Stiamo costruendo la società più vuota di sempre e forse non ce ne stiamo rendendo conto. Vuota nel profondo. Priva di radici e ricordi, momenti e luoghi, mani e occhi. La nostra società è un uomo senza tatto e senza volto, non tocca e non sente, non vede e non afferra - ‘vive e non sa di vivere’ - per dirla alla Pirandello. È un costante restare sopra la superficie, respirare sperando di non affogare nel nulla, aggrapparsi a finte realtà e finte speranze, pregare senza credere. La società occidentale non a caso, si contraddistingue per un credo potentissimo, una religione che è così potente da far invidia a tutte le altre religioni del mondo: il consumo. Il consumismo è il credo più potente che il globo abbia mai visto, ed è così insidioso, che è possibile trovarlo ovunque, dalle istituzioni fino alle aule delle università, egli è presente. Siamo sprofondati in un eterno loop fatto di superficialità e apparenze, ignoranza e fama, tutto e nulla, perché specifichiamo, vogliamo tutto e restiamo sempre senza nulla.

L’altro ieri ero in chiamata con un’imprenditrice indiana per parlare di un suo progetto, parlando, ci siamo confrontate sulle differenze tra i nostri Paesi. Lei si è lamentata della mancanza di libertà che vige nel suo Paese, e quando mi ha chiesto di spiegarle la mia visione di Occidente, si è risentita. Perché? Secondo lei non mi rendo conto del nostro privilegio. Io invece penso che sia giusto riconoscere il privilegio, come sia giusto puntualizzare di come quest’ultimo, stia portando la nostra società alla deriva. Non abbiamo più valori, ormai vale tutto e la persona non conta più niente, siamo schiavi del profitto, dell’ignoranza e della superficialità. Il nucleo familiare non esiste quasi più, i principi non hanno più senso di esistere e le passioni sono state sostituite dai soldi facili, mentre i modelli da seguire sono tiktokers e beauty influencers. In poche parole: l’apoteosi del nulla. E a causa di tutto questo nulla, sono sempre di più i giovani che si arrendono, buttandosi su droghe, o decidendo che non valga la pena vivere.

Un recente studio del “National Center for Drug Abuse” ha mostrato come tra il 2016 e il 2020 il consumo di droga tra gli adolescenti negli Stati Uniti sia aumentato del 61%, e uno studio della “The Jed Foundation” di New York, sostiene che il suicidio sia la seconda causa di morte per adolescenti e giovani adulti americani di età compresa tra 10 e 34 anni (2022) e che il 25,5% dei giovani adulti di età compresa tra 18 e 24 anni abbia riferito di aver preso seriamente in considerazione il suicidio almeno una volta. Possiamo quindi dire che sì, avevamo un privilegio, ma non lo abbiamo sfruttato al meglio. Il nostro stesso privilegio ci ha resi stanchi e vuoti, senza obiettivi e senza nulla che ci definisca, abbiamo perso la concezione di identità e con essa la voglia di vivere. Da che mondo è mondo, l’uomo ha sempre avuto bisogno di un qualcosa in cui credere: dei valori, una religione, un punto fermo - oggi non abbiamo più niente di tutto questo - se non frivolezza e consumo. Quando non hai niente che ti definisca e non credi più in niente, ti svuoti, e così perdi il contatto con te stesso e con la realtà. Avremmo bisogno di un nuovo umanesimo, di nuovi impulsi e visioni, e più di ogni altra cosa, di spiritualità. Chissà che qualcuno non se ne renda finalmente conto.

Commenta con i lettori I commenti dei lettori

Suggerisci una correzione

Stiamo costruendo la società più vuota di sempre e forse non ce ne stiamo rendendo conto. Vuota nel profondo. Priva di radici e ricordi, momenti e luoghi, mani e occhi. La nostra società è un uomo senza tatto e senza volto, non tocca e non sente, non vede e non afferra - ‘vive e non sa di vivere’ - per dirla alla Pirandello. È un costante restare sopra la superficie, respirare sperando di non affogare nel nulla, aggrapparsi a finte realtà e finte speranze, pregare senza credere. La società occidentale non a caso, si contraddistingue per un credo potentissimo, una religione che è così potente da far invidia a tutte le altre religioni del mondo: il consumo. Il consumismo è il credo più potente che il globo abbia mai visto, ed è così insidioso, che è possibile trovarlo ovunque, dalle istituzioni fino alle aule delle università, egli è presente. Siamo sprofondati in un eterno loop fatto di superficialità e apparenze, ignoranza e fama, tutto e nulla, perché specifichiamo, vogliamo tutto e restiamo sempre senza nulla.

L’altro ieri ero in chiamata con un’imprenditrice indiana per parlare di un suo progetto, parlando, ci siamo confrontate sulle differenze tra i nostri Paesi. Lei si è lamentata della mancanza di libertà che vige nel suo Paese, e quando mi ha chiesto di spiegarle la mia visione di Occidente, si è risentita. Perché? Secondo lei non mi rendo conto del nostro privilegio. Io invece penso che sia giusto riconoscere il privilegio, come sia giusto puntualizzare di come quest’ultimo, stia portando la nostra società alla deriva. Non abbiamo più valori, ormai vale tutto e la persona non conta più niente, siamo schiavi del profitto, dell’ignoranza e della superficialità. Il nucleo familiare non esiste quasi più, i principi non hanno più senso di esistere e le passioni sono state sostituite dai soldi facili, mentre i modelli da seguire sono tiktokers e beauty influencers. In poche parole: l’apoteosi del nulla. E a causa di tutto questo nulla, sono sempre di più i giovani che si arrendono, buttandosi su droghe, o decidendo che non valga la pena vivere.

Un recente studio del “National Center for Drug Abuse” ha mostrato come tra il 2016 e il 2020 il consumo di droga tra gli adolescenti negli Stati Uniti sia aumentato del 61%, e uno studio della “The Jed Foundation” di New York, sostiene che il suicidio sia la seconda causa di morte per adolescenti e giovani adulti americani di età compresa tra 10 e 34 anni (2022) e che il 25,5% dei giovani adulti di età compresa tra 18 e 24 anni abbia riferito di aver preso seriamente in considerazione il suicidio almeno una volta. Possiamo quindi dire che sì, avevamo un privilegio, ma non lo abbiamo sfruttato al meglio. Il nostro stesso privilegio ci ha resi stanchi e vuoti, senza obiettivi e senza nulla che ci definisca, abbiamo perso la concezione di identità e con essa la voglia di vivere. Da che mondo è mondo, l’uomo ha sempre avuto bisogno di un qualcosa in cui credere: dei valori, una religione, un punto fermo - oggi non abbiamo più niente di tutto questo - se non frivolezza e consumo. Quando non hai niente che ti definisca e non credi più in niente, ti svuoti, e così perdi il contatto con te stesso e con la realtà. Avremmo bisogno di un nuovo umanesimo, di nuovi impulsi e visioni, e più di ogni altra cosa, di spiritualità. Chissà che qualcuno non se ne renda finalmente conto.

QOSHE - Stiamo costruendo la società più vuota di sempre e non ce ne stiamo rendendo conto - Marta De Vivo
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Stiamo costruendo la società più vuota di sempre e non ce ne stiamo rendendo conto

8 19
17.03.2024

Stiamo costruendo la società più vuota di sempre e forse non ce ne stiamo rendendo conto. Vuota nel profondo. Priva di radici e ricordi, momenti e luoghi, mani e occhi. La nostra società è un uomo senza tatto e senza volto, non tocca e non sente, non vede e non afferra - ‘vive e non sa di vivere’ - per dirla alla Pirandello. È un costante restare sopra la superficie, respirare sperando di non affogare nel nulla, aggrapparsi a finte realtà e finte speranze, pregare senza credere. La società occidentale non a caso, si contraddistingue per un credo potentissimo, una religione che è così potente da far invidia a tutte le altre religioni del mondo: il consumo. Il consumismo è il credo più potente che il globo abbia mai visto, ed è così insidioso, che è possibile trovarlo ovunque, dalle istituzioni fino alle aule delle università, egli è presente. Siamo sprofondati in un eterno loop fatto di superficialità e apparenze, ignoranza e fama, tutto e nulla, perché specifichiamo, vogliamo tutto e restiamo sempre senza nulla.

L’altro ieri ero in chiamata con un’imprenditrice indiana per parlare di un suo progetto, parlando, ci siamo confrontate sulle differenze tra i nostri Paesi. Lei si è lamentata della mancanza di libertà che vige nel suo Paese, e quando mi ha chiesto di spiegarle la mia visione di Occidente, si è risentita. Perché? Secondo lei non mi rendo conto del nostro privilegio. Io invece penso che sia giusto riconoscere il privilegio, come sia giusto puntualizzare di come quest’ultimo, stia portando la nostra società alla deriva. Non abbiamo più valori, ormai vale tutto e la persona non conta più niente, siamo schiavi del profitto, dell’ignoranza e della superficialità. Il........

© HuffPost


Get it on Google Play