Partiamo dalla riforma dell’Irpef. I risparmi previsti per il contribuente sono in media di 160 euro e al massimo arriveranno a 260 euro l’anno. Non pensa sia poco, considerando anche l’inflazione e il fiscal drag?
«L’intervento sulle aliquote Irpef va letto insieme con la conferma, per il 2024, del taglio del cuneo sulle retribuzioni fino a 35 mila euro lordi — risponde il viceministro Maurizio Leo (FdI) —. Abbiamo ridotto le aliquote da 4 a 3 per evitare effetti distorsivi, cioè che quello che si dà al contribuente in busta paga con la riduzione del cuneo fosse tolto per via della vecchia curva dell’Irpef. Ricordo che il taglio del cuneo vale un aumento della retribuzione di circa 100 euro netti al mese».

I tagli di cuneo e Irpef sono però finanziati solo per il 2024, con circa 15 miliardi. Nel 2025 che succederà?
«Contiamo molto sulle risorse che verranno dalle varie forme di collaborazione tra fisco e contribuente varate finora, dal concordato preventivo biennale per gli autonomi alla cooperative compliance per le imprese. Inoltre, un aiuto verrà dalla tassazione internazionale con la global minimum tax e, infine, speriamo in una crescita del Pil. Per ora non potevamo fare di più con le risorse a disposizione. Le abbiamo concentrate sui redditi medio-bassi, i più colpiti dall’inflazione».

Lo sconto sull’Irpef si azzera sopra i 50 mila euro di imponibile per via del taglio lineare delle detrazioni di 260 euro, escluse le spese sanitarie e per il terzo settore. Si continua così a tartassare il vero ceto medio.
«Siamo partiti dalle fasce medio-basse, ma la prossima tappa riguarderà proprio i redditi più elevati, perché certo non si può pensare che chi ha 50 mila euro lordi di reddito debba subire una tassazione che, comprendendo anche le addizionali regionali e comunali, va ben oltre 50%».

Quindi il secondo modulo della riforma riguarderà chi ha un imponibile oltre 50 mila euro?
«Sì, l’obiettivo è questo. Vedremo le risorse a disposizione, ma tenga conto che le troveremo anche mettendo mano al riordino delle tax expenditure, cosa che quest’anno non abbiamo fatto».

Parliamo della manovra per il 2025?
«Sì. Se sarà possibile, scenderemo a 2 aliquote Irpef, a beneficio dei ceti medi».

E la flat tax, cioè l’aliquota unica?
«Resta un obiettivo di legislatura, compatibilmente con le risorse a disposizione».

Per fare quello che ha in mente ci vorrebbero decine e decine di miliardi. Non crede sia irrealistico, visto che dal 2024 tornerà il patto di Stabilità, sia pure riformato? O lei si aspetta un grande aumento del gettito, che però non avete contabilizzato in manovra?
«Mi aspetto almeno un discreto aumento del gettito, perché abbiamo messo in campo tanti strumenti nuovi di cooperative compliance, che porteranno a un aumento della base imponibile. Per prudenza non facciamo stime, ma siamo confidenti che ci saranno le risorse per andare avanti con la riduzione delle imposte».

Con l’Adempimento collaborativo le imprese potranno mettersi al riparo dagli accertamenti. Per le opposizioni si tratta di un meccanismo analogo al concordato biennale per gli autonomi che certificherebbe una sorta di evasione legalizzata.
«Facciamo chiarezza. L’Adempimento collaborativo esiste dal 2015, quando al governo c’era Matteo Renzi. Noi lo rafforziamo. Funziona così: se un’impresa presenta il tax control framework, ovvero la mappatura dei suoi rischi fiscali e quindi si mette in un rapporto di assoluta collaborazione con l’amministrazione e se questo framework viene certificato da professionisti, parliamo di commercialisti e tributaristi accreditati, allora è giusto che si riducano i termini per l’accertamento. Al contrario di quanto sostengono le opposizioni, mi aspetto quindi un aumento del gettito, anche perché, con le assunzioni nell’Agenzia delle Entrate, ci potrà essere un rapporto one to one con le imprese».

Quali sono i prossimi decreti legislativi di attuazione della riforma?
«Intanto voglio dire che abbiamo fatto una sorta di miracolo. La legge delega è stata approvata in agosto e abbiamo già portato a casa 6 decreti. A gennaio presenteremo quelli su riscossione e sanzioni. E stiamo lavorando, per la parte imposte, su misure che non costano o che costano poco, come quelle che fanno chiarezza e possono contribuire, nel caso delle crisi d’impresa, a garantire la continuità aziendale. Dare certezze vale come ridurre le imposte. Sulla riscossione l’obiettivo è di restituire agli enti impositori i crediti che, passati 5 anni, non sono stati riscossi dall’Agenzia perché i soggetti sono deceduti, falliti o per cause simili, alleggerendo così il magazzino monstre di 1.185 miliardi di crediti».

E sulle sanzioni?
«Vogliamo riportare il sistema ai livelli europei. Non è pensabile, per esempio, che in materia di Iva ci siano sanzioni dal 120 al 240%. Bisogna arrivare al massimo al 60%, come nella media europea, compatibilmente con le risorse. Ovviamente, frodi e truffe non rientrano in questo discorso».

Per approfondire

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29 dic 2023

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Leo: «Irpef, la prossima tappa? Due aliquote e meno tasse ai redditi oltre 50mila euro»

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30.12.2023

Partiamo dalla riforma dell’Irpef. I risparmi previsti per il contribuente sono in media di 160 euro e al massimo arriveranno a 260 euro l’anno. Non pensa sia poco, considerando anche l’inflazione e il fiscal drag?
«L’intervento sulle aliquote Irpef va letto insieme con la conferma, per il 2024, del taglio del cuneo sulle retribuzioni fino a 35 mila euro lordi — risponde il viceministro Maurizio Leo (FdI) —. Abbiamo ridotto le aliquote da 4 a 3 per evitare effetti distorsivi, cioè che quello che si dà al contribuente in busta paga con la riduzione del cuneo fosse tolto per via della vecchia curva dell’Irpef. Ricordo che il taglio del cuneo vale un aumento della retribuzione di circa 100 euro netti al mese».

I tagli di cuneo e Irpef sono però finanziati solo per il 2024, con circa 15 miliardi. Nel 2025 che succederà?
«Contiamo molto sulle risorse che verranno dalle varie forme di collaborazione tra fisco e contribuente varate finora, dal concordato preventivo biennale per gli autonomi alla cooperative compliance per le imprese. Inoltre, un aiuto verrà dalla tassazione internazionale con la global minimum tax e, infine, speriamo in una crescita del Pil. Per ora non potevamo fare di più con le risorse a disposizione. Le abbiamo concentrate sui redditi medio-bassi, i più colpiti dall’inflazione».

Lo sconto sull’Irpef si azzera sopra i 50 mila euro di imponibile per via del taglio lineare delle detrazioni di 260 euro, escluse le spese sanitarie e per il terzo settore. Si continua così a tartassare il vero ceto medio.
«Siamo partiti dalle fasce medio-basse, ma la prossima tappa riguarderà proprio i redditi più elevati, perché certo non si può pensare che chi ha 50 mila........

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