Se il meglio del romanzo italiano deve molto al racconto orale, alla polifonia, se anche l’infermo si può cantare in terza rima nella forma di una Commedia, allora potremmo iscrivere “Stasera sono in vena” di Oscar De Summa nel registro dei romanzi incarnati che raccontano l’Italia. Ovviamente è prima di tutto uno spettacolo, un testo potente sorretto dall’interpretazione travolgente del suo autore (perché De Summa è anche uno dei migliori attori italiani della sua generazione) pieno di registri narrativi, interpretativi, storia di formazione e deformazione di adolescenti nei primi anni ’80, che come tutti sognavano l’altrove che non ebbero e di come alcuni tragicamente trovarono al suo posto l’eroina.

Aveva debuttato nel 2014 in forma di monologo puro, con solo un microfono in mano e fu molto apprezzato dalla critica e dal pubblico. La lista di riconoscimenti (finalista premio Ubu 2015, premio cassino off 2015, premio della critica Anct "histryo" 2016, premio rete critica 2016, premio "Mariangela Melato" 2017) testimonia già così la sua qualità di testo, che affondava nelle radici di un’autobiografia personale e collettiva.

Ora per il decennale “Stasera sono in vena” torna in scena, prodotto da La Corte ospitale di Rubiera e dal Teatro Metastasio di Prato (dove è in scena fino al 10 marzo) restituendo l’originario racconto a più a più voci per un solo corpo, e arricchendolo nella drammaturgia, che abbraccia il modo del teatro-canzone o forse meglio “teatro-concerto”, visto che sul palco sono anche tre ottimi musicisti, di fatto una band che suona i pezzi che nella prima versione erano solo evocati. Da di Jim Morrison e i Doors a Nick Cave, da Iggy Pop a David Bowie, la musica non è solo un contorno, ma consustanziale a quella storia, fatta di illusioni ingenue in cui capitava di associare l’estro del virtuosismo di Jimi Hendrix all’estremismo della sua vita.

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Se il meglio del romanzo italiano deve molto al racconto orale, alla polifonia, se anche l’infermo si può cantare in terza rima nella forma di una Commedia, allora potremmo iscrivere “Stasera sono in vena” di Oscar De Summa nel registro dei romanzi incarnati che raccontano l’Italia. Ovviamente è prima di tutto uno spettacolo, un testo potente sorretto dall’interpretazione travolgente del suo autore (perché De Summa è anche uno dei migliori attori italiani della sua generazione) pieno di registri narrativi, interpretativi, storia di formazione e deformazione di adolescenti nei primi anni ’80, che come tutti sognavano l’altrove che non ebbero e di come alcuni tragicamente trovarono al suo posto l’eroina.

Aveva debuttato nel 2014 in forma di monologo puro, con solo un microfono in mano e fu molto apprezzato dalla critica e dal pubblico. La lista di riconoscimenti (finalista premio Ubu 2015, premio cassino off 2015, premio della critica Anct "histryo" 2016, premio rete critica 2016, premio "Mariangela Melato" 2017) testimonia già così la sua qualità di testo, che affondava nelle radici di un’autobiografia personale e collettiva.

Ora per il decennale “Stasera sono in vena” torna in scena, prodotto da La Corte ospitale di Rubiera e dal Teatro Metastasio di Prato (dove è in scena fino al 10 marzo) restituendo l’originario racconto a più a più voci per un solo corpo, e arricchendolo nella drammaturgia, che abbraccia il modo del teatro-canzone o forse meglio “teatro-concerto”, visto che sul palco sono anche tre ottimi musicisti, di fatto una band che suona i pezzi che nella prima versione erano solo evocati. Da di Jim Morrison e i Doors a Nick Cave, da Iggy Pop a David Bowie, la musica non è solo un contorno, ma consustanziale a quella storia, fatta di illusioni ingenue in cui capitava di associare l’estro del virtuosismo di Jimi Hendrix all’estremismo della sua vita.

La storia procede veloce, allegra comica, la riscrittura musicata ne potenzia la forza trascinante della recitazione di De Summa sostenuto dalla band: con Corrado Nuccini (fondatore della band italiana Giardini di Mirò) che cura drammaturgia musicale e che suona dal vivo insieme a Daniele Rossi e con la voce Francesca Bono (Ofeliadorme) eseguendo quei pezzi classici rock con arrangiamenti calibrati e senza mai divorare la voce narrante. In versione vocalist-narratore, l’autore e attore brindisino racconta, dà vita con le tante voci ai personaggi di questa commedia con la sua parabola tragicomica e qua è là noir. Così i tre amici con Sandra a scorrazzare in macchina, a rimediare la roba Tanino Precamuerti, Nu Zighilimeo che da zappatore s’era fatto spacciatore. Per un po’ le pere sono anche estasi luminosa al tramonto, dentro un carnevale di commedia umana che la unga cavalcata narrativa di De Summa fa deflagrare in mille battute, notazioni, rivoli di voci di personaggi o comparse anche solo per un attimo. Un estro di scrittura e interpretazione polifonico, come – per tornare al parallelo con il romanzo italiano scritto – quello in cui i narratori italiani, da Gadda a Tondelli, danno il meglio in letteratura. O come con la commedia all’italiana, qui si ride nella tragedia e si ride molto.

È una vita difficile lontana dalle mille luci anni ’80, tra penuria economica di un Puglia ancora non meta esotica da turisti, tra disoccupazione, balordi e l’avvio della Sacra Corona unita che cambierà lo scenario, mentre prova in modo maldestro a lavorare in un cantiere, durando un solo giorno. O tra paesetti dove le nonne dicono il rosario in soggiorno e intanto gestiscono il traffico di tossici per il figlio spacciatore. Una Trainspotting pugliese per questi cugini piccoli di Zanardi e Pentothal nel tempo del tramonto personale di Andrea Pazienza, travolto dalla stessa merda in vena che in quegli anni, pilotata da una regia occulta o meno, aveva invaso l’Italia. L’amicizia di Oscar, Franco e Claudio, l’innamoramento per Sandra, tutto sembra legame di sangue, diventerà amaramente solo legame di vena, tutti pronti a tradire tutti per un pezzo. Così il racconto di un’estate dorata che si sognava scanzonata, diventa all’improvviso un’unica smunta stagione all’inferno, di astinenza e violenza, di pistolettate per un debito, di corpi doloranti e ingrigiti di chi finisce a pregare la ragazza che ama, quella che aveva eletto come dea, a vendersi allo spacciatore perché sta male.

De Summa ha vissuto quella storia da adolescente, ne è uscito, e maturando come autore ha sentito il bisogno di farci i conti da adulto, con un senso anche civile. Raccontare con sincerità è interrogarsi, mettere al tappeto i perché ma soprattutto i “come” sia successo. Lo ha fatto lavorando insieme alle comunità che aveva frequentato da ragazzo per disintossicarsi, sentendo le storie di decine e decine di persone. Se il racconto è una domanda, questa torna attuale, con la curva della diffusone di eroina risalita, con quella dei morti, negli ultimi anni. “Stasera sono in vena” è così non solo uno spettacolo da non perdere, ma soprattutto una narrazione necessaria. Dopo Prato, sarà il 12 aprile al Teatro Laura Betti di Casalecchio, il 30 aprile al Teatro San Giorgio di Udine, il 12 luglio a Villa Massimo a Roma.

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"Stasera sono in vena". Ovvero splendere di solitudine dentro la notte dell'Italia

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08.03.2024

Se il meglio del romanzo italiano deve molto al racconto orale, alla polifonia, se anche l’infermo si può cantare in terza rima nella forma di una Commedia, allora potremmo iscrivere “Stasera sono in vena” di Oscar De Summa nel registro dei romanzi incarnati che raccontano l’Italia. Ovviamente è prima di tutto uno spettacolo, un testo potente sorretto dall’interpretazione travolgente del suo autore (perché De Summa è anche uno dei migliori attori italiani della sua generazione) pieno di registri narrativi, interpretativi, storia di formazione e deformazione di adolescenti nei primi anni ’80, che come tutti sognavano l’altrove che non ebbero e di come alcuni tragicamente trovarono al suo posto l’eroina.

Aveva debuttato nel 2014 in forma di monologo puro, con solo un microfono in mano e fu molto apprezzato dalla critica e dal pubblico. La lista di riconoscimenti (finalista premio Ubu 2015, premio cassino off 2015, premio della critica Anct "histryo" 2016, premio rete critica 2016, premio "Mariangela Melato" 2017) testimonia già così la sua qualità di testo, che affondava nelle radici di un’autobiografia personale e collettiva.

Ora per il decennale “Stasera sono in vena” torna in scena, prodotto da La Corte ospitale di Rubiera e dal Teatro Metastasio di Prato (dove è in scena fino al 10 marzo) restituendo l’originario racconto a più a più voci per un solo corpo, e arricchendolo nella drammaturgia, che abbraccia il modo del teatro-canzone o forse meglio “teatro-concerto”, visto che sul palco sono anche tre ottimi musicisti, di fatto una band che suona i pezzi che nella prima versione erano solo evocati. Da di Jim Morrison e i Doors a Nick Cave, da Iggy Pop a David Bowie, la musica non è solo un contorno, ma consustanziale a quella storia, fatta di illusioni ingenue in cui capitava di........

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