Qualche giorno fa, durante una conferenza stampa, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto un discorso il cui effetto è stato ben più ampio di quanto immaginava. L’idea di Macron secondo cui nulla dovrebbe rimanere fuori dal tavolo delle trattative sull’Ucraina, compresa la possibilità di schierare sul terreno eserciti europei sul terreno, potrebbe far salire ulteriormente la posta in gioco nel conflitto, costringendo Vladimir Putin a fare nuove valutazioni e magari a cambiare comportamento. Oppure potrebbe non avere alcun effetto reale.

Putin ha risposto a breve distanza nel discorso sullo stato della nazione: ha ribadito la minaccia di annientamento nucleare se le potenze europee decidessero di alzare ulteriormente il tiro contro la sua “operazione militare” che ha causato la morte da 60 a 90mila soldati russi.

Il battibecco a distanza è stato riportato da tutti i giornali del mondo, ma a catturare la mia attenzione è stata un’altra frase di Macron. Quella in cui ha detto: “Se pensiamo che la guerra in Ucraina sia determinante per il nostro futuro, cosa in cui credo profondamente perché il suo esito inciderà sulla nostra sicurezza come europei, dovremmo delegare il nostro futuro agli elettori americani? La mia risposta è no, qualunque sia l’esito del prossimo voto in America. E dunque non abbiamo bisogno di aspettare il risultato, decideremo adesso perché è chiaro che è il nostro futuro in ballo: è l’Europa ad essere in gioco e spetta agli europei decidere”.

La posizione di Macron sfida un’idea tradizionale e molto diffusa in Europa: ovvero che si possa e si debba fare affidamento sul sostegno americano nelle questioni geopolitiche, in particolare quelle transatlantiche. Le parole del leader francese dicono chiaramente che l’Europa deve intraprendere azioni importanti in Ucraina indipendentemente dai cicli elettorali americani. E che la complessità delle sfide globali richiede azioni immediate da parte dei leader europei.

L’idea di sottofondo è chiara: l’Europa non può basare la propria sicurezza sull’esito di un processo elettorale che non necessariamente farà delle alleanze transatlantiche una priorità o che si svilupperà ben lontano dalle sfumature delle relazioni internazionali. Insomma: non si può più pensare che sull’America si può sempre contare, quantomeno è tempo di porsi delle domande e di coltivare dubbi anche su questa partnership strategica.

A guardare la campagna elettorale, pare chiaro che gli elettori americani diano priorità a questioni come la sicurezza delle frontiere, i diritti riproduttivi e le politiche sociali rispetto a temi quali il mantenimento di partenariati strategici. Non si capisce neanche se gli elettori che sceglieranno il presidente a novembre abbiano pienamente coscienza delle minacce che vivono la loro nazione e in generale il mondo.

Macron dice che l’Europa non può permettersi di aspettare una decisione da parte degli americani su quale candidato eleggere e di conseguenza su quale priorità assegnare a Ucraina, Russia ed Europa. Indipendentemente dai risultati elettorali del resto, in America l’idea di ridimensionare il peso internazionali degli Stati Uniti, di concentrarsi sul Paese e di ripensare il rapporto con il mondo (e l’importanza di difendere l’Europa) non scomparirà con Donald Trump, anche nel caso in cui venga sconfitto.

È tempo che l’Europa prenda in mano il suo destino, sostiene Macron. Chissà chi lo seguirà.

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Qualche giorno fa, durante una conferenza stampa, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto un discorso il cui effetto è stato ben più ampio di quanto immaginava. L’idea di Macron secondo cui nulla dovrebbe rimanere fuori dal tavolo delle trattative sull’Ucraina, compresa la possibilità di schierare sul terreno eserciti europei sul terreno, potrebbe far salire ulteriormente la posta in gioco nel conflitto, costringendo Vladimir Putin a fare nuove valutazioni e magari a cambiare comportamento. Oppure potrebbe non avere alcun effetto reale.

Putin ha risposto a breve distanza nel discorso sullo stato della nazione: ha ribadito la minaccia di annientamento nucleare se le potenze europee decidessero di alzare ulteriormente il tiro contro la sua “operazione militare” che ha causato la morte da 60 a 90mila soldati russi.

Il battibecco a distanza è stato riportato da tutti i giornali del mondo, ma a catturare la mia attenzione è stata un’altra frase di Macron. Quella in cui ha detto: “Se pensiamo che la guerra in Ucraina sia determinante per il nostro futuro, cosa in cui credo profondamente perché il suo esito inciderà sulla nostra sicurezza come europei, dovremmo delegare il nostro futuro agli elettori americani? La mia risposta è no, qualunque sia l’esito del prossimo voto in America. E dunque non abbiamo bisogno di aspettare il risultato, decideremo adesso perché è chiaro che è il nostro futuro in ballo: è l’Europa ad essere in gioco e spetta agli europei decidere”.

La posizione di Macron sfida un’idea tradizionale e molto diffusa in Europa: ovvero che si possa e si debba fare affidamento sul sostegno americano nelle questioni geopolitiche, in particolare quelle transatlantiche. Le parole del leader francese dicono chiaramente che l’Europa deve intraprendere azioni importanti in Ucraina indipendentemente dai cicli elettorali americani. E che la complessità delle sfide globali richiede azioni immediate da parte dei leader europei.

L’idea di sottofondo è chiara: l’Europa non può basare la propria sicurezza sull’esito di un processo elettorale che non necessariamente farà delle alleanze transatlantiche una priorità o che si svilupperà ben lontano dalle sfumature delle relazioni internazionali. Insomma: non si può più pensare che sull’America si può sempre contare, quantomeno è tempo di porsi delle domande e di coltivare dubbi anche su questa partnership strategica.

A guardare la campagna elettorale, pare chiaro che gli elettori americani diano priorità a questioni come la sicurezza delle frontiere, i diritti riproduttivi e le politiche sociali rispetto a temi quali il mantenimento di partenariati strategici. Non si capisce neanche se gli elettori che sceglieranno il presidente a novembre abbiano pienamente coscienza delle minacce che vivono la loro nazione e in generale il mondo.

Macron dice che l’Europa non può permettersi di aspettare una decisione da parte degli americani su quale candidato eleggere e di conseguenza su quale priorità assegnare a Ucraina, Russia ed Europa. Indipendentemente dai risultati elettorali del resto, in America l’idea di ridimensionare il peso internazionali degli Stati Uniti, di concentrarsi sul Paese e di ripensare il rapporto con il mondo (e l’importanza di difendere l’Europa) non scomparirà con Donald Trump, anche nel caso in cui venga sconfitto.

È tempo che l’Europa prenda in mano il suo destino, sostiene Macron. Chissà chi lo seguirà.

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Macron sfida un'idea ben radicata: non ci sta a legare il futuro d'Europa agli elettori americani

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04.03.2024

Qualche giorno fa, durante una conferenza stampa, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto un discorso il cui effetto è stato ben più ampio di quanto immaginava. L’idea di Macron secondo cui nulla dovrebbe rimanere fuori dal tavolo delle trattative sull’Ucraina, compresa la possibilità di schierare sul terreno eserciti europei sul terreno, potrebbe far salire ulteriormente la posta in gioco nel conflitto, costringendo Vladimir Putin a fare nuove valutazioni e magari a cambiare comportamento. Oppure potrebbe non avere alcun effetto reale.

Putin ha risposto a breve distanza nel discorso sullo stato della nazione: ha ribadito la minaccia di annientamento nucleare se le potenze europee decidessero di alzare ulteriormente il tiro contro la sua “operazione militare” che ha causato la morte da 60 a 90mila soldati russi.

Il battibecco a distanza è stato riportato da tutti i giornali del mondo, ma a catturare la mia attenzione è stata un’altra frase di Macron. Quella in cui ha detto: “Se pensiamo che la guerra in Ucraina sia determinante per il nostro futuro, cosa in cui credo profondamente perché il suo esito inciderà sulla nostra sicurezza come europei, dovremmo delegare il nostro futuro agli elettori americani? La mia risposta è no, qualunque sia l’esito del prossimo voto in America. E dunque non abbiamo bisogno di aspettare il risultato, decideremo adesso perché è chiaro che è il nostro futuro in ballo: è l’Europa ad essere in gioco e spetta agli europei decidere”.

La posizione di Macron sfida un’idea tradizionale e molto diffusa in Europa: ovvero che si possa e si debba fare affidamento sul sostegno americano nelle questioni geopolitiche, in particolare quelle transatlantiche. Le parole del leader francese dicono chiaramente che l’Europa deve intraprendere azioni........

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