La Russia potrebbe vincere la guerra contro l’Ucraina lontano dal campo di battaglia, senza sparare un colpo, nella capitale degli Stati Uniti e fra i 435 membri della Camera dei Rappresentanti.

Qualche giorno fa un comandante militare della NATO ha detto ai deputati americani che l’Ucraina “finirà i proiettili e le difese aeree in breve tempo”. Il generale Christopher Cavoli ha fornito tempistiche precise a porte chiuse, ma il suo allarme è stato chiaro anche nelle audizioni pubbliche: "I russi sparano cinque volte più proiettili di artiglieria di quanto gli ucraini siano in grado di fare". Presto, ha aggiunto, il rapporto arriverà a uno a 10. "E se le munizioni ucraine si esauriranno, sarà perché noi abbiamo smesso di fornire proiettili da 155 millimetri", ovvero quelli normalmente in uso alle forze Nato che negli ultimi due anni sono stati fondamentali per le forze ucraine.

Se Cavoli è intervenuto alla Camera è perché è lì che potrebbero arenarsi i finanziamenti americani all'Ucraina: nel pacchetto da 60 miliardi di dollari in discussione rientrano infatti quei proiettili da 155 mm di cui Kiev ha un disperato bisogno. La risicata maggioranza di cui attualmente godono i repubblicani significa che avrà bisogno del sostegno dei democratici per approvare il pacchetto. Il presidente repubblicano Mike Johnson, che afferma di voler ottenere l'approvazione dei finanziamenti per l'Ucraina, si oppone a un gruppo di deputati di estrema destra interni al suo partito guidati da Marjorie Taylor Greene, stretta alleata di Donald Trump, e sua possibile vice nella corsa per la casa Bianca.

L’idea di Taylor Greene e di Trump è che quegli stessi soldi verrebbero usati meglio se indirizzati alla protezione della frontiera meridionale degli Usa contro la presunta ondata di migranti che la minacciano. Ma non è solo questo: Trump da qualche tempo sostiene di avere un piano per mettere fine in fretta alla guerra una volta tornato alla Casa Bianca. Quale siano i termini del piano e le concessioni che questo piano richiederebbe all’Ucraina non è chiaro: né è chiaro se Putin voglia veramente scendere a patti con qualcuno.

Appesi a Trump. A Mar-a-Lago arriva lo speaker Johnson, sul tavolo il destino suo e dell'Ucraina

di Lorenzo Santucci

A sostenere queste tesi, ci sono molti media conservatori vicini a Trump: troppi, secondo gli stessi repubblicani. Alcuni di loro hanno denunciato come dietro alla campagna che si svolge all’interno del partito in cui militano, ci siano soldi e influenze che arrivano direttamente da Mosca. Le voci più autorevoli che si sono alzate in materia sono quelle del presidente della Commissione Intelligence della Camera, Michael Turner, e di quello della commissione per gli Affari esteri, Michael McCaul: "La propaganda russa si è fatta strada negli Stati Uniti, sfortunatamente, e ha infettato una buona parte della base del mio partito", ha detto quest’ultimo in un’intervista.

Secondo il Washington Post e la società di monitoraggio del web Alethea, ci sono almeno 5.314 account su X e 81 siti web che promuovono o amplificano narrazioni contro l’Ucraina diffondendo notizie false negli Stati Uniti, in Francia e in Germania. Alcuni di questi siti usano messaggi semplici: come quelli in cui dai profili (falsi) di presunti cittadini americani si alzano lamentele per i soldi dei contribuenti destinati a guerre all'estero, invece che ai reali problemi dell’America o a tagliare le tasse. Alethea nel suo studio sottolinea come lo scopo di questi profili sia "avvantaggiare i candidati conservatori", ma non accusa direttamente i candidati, sostenendo di non avere prove del fatto che "partecipino consapevolmente” all'inganno.

La macchina della disinformazione in realtà secondo Alethea potrebbe essere ben più ampia di quella censita: una delle tattiche utilizzate dai siti di disinformazione russi è quella del cosiddetto "inchiostro invisibile”, ovvero l’uso di messaggi brevi con link inseriti all'interno, che rimandano di sito in sito e riescono così a sfuggire al monitoraggio delle piattaforme di social media.

Le conseguenze nel mondo reale di queste politiche del cyberspazio sono quelle che il generale Cavoli ha illustrato nelle sue audizioni a Washington. "Nella mia esperienza da militare - ha detto a un deputato che lo interrogava su cosa sarebbe successo se i proiettili richiesti non fossero arrivati - se qualcuno ti spara e tu non sei in grado di rispondere al fuoco hai due possibilità: o perdi, o muori".

Dieci contro uno. La sventurata Ucraina ha, una volta di più, bisogno di eroi

di Giulia Belardelli

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La Russia potrebbe vincere la guerra contro l’Ucraina lontano dal campo di battaglia, senza sparare un colpo, nella capitale degli Stati Uniti e fra i 435 membri della Camera dei Rappresentanti.

Qualche giorno fa un comandante militare della NATO ha detto ai deputati americani che l’Ucraina “finirà i proiettili e le difese aeree in breve tempo”. Il generale Christopher Cavoli ha fornito tempistiche precise a porte chiuse, ma il suo allarme è stato chiaro anche nelle audizioni pubbliche: "I russi sparano cinque volte più proiettili di artiglieria di quanto gli ucraini siano in grado di fare". Presto, ha aggiunto, il rapporto arriverà a uno a 10. "E se le munizioni ucraine si esauriranno, sarà perché noi abbiamo smesso di fornire proiettili da 155 millimetri", ovvero quelli normalmente in uso alle forze Nato che negli ultimi due anni sono stati fondamentali per le forze ucraine.

Se Cavoli è intervenuto alla Camera è perché è lì che potrebbero arenarsi i finanziamenti americani all'Ucraina: nel pacchetto da 60 miliardi di dollari in discussione rientrano infatti quei proiettili da 155 mm di cui Kiev ha un disperato bisogno. La risicata maggioranza di cui attualmente godono i repubblicani significa che avrà bisogno del sostegno dei democratici per approvare il pacchetto. Il presidente repubblicano Mike Johnson, che afferma di voler ottenere l'approvazione dei finanziamenti per l'Ucraina, si oppone a un gruppo di deputati di estrema destra interni al suo partito guidati da Marjorie Taylor Greene, stretta alleata di Donald Trump, e sua possibile vice nella corsa per la casa Bianca.

L’idea di Taylor Greene e di Trump è che quegli stessi soldi verrebbero usati meglio se indirizzati alla protezione della frontiera meridionale degli Usa contro la presunta ondata di migranti che la minacciano. Ma non è solo questo: Trump da qualche tempo sostiene di avere un piano per mettere fine in fretta alla guerra una volta tornato alla Casa Bianca. Quale siano i termini del piano e le concessioni che questo piano richiederebbe all’Ucraina non è chiaro: né è chiaro se Putin voglia veramente scendere a patti con qualcuno.

A sostenere queste tesi, ci sono molti media conservatori vicini a Trump: troppi, secondo gli stessi repubblicani. Alcuni di loro hanno denunciato come dietro alla campagna che si svolge all’interno del partito in cui militano, ci siano soldi e influenze che arrivano direttamente da Mosca. Le voci più autorevoli che si sono alzate in materia sono quelle del presidente della Commissione Intelligence della Camera, Michael Turner, e di quello della commissione per gli Affari esteri, Michael McCaul: "La propaganda russa si è fatta strada negli Stati Uniti, sfortunatamente, e ha infettato una buona parte della base del mio partito", ha detto quest’ultimo in un’intervista.

Secondo il Washington Post e la società di monitoraggio del web Alethea, ci sono almeno 5.314 account su X e 81 siti web che promuovono o amplificano narrazioni contro l’Ucraina diffondendo notizie false negli Stati Uniti, in Francia e in Germania. Alcuni di questi siti usano messaggi semplici: come quelli in cui dai profili (falsi) di presunti cittadini americani si alzano lamentele per i soldi dei contribuenti destinati a guerre all'estero, invece che ai reali problemi dell’America o a tagliare le tasse. Alethea nel suo studio sottolinea come lo scopo di questi profili sia "avvantaggiare i candidati conservatori", ma non accusa direttamente i candidati, sostenendo di non avere prove del fatto che "partecipino consapevolmente” all'inganno.

La macchina della disinformazione in realtà secondo Alethea potrebbe essere ben più ampia di quella censita: una delle tattiche utilizzate dai siti di disinformazione russi è quella del cosiddetto "inchiostro invisibile”, ovvero l’uso di messaggi brevi con link inseriti all'interno, che rimandano di sito in sito e riescono così a sfuggire al monitoraggio delle piattaforme di social media.

Le conseguenze nel mondo reale di queste politiche del cyberspazio sono quelle che il generale Cavoli ha illustrato nelle sue audizioni a Washington. "Nella mia esperienza da militare - ha detto a un deputato che lo interrogava su cosa sarebbe successo se i proiettili richiesti non fossero arrivati - se qualcuno ti spara e tu non sei in grado di rispondere al fuoco hai due possibilità: o perdi, o muori".

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La macchina delle fake news parcheggia nel Congresso Usa. A pagare le spese è l'Ucraina

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12.04.2024

La Russia potrebbe vincere la guerra contro l’Ucraina lontano dal campo di battaglia, senza sparare un colpo, nella capitale degli Stati Uniti e fra i 435 membri della Camera dei Rappresentanti.

Qualche giorno fa un comandante militare della NATO ha detto ai deputati americani che l’Ucraina “finirà i proiettili e le difese aeree in breve tempo”. Il generale Christopher Cavoli ha fornito tempistiche precise a porte chiuse, ma il suo allarme è stato chiaro anche nelle audizioni pubbliche: "I russi sparano cinque volte più proiettili di artiglieria di quanto gli ucraini siano in grado di fare". Presto, ha aggiunto, il rapporto arriverà a uno a 10. "E se le munizioni ucraine si esauriranno, sarà perché noi abbiamo smesso di fornire proiettili da 155 millimetri", ovvero quelli normalmente in uso alle forze Nato che negli ultimi due anni sono stati fondamentali per le forze ucraine.

Se Cavoli è intervenuto alla Camera è perché è lì che potrebbero arenarsi i finanziamenti americani all'Ucraina: nel pacchetto da 60 miliardi di dollari in discussione rientrano infatti quei proiettili da 155 mm di cui Kiev ha un disperato bisogno. La risicata maggioranza di cui attualmente godono i repubblicani significa che avrà bisogno del sostegno dei democratici per approvare il pacchetto. Il presidente repubblicano Mike Johnson, che afferma di voler ottenere l'approvazione dei finanziamenti per l'Ucraina, si oppone a un gruppo di deputati di estrema destra interni al suo partito guidati da Marjorie Taylor Greene, stretta alleata di Donald Trump, e sua possibile vice nella corsa per la casa Bianca.

L’idea di Taylor Greene e di Trump è che quegli stessi soldi verrebbero usati meglio se indirizzati alla protezione della frontiera meridionale degli Usa contro la presunta ondata di migranti che la minacciano. Ma non è solo questo: Trump da qualche tempo sostiene di avere un piano per mettere fine in fretta alla guerra una volta tornato alla Casa Bianca. Quale siano i termini del piano e le concessioni che questo piano richiederebbe all’Ucraina non è chiaro: né è chiaro se Putin voglia veramente scendere a patti con qualcuno.

Appesi a Trump. A Mar-a-Lago arriva lo speaker Johnson, sul tavolo il destino suo e dell'Ucraina

di Lorenzo Santucci

A sostenere queste tesi, ci sono molti media conservatori vicini a Trump:........

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