Ghali Amdouni non é solo un talentuoso artista, ma una emblematica espressione della nuova realtà multietnica del nostro paese che genera segnali discontinui di crescita nei processi di assimilazione sociale e culturale. In questo caso il giovane di origine tunisina nato a Milano dà corpo ad una motivata speranza che è quella di una civiltà matura che continui a valutare l’immigrazione come opportunità e non come rischio.
Al di là di ogni retorica la scelta sanremese di Ghali di “celebrare” la propria italianità attraverso l’omaggio a Toto Cotugno ed al tempo non recidere le proprie radici che lo legano alla cultura tunisina raccontano in musica più di cento discorsi la sostanza di ciò che è diventata in pochi decenni la nostra società che al contempo si deve misurare ancora, paradossalmente, con il pregiudizio di noi italiani che siamo stati migranti nei secoli ed in Tunisia in modo rilevante.

Ghali si muove elegante sul palco, sono movenze innate, non sono rari i tunisini longilinei, il padre probabilmente ha origini berbere, ha studiato grafica nel quartiere di Baggio all’Istituto Rosa Luxemburg, intitolato alla filosofa polacca marxista allergica al revisionismo socialdemocratico tedesco quanto al cupo centralismo democratico bolscevico che ci rimanda alle antiche giunte rosse della città ed ad uno spirito di un tempo che non c’è più. Da bambino faceva l’andirivieni con la prigione di Baggio dove incontrava il padre detenuto, la mamma lo ha portato in grembo ed é stata capace di formarlo sino a diventare una delle stelle più conclamate del rap nostrano in grado di oltrepassare i confini nazionali.
Sanremo racconta tante italie diverse, non sempre va in onda l’Italia migliore o che vorremmo. In questo caso l’Arte si intreccia con la Storia moderna, con la politica con l’evoluzione sociale che è fatta di tante contraddizioni e di nodi inestricabili. Per questo Ghali e la sua parabola racconta di legami fortunati fra il nord e il sud del mondo e della eleganza di poter raccontare la propria storia senza vergognarsene e canticchiando qualche minuto ci spinge a fermarci a riflettere.

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Ghali Amdouni non é solo un talentuoso artista, ma una emblematica espressione della nuova realtà multietnica del nostro paese che genera segnali discontinui di crescita nei processi di assimilazione sociale e culturale. In questo caso il giovane di origine tunisina nato a Milano dà corpo ad una motivata speranza che è quella di una civiltà matura che continui a valutare l’immigrazione come opportunità e non come rischio.
Al di là di ogni retorica la scelta sanremese di Ghali di “celebrare” la propria italianità attraverso l’omaggio a Toto Cotugno ed al tempo non recidere le proprie radici che lo legano alla cultura tunisina raccontano in musica più di cento discorsi la sostanza di ciò che è diventata in pochi decenni la nostra società che al contempo si deve misurare ancora, paradossalmente, con il pregiudizio di noi italiani che siamo stati migranti nei secoli ed in Tunisia in modo rilevante.

Ghali si muove elegante sul palco, sono movenze innate, non sono rari i tunisini longilinei, il padre probabilmente ha origini berbere, ha studiato grafica nel quartiere di Baggio all’Istituto Rosa Luxemburg, intitolato alla filosofa polacca marxista allergica al revisionismo socialdemocratico tedesco quanto al cupo centralismo democratico bolscevico che ci rimanda alle antiche giunte rosse della città ed ad uno spirito di un tempo che non c’è più. Da bambino faceva l’andirivieni con la prigione di Baggio dove incontrava il padre detenuto, la mamma lo ha portato in grembo ed é stata capace di formarlo sino a diventare una delle stelle più conclamate del rap nostrano in grado di oltrepassare i confini nazionali.
Sanremo racconta tante italie diverse, non sempre va in onda l’Italia migliore o che vorremmo. In questo caso l’Arte si intreccia con la Storia moderna, con la politica con l’evoluzione sociale che è fatta di tante contraddizioni e di nodi inestricabili. Per questo Ghali e la sua parabola racconta di legami fortunati fra il nord e il sud del mondo e della eleganza di poter raccontare la propria storia senza vergognarsene e canticchiando qualche minuto ci spinge a fermarci a riflettere.

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Ghali, l'italiano vero fra Baggio e la Tunisia che ci spinge a riflettere

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10.02.2024

Ghali Amdouni non é solo un talentuoso artista, ma una emblematica espressione della nuova realtà multietnica del nostro paese che genera segnali discontinui di crescita nei processi di assimilazione sociale e culturale. In questo caso il giovane di origine tunisina nato a Milano dà corpo ad una motivata speranza che è quella di una civiltà matura che continui a valutare l’immigrazione come opportunità e non come rischio.
Al di là di ogni retorica la scelta sanremese di Ghali di “celebrare” la propria italianità attraverso l’omaggio a Toto Cotugno ed al tempo non recidere le proprie radici che lo legano alla cultura tunisina raccontano in musica più di cento discorsi la sostanza di ciò che è diventata in pochi decenni la nostra società che al contempo si deve misurare ancora, paradossalmente, con il pregiudizio di noi italiani che siamo stati migranti nei secoli ed in Tunisia in modo rilevante.

Ghali si muove elegante sul palco, sono movenze innate, non sono rari i tunisini longilinei, il padre probabilmente ha origini berbere, ha studiato grafica nel quartiere di Baggio........

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