spettacolo, suadente o sguaiato, che si sovrappone alla realtà e la schiaccia, lasciando dietro di sè una scena vuota.

La Politica, quella fatta per mettere insieme le volontà, i bisogni, i desideri e gli interessi diversi, conflittuali, ma di pari cittadinanza, quella fatta per accompagnare diritti, aspirazioni, bisogni e mutamenti.

Cerco anche la Cultura, Signori, quella che illumina ciò che è opaco, quella che porta alla luce la storia facendone faro al presente, che sola fa volare la mente, quella che ci ricorda chi siamo e ci fa immaginare il futuro non vago e illusorio, ma il distillato di volontà plurali e dei tanti.

Cerco anche la Bellezza che ci tiene al riparo dalle brutture e violenze ed eccessi nella sua intatta armonia di forme perché, come diceva Camus, "La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni (quindi i mutamenti) hanno bisogno della bellezza".

Il venditore era sparito, ne sentivo da lontano la voce arrochita ora. Pensai che non ero sola, ma qualcun altro, forse tanti altri rimuginavano le stesse mie cose e pensieri. Staccai quel foglio dal muro e lo aggiunsi al mio almanacco. Ora l’anno poteva cominciare.

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Ho sognato che mi imbattevo in un venditore di almanacchi proprio come nel dialogo delle Operette morali leopardiane, ma non era la fine dell’anno, l’anno nuovo era già iniziato da quasi un mese, come ora.

Il venditore gridava allegro e invitante «Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi», ma l’anno era iniziato appunto e tutto sembrava cupo e inquietante come il precedente e altri prima.

Il venditore quando gli chiesi cosa pensasse del nuovo anno, chiuso nel suo incrollabile senso comune, rispondeva che sì, forse era così ma l’anno in corso era comunque nuovo e forse qualcosa di buono avrebbe portato, bastava alimentare la speranza, affidarsi a un futuro di piacere immaginato.

Ma io saccente insistevo che non potevamo alimentare vuote illusioni e lui man mano si intristiva al pensiero che nessuno avrebbe acquistato un suo almanacco senza la promessa luccicante di nuovi lunari. Gli dissi comunque che l’avrei comprato un suo almanacco, il più bello, allettante, il più sottilmente insidioso, quasi a esorcizzare tutto il negativo.

Poi staccandomi da lui, in una via di una città che non riuscivo a riconoscere, su un muro un po’ in ombra vidi un grande manifesto, senza immagini, tutto di fitta scrittura e cominciai a leggerlo:

IO CERCO

La politica, Signori, cerco la Politica: come un personaggio di Brecht o di Pirandello, come un'amante tradita e abbandonata, come un fedele la sua divinità smarrita, come un esploratore la strada giusta verso la sua meta, come un devoto della musica la melodia, quella che lo innalza, come un nuotatore l'acqua promettente in cui immergersi, come un personaggio spezzato il suo introvabile autore, come un contadino la sua terra, come un operaio un lavoro sicuro, come un immigrato il suo posto nel mondo.

La Politica, quella vera, quella fatta di idee, di parole per agire, per capire, proporre e costruire, quella del dialogare, gli “àmillai ton logon” dei Greci, quelli che non lasciano ferite, non offendono, non accusano l’altro ma incoraggiano il dibattere.

La Politica, quella vera, non fatta sotto i riflettori, le luci artificiali, il belletto che deturpa, gli annunci come spot pubblicitari, l'enunciazione rumorosa, la propaganda, lo spettacolo, suadente o sguaiato, che si sovrappone alla realtà e la schiaccia, lasciando dietro di sè una scena vuota.

La Politica, quella fatta per mettere insieme le volontà, i bisogni, i desideri e gli interessi diversi, conflittuali, ma di pari cittadinanza, quella fatta per accompagnare diritti, aspirazioni, bisogni e mutamenti.

Cerco anche la Cultura, Signori, quella che illumina ciò che è opaco, quella che porta alla luce la storia facendone faro al presente, che sola fa volare la mente, quella che ci ricorda chi siamo e ci fa immaginare il futuro non vago e illusorio, ma il distillato di volontà plurali e dei tanti.

Cerco anche la Bellezza che ci tiene al riparo dalle brutture e violenze ed eccessi nella sua intatta armonia di forme perché, come diceva Camus, "La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni (quindi i mutamenti) hanno bisogno della bellezza".

Il venditore era sparito, ne sentivo da lontano la voce arrochita ora. Pensai che non ero sola, ma qualcun altro, forse tanti altri rimuginavano le stesse mie cose e pensieri. Staccai quel foglio dal muro e lo aggiunsi al mio almanacco. Ora l’anno poteva cominciare.

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La passante curiosa e il venditore di almanacchi

5 0
25.01.2024

Ho sognato che mi imbattevo in un venditore di almanacchi proprio come nel dialogo delle Operette morali leopardiane, ma non era la fine dell’anno, l’anno nuovo era già iniziato da quasi un mese, come ora.

Il venditore gridava allegro e invitante «Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi», ma l’anno era iniziato appunto e tutto sembrava cupo e inquietante come il precedente e altri prima.

Il venditore quando gli chiesi cosa pensasse del nuovo anno, chiuso nel suo incrollabile senso comune, rispondeva che sì, forse era così ma l’anno in corso era comunque nuovo e forse qualcosa di buono avrebbe portato, bastava alimentare la speranza, affidarsi a un futuro di piacere immaginato.

Ma io saccente insistevo che non potevamo alimentare vuote illusioni e lui man mano si intristiva al pensiero che nessuno avrebbe acquistato un suo almanacco senza la promessa luccicante di nuovi lunari. Gli dissi comunque che l’avrei comprato un suo almanacco, il più bello, allettante, il più sottilmente insidioso, quasi a esorcizzare tutto il negativo.

Poi staccandomi da lui, in una via di una città che non riuscivo a riconoscere, su un muro un po’ in ombra vidi un grande manifesto, senza immagini, tutto di fitta scrittura e cominciai a leggerlo:

IO CERCO

La politica, Signori, cerco la Politica: come un personaggio di Brecht o di Pirandello, come un'amante tradita e abbandonata, come un fedele la sua divinità smarrita, come un esploratore la strada giusta verso la sua meta, come un devoto della musica la melodia, quella che lo innalza, come un nuotatore l'acqua promettente in cui immergersi, come un personaggio spezzato il suo introvabile autore, come un contadino la sua terra, come un operaio un lavoro........

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