«Hezbollah non è ancora stato sconfitto»
La trincea che segna la “Blue Line”, la linea di demarcazione, è a poche centinaia di metri dalla altura di Har Adir, nel Golan. A sinistra il Libano, a destra la Siria. Qui i gruppi di jihadisti che formano la galassia che ruota attorno ad Hezbollah hanno più volte tentato di infiltrarsi, mentre i razzi sparati dalle montagne impegnavano l’esercito dello Stato ebraico. Ora c’è la tregua, ma dall’alto sentiamo le esplosioni. Colpi rarefatti, non più la pioggia di ordigni lanciati dai missili e dai droni. Ma quanto basta per capire quanto sia fragile la tregua e lontanissima una vera pace. In mezzo ci sono i villaggi: sono tornati gli abitanti che erano sfollati lo scorso anno (a sud oltre centomila israeliani, a nord un milione di libanesi).
Gli attacchi preventivi di Israele
Un ufficiale superiore che ha comandato reparti delle truppe speciali dell’esercito israeliano in quei terribili giorni spiega a Tempi: «Quando lanciano i missili non c’è il tempo materiale per mettersi al riparo. Bisogna gettarsi per terra e coprirsi il capo, sperando nella sorte. Siamo in grado di individuare la postazione da cui è partito il colpo, e spesso riusciamo a raggiungerla con i droni. Ma la vera difesa è “preventiva”. Un attacco di massa è sempre possibile. Sappiamo che il nemico può organizzarsi in poche ore, massimo sei, mentre noi abbiamo bisogna di più tempo per mobilitare i riservisti e per organizzare la difesa su un fronte più vasto come quello del nord».
«Per questo manteniamo gli avamposti in territorio libanese», continua, «e colpiamo ogni possibile minaccia prima che si sia concretizzata. Sì, si può sbagliare. Accade. Un esempio? Durante i giorni della guerra aperta, lo scorso anno, mi segnalarono che i droni avevano inquadrato una donna e due uomini a ridosso della trincea con un dispositivo montato su un cavalletto che puntava verso di noi. Poteva essere una telecamera come un lanciarazzi. Non c’è tempo per riflettere troppo in questi casi. Se sparano, in una frazione di secondo diventi una nuvola di polvere. Abbiamo sparato prima noi. Non sapremo mai esattamente chi erano».
Il confine tra Israele e Libano (foto di Giancarlo Giojelli)«Hezbollah non è stato sconfitto»
L’ufficio propaganda di Hezbollah, prosegue l’ufficiale dell’esercito israeliano, «lo ha definito un attacco a civili. Così come attacchi a civili sono definiti le “eliminazioni” di persone che si muovono tra i villaggi. Ma sappiate, e loro lo sanno, che siamo in grado di inquadrarli con i droni spia e sappiamo bene chi sono. Spesso contrabbandieri di armi o cambiavalute legati a Hezbollah, che pagano i funzionari pubblici dei villaggi alimentando la catena di controllo del territorio che permette alla milizia-partito filoiraniana di sopravvivere, anzi di consolidarsi sul........





















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