I l fuoco non è quello del lanciafiamme imbracciato da De Luca, non è quello della propaganda e dell’allarmismo utilizzati ad arte al tempo del Covid e perfino nel periodo in cui l’emergenza era totalmente cessata. È quello della disperazione dei cittadini che rivendicano il diritto alla salute, la possibilità di trovare assistenza sanitaria veloce e di prossimità. È quello dei campani che manifestano per l’ennesimo pronto soccorso negato. Insomma, è la luce di un segnale luminoso, un segnale di allarme che soltanto la Regione si ostina a non vedere, a ridimensionare, a snobbare. Quel fuoco ora arde davanti all’ospedale Sant’Anna e Maria Santissima della Neve di Boscotrecase dove, da settimane, c’è un presidio permanente organizzato da associazioni, movimenti, semplici cittadini che gridano il profondo disagio di una comunità di oltre 200mila anime! Il pronto soccorso di quell’ospedale - come buona parte della struttura - continua ad essere chiuso ormai da 4 anni, nell’immobilismo e nella totale indifferenza, complice e colpevole, di Palazzo Santa Lucia. Quel falò, dunque, esprime lo stato del dramma; da quelle fiamme si sprigionano fumo e tanta cenere, la stessa a cui è ridotta oggi la sanità in Campania per una gestione fallimentare senza precedenti. A nulla sono servite sinora neppure le tante interrogazioni e denunce che io stesso ho provveduto a presentare: De Luca e i suoi non si sono attivati nemmeno davanti alla morte di una bimba di tre mesi, la cui sorte sarebbe cambiata se avesse potuto contare su un drappello di primo soccorso ad una distanza accettabile, senza dover arrivare fino al San Leonardo di Castellammare di Stabia, l’unico ospedale della vasta area vesuviana che inevitabilmente deve far fronte a un flusso insostenibile di pazienti. Stessa trafila hanno dovuto seguire i soccorritori di una ragazza oplontina di 15 anni, precipitata accidentalmente dal balcone di casa solo qualche giorno fa. Soltanto per un miracolo - sperando che le sue condizioni migliorino al più presto - non ci troviamo a piangere un’altra vittima. Ma il livello di allerta non accenna a diminuire. E allora, mi chiedo, con quale faccia il presidente De Luca continua a restare indifferente davanti a episodi come quello della morte di una bambina? Con quale coraggio ignora il grido di aiuto che solo qualche settimana fa è stato scandito da oltre 10mila persone che hanno marciato per chiedere la riapertura del drappello? Io ho partecipato a quella fiaccolata, l’ho fatto da rappresentante delle Istituzioni, ma soprattutto da cittadino campano, e ho potuto toccare nuovamente con mano lo stato di disperazione che pervade gli abitanti dei nostri territori, la frustrazione per un diritto quotidianamente negato, che da quasi dieci anni è diventato un’elemosina. Allo stesso modo, anche presso il presidio permanente allestito davanti al nosocomio ho ascoltato le testimonianze amare dei cittadini che vengono presi letteralmente in giro da questa amministrazione regionale, mortificati dalla sua inefficienza gestionale, dalla sua sorda arroganza, pure su di un tema delicato e fondamentale come quello della salute. Al netto delle invenzioni e delle bugie che De Luca e i suoi continuano a diffondere per provare a coprire il fallimento, qui da noi di sanità si continua a morire. Il racconto dei primati fasulli costruiti con le fandonie e le fanfaronate dal presidente della Regione viene smentito ogni giorno dai fatti e da cifre reali, inconfutabili, inattaccabili. I risultati del recente studio realizzato da Svimez insieme con Save the Children danno la cifra perfetta del disastro: la nostra regione si conferma maglia nera in materia di assistenza sanitaria e prevenzione. È altissimo il tasso di migrazione dei pazienti campani verso nosocomi del centro e del Nord Italia; siamo ai primi posti nel Paese per numero di casi di mortalità evitabile. La Campania è stata bocciata pure per l’insufficienza della spesa sanitaria pro capite corrente (1.818 euro a fronte di una media nazionale di 2.140) e in conto capitale (appena 18 euro rispetto alla media italiana di 41) e per incapacità di garantire i Livelli essenziali di assistenza. Forse il primato negativo che indigna maggiormente però è quello dell’aspettativa di vita. I campani vivono meno del resto degli italiani, il dato è ulteriormente preoccupante quando si va a vedere l’aspettativa di vita degli uomini: 78,8 anni rispetto alla media nazionale di 80,5! Ma perché nella nostra regione si muore prima? Per l’inadeguatezza e la carenza di accertamenti specialistici da garantire, per l’assenza di un adeguato sistema di prevenzione oncologica. È questa la realtà con cui fare i conti. La stessa tragica realtà che ci si trova davanti per tutti i servizi che la Regione è tenuta a garantire, dall’occupazione ai trasporti, passando per il welfare. Solo per citare un altro dato - quello che emerge dalle classifiche del Welfare Italia Index 2023 - la Campania si posiziona al 19esimo posto per spesa in interventi e servizi sociali: con 66 euro pro capite a fronte dei 158 euro di media nazionale. Ma il dato che forse più di tutti inchioda al palo delle responsabilità l’ineffabile De Luca è quello degli indicatori strutturali di sviluppo: il Nostro Posto è ultimo, drammaticamente ultimo. Non possiamo tollerarlo, allo stesso modo in cui non possiamo più accettare bugie, scuse o disastri. Continueremo a rispondere colpo su colpo, mettendo sul piatto la politica del fare, l’impegno e il lavoro per il bene dei nostri territori rispetto all’immobilismo e agli interessi di parte che coltiva il governatore. E lo faremo proseguendo lungo l’unica strada da percorrere: quella della verità, valore sconosciuto al presidente della Regione. Lo faremo anche oggi nel corso della riunione dell’assemblea consiliare quando lo smaschereremo ancora una volta inchiodandolo alle sue responsabilità pure rispetto alla mancata riapertura (annunciata addirittura due anni fa) del pronto soccorso dell’ospedale di Boscotrecase. De Luca è avvisato, non riuscirà a scappare per sempre dalla verità.

QOSHE - Pronto soccorso Boscotrecase: le ceneri della sanità campana - Severino Nappi
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Pronto soccorso Boscotrecase: le ceneri della sanità campana

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14.02.2024

I l fuoco non è quello del lanciafiamme imbracciato da De Luca, non è quello della propaganda e dell’allarmismo utilizzati ad arte al tempo del Covid e perfino nel periodo in cui l’emergenza era totalmente cessata. È quello della disperazione dei cittadini che rivendicano il diritto alla salute, la possibilità di trovare assistenza sanitaria veloce e di prossimità. È quello dei campani che manifestano per l’ennesimo pronto soccorso negato. Insomma, è la luce di un segnale luminoso, un segnale di allarme che soltanto la Regione si ostina a non vedere, a ridimensionare, a snobbare. Quel fuoco ora arde davanti all’ospedale Sant’Anna e Maria Santissima della Neve di Boscotrecase dove, da settimane, c’è un presidio permanente organizzato da associazioni, movimenti, semplici cittadini che gridano il profondo disagio di una comunità di oltre 200mila anime! Il pronto soccorso di quell’ospedale - come buona parte della struttura - continua ad essere chiuso ormai da 4 anni, nell’immobilismo e nella totale indifferenza, complice e colpevole, di Palazzo Santa Lucia. Quel falò, dunque, esprime lo stato del dramma; da quelle fiamme si sprigionano fumo e tanta cenere, la stessa a cui è ridotta oggi la sanità in Campania per una gestione fallimentare senza precedenti. A nulla sono servite sinora neppure le tante interrogazioni e denunce che io stesso ho provveduto a presentare: De Luca e i suoi non si sono attivati nemmeno davanti alla morte di una bimba di tre mesi, la cui sorte sarebbe cambiata se........

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