La Cop30 e l’inutile ossessione dell’Occidente per il clima
Mentre il vertice sul clima Cop30 si avvia alla conclusione a Belém, nel cuore amazzonico del Brasile, gli attivisti se ne vanno dopo due settimane di foto nella foresta pluviale, proteste e discorsi appassionati sulla necessità di tagliare le emissioni. I partecipanti hanno però evitato la realtà più scomoda: le azioni dei paesi occidentali — Italia compresa — hanno un peso sempre minore sul percorso futuro del riscaldamento globale.
Le emissioni prodotte dai paesi ricchi contano sempre meno
Per decenni i governi occidentali, soprattutto in Europa, hanno dato priorità al taglio della Co2 rispetto alla crescita economica, spendendo trilioni di dollari per convincere i consumatori ad adottare l’auto elettrica e accettare energia eolica e solare più costosa e meno affidabile. Tutti questi sforzi, costosissimi, stanno ottenendo risultati minimi.
Il ritmo globale di decarbonizzazione (misurato come emissioni di Co2 per unità di pil) è rimasto praticamente invariato dagli anni Sessanta, senza alcun cambiamento dopo l’Accordo di Parigi del 2015. Le emissioni mondiali sono aumentate e nel 2024 hanno raggiunto un nuovo record storico. Nonostante ciò, gli attivisti climatici chiedono — in modo del tutto irrealistico — che il mondo quadruplichi il suo tasso di decarbonizzazione.
Perché le emissioni continuano a crescere nonostante Unione Europea e Stati Uniti abbiano speso oltre 700 miliardi di dollari nel 2024 in investimenti “verdi”, tra pannelli solari, turbine eoliche, batterie, idrogeno, auto elettriche e reti elettriche? Perché le emissioni del mondo ricco contano sempre meno per il clima del XXI secolo.
La neutralità climatica dell’Occidente non salverà il clima
Se l’Occidente ha........





















Toi Staff
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