(a cura di Flavio Lorenzin, vicepresidente nazionale e presidente di Confimi Industria Meccanica)

Sarà la crisi economica che spinge i consumatori a preferire elettrodomestici a buon mercato prodotti dalle grandi multinazionali e “costringe” i produttori a reperire semilavorati e componentistica a basso costo per potersi inserire nel mercato; di fatto, la produzione italiana del cosiddetto “comparto del bianco” è in calo costante.

La buona notizia è che la fabbricazione di prodotti di alta gamma nel settore dell’elettrodomestico ha un ruolo ancora importante tra le industrie del manifatturiero nazionale. In questo scenario, le pmi italiane si occupano però prevalentemente di subfornitura. Per questo è necessario partire proprio da questo segmento di settore per capire come rilanciare, e salvaguardare, un comparto di eccellenza che produce la componentistica di qualità.

Ormai da diversi anni i fornitori di prodotti realizzati su specifico disegno delle aziende committenti hanno delocalizzato la produzione aprendo siti in altri paesi, europei ed extraeuropei. Una scelta possibile grazie a legislazioni molto più permissive di quella italiana che abbattono i costi di produzione.

Le aziende di subfornitura che invece operano in Italia e che forniscono l’alta gamma – componentistica di qualità - realizzano prototipi e piccole serie di prodotti e preserie di prodotti che una volta verificati e collaudati sono poi dirottati per la produzione di serie e quindi realizzati nei paesi sopracitati.

Una fotografia che non cambia per quanto riguarda gli acquisti di componentistica di commercio: l’approvvigionamento è effettuato secondo la logica del prezzo minore. Un sistema che non tiene conto della normativa e degli standard cui sono sottoposte le aziende italiane in termini di qualità, impatto ambientale, sicurezza sul lavoro.

L’unico valore aggiunto di queste produzioni è dato da quelle fasi che vengono svolte in Italia: ricerca e sviluppo, progettazione, assemblaggio finale.

Come si può salvare la filiera e salvaguardare il made in Italy, abbattendo il rischio che il paese perda ancora fatturato?

Partendo innanzitutto dall’avvio di uno studio di valutazione di impatto del comparto, relativamente ai produttori e alla catena di fornitura per la fascia di “alta gamma”, un valore sul quale si è sempre distinto il concetto stesso di made in Italy.

Allo stesso tempo stesso è bene sviluppare politiche per promuovere il consumo interno. Partendo dagli incentivi per il consumatore all’acquisto di elettrodomestici che oggi prevedono un solo parametro: una classe energetica elevata - e quindi in linea con gli obiettivi di efficientamento energetico. A questa regola fondamentale si potrebbe aggiungere un “obbligo” pensato per salvaguardare la produzione italiana: un paramento di ottenimento del beneficio che preveda l’esclusiva produzione in Italia. In questo modo, l’alta gamma sarà davvero tutelata.

Per quanto riguarda i produttori, invece, si potrebbero concedere incentivi all’acquisto di prodotti a filiera certificata. Sostegni di cui le industrie potranno beneficiare garantendo integrità etica e ambientale e quindi ostacolino l’acquisto di componentistica e semilavorati provenienti da Paesi con legislazioni molto più permissive, e meno controllate, di quella italiana.

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(a cura di Flavio Lorenzin, vicepresidente nazionale e presidente di Confimi Industria Meccanica)

Sarà la crisi economica che spinge i consumatori a preferire elettrodomestici a buon mercato prodotti dalle grandi multinazionali e “costringe” i produttori a reperire semilavorati e componentistica a basso costo per potersi inserire nel mercato; di fatto, la produzione italiana del cosiddetto “comparto del bianco” è in calo costante.

La buona notizia è che la fabbricazione di prodotti di alta gamma nel settore dell’elettrodomestico ha un ruolo ancora importante tra le industrie del manifatturiero nazionale. In questo scenario, le pmi italiane si occupano però prevalentemente di subfornitura. Per questo è necessario partire proprio da questo segmento di settore per capire come rilanciare, e salvaguardare, un comparto di eccellenza che produce la componentistica di qualità.

Ormai da diversi anni i fornitori di prodotti realizzati su specifico disegno delle aziende committenti hanno delocalizzato la produzione aprendo siti in altri paesi, europei ed extraeuropei. Una scelta possibile grazie a legislazioni molto più permissive di quella italiana che abbattono i costi di produzione.

Le aziende di subfornitura che invece operano in Italia e che forniscono l’alta gamma – componentistica di qualità - realizzano prototipi e piccole serie di prodotti e preserie di prodotti che una volta verificati e collaudati sono poi dirottati per la produzione di serie e quindi realizzati nei paesi sopracitati.

Una fotografia che non cambia per quanto riguarda gli acquisti di componentistica di commercio: l’approvvigionamento è effettuato secondo la logica del prezzo minore. Un sistema che non tiene conto della normativa e degli standard cui sono sottoposte le aziende italiane in termini di qualità, impatto ambientale, sicurezza sul lavoro.

L’unico valore aggiunto di queste produzioni è dato da quelle fasi che vengono svolte in Italia: ricerca e sviluppo, progettazione, assemblaggio finale.

Come si può salvare la filiera e salvaguardare il made in Italy, abbattendo il rischio che il paese perda ancora fatturato?

Partendo innanzitutto dall’avvio di uno studio di valutazione di impatto del comparto, relativamente ai produttori e alla catena di fornitura per la fascia di “alta gamma”, un valore sul quale si è sempre distinto il concetto stesso di made in Italy.

Allo stesso tempo stesso è bene sviluppare politiche per promuovere il consumo interno. Partendo dagli incentivi per il consumatore all’acquisto di elettrodomestici che oggi prevedono un solo parametro: una classe energetica elevata - e quindi in linea con gli obiettivi di efficientamento energetico. A questa regola fondamentale si potrebbe aggiungere un “obbligo” pensato per salvaguardare la produzione italiana: un paramento di ottenimento del beneficio che preveda l’esclusiva produzione in Italia. In questo modo, l’alta gamma sarà davvero tutelata.

Per quanto riguarda i produttori, invece, si potrebbero concedere incentivi all’acquisto di prodotti a filiera certificata. Sostegni di cui le industrie potranno beneficiare garantendo integrità etica e ambientale e quindi ostacolino l’acquisto di componentistica e semilavorati provenienti da Paesi con legislazioni molto più permissive, e meno controllate, di quella italiana.

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Come trasformare il made in Italy d'alta gamma in settore strategico

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27.02.2024

(a cura di Flavio Lorenzin, vicepresidente nazionale e presidente di Confimi Industria Meccanica)

Sarà la crisi economica che spinge i consumatori a preferire elettrodomestici a buon mercato prodotti dalle grandi multinazionali e “costringe” i produttori a reperire semilavorati e componentistica a basso costo per potersi inserire nel mercato; di fatto, la produzione italiana del cosiddetto “comparto del bianco” è in calo costante.

La buona notizia è che la fabbricazione di prodotti di alta gamma nel settore dell’elettrodomestico ha un ruolo ancora importante tra le industrie del manifatturiero nazionale. In questo scenario, le pmi italiane si occupano però prevalentemente di subfornitura. Per questo è necessario partire proprio da questo segmento di settore per capire come rilanciare, e salvaguardare, un comparto di eccellenza che produce la componentistica di qualità.

Ormai da diversi anni i fornitori di prodotti realizzati su specifico disegno delle aziende committenti hanno delocalizzato la produzione aprendo siti in altri paesi, europei ed extraeuropei. Una scelta possibile grazie a legislazioni molto più permissive di quella italiana che abbattono i costi di produzione.

Le aziende di subfornitura che invece operano in Italia e che forniscono l’alta gamma – componentistica di qualità - realizzano prototipi e piccole serie di prodotti e preserie di prodotti che una volta verificati e collaudati sono poi dirottati per la produzione di serie e quindi realizzati nei paesi sopracitati.

Una fotografia che non cambia per quanto riguarda gli acquisti di componentistica di commercio: l’approvvigionamento è effettuato secondo la logica del prezzo........

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