L’autonomia regionale, come evidenzia il ministro Nello Musumeci, deve essere “concepita in una cornice di responsabilità e non di privilegi”. Una necessità già evidenziata – chiarisce il ministro – dal “confronto con le Regioni” sul ddl Calderoli, già “ampio e proficuo”. Una necessità giuridica già compresa dall’antiveggente Vittorio Emanuele Orlando – siciliano come Nello Musumeci –, che si soffermava sulla Regione, la Provincia ed il Comune, per leggere i “conflitti con il potere legislativo dei Governi”.
Una convinzione avvalorata dall’attuale dibattito politico, che avverte lo squilibrio profondo fra diritto e legge, nella definizione delle autonomie, evidenziato dal ministro Roberto Calderoli.
Lo statista Vittorio Emanuele Orlando lo ravvisava nell’ordine del giorno proposto dall’onorevole Bononi, sulla “costituzione” della Regione, discusso dall’Assemblea costituente: viene prospettato “un ente puramente amministrativo, messo sullo stesso piano di altri enti aventi il medesimo carattere”, “regolati per legge”, che “trasforma” la “materia” da “costituzionale in legislativa”. La Regione, in questo modo – evidenzia ancora Orlando – è posta “sullo stesso piano del Comune e della Provincia”, senza che il Costituente – secondo la convinzione di Orlando – voglia “considerare il Comune e la Provincia come materia costituzionale”.
Secondo Orlando, quindi, se si vogliono “considerare alla stessa stregua”, i “Comuni”, le “Provincie”, la “Regione”, “come facenti parte della materia regolata dalla Costituzione”, si renderà “fatalmente impossibile la legislazione futura”: si verranno a “creare tali conflitti con il potere legislativo dei Governi futuri”, da trovare “insopportabili i limiti” che vengono posti.
Una possibile soluzione?
Il “diritto – come evidenzia chiaramente il tema dell’autonomia regionale – è manifestazione organica della vita dei popoli, come il pensiero, come la lingua: improntato vigorosamente ai bisogni, all’indole, alla storia di quelli. Supporre che sia l’effetto di una scelta cosciente e ponderata, oltre che non rispondente alla verità, annullerebbe il concetto di quella forza immanente che può accompagnare il diritto solo quando lo si considera come effetto di uno sviluppo naturale e necessario”. Come evidenziava ancora Orlando, “da ciò segue chiaramente che il legislatore trova non crea”.
Credo che ciò sia possibile superando la “resistenza di una certa politica”, “contraria al progetto di una maggiore autonomia per le Regioni, le Province ed i Comuni”, ponendola “in una cornice di responsabilità e non di privilegi”, come chiarisce Nello Musumeci.
Bisogna trovare – come evidenziava Orlando, con l’opera “Della resistenza politica individuale e collettiva”, spesso trascurata – una soluzione per le Regioni del Sud, “a quello stato di cose, a quello squilibrio profondo fra diritto e legge”, per “superare – come evidenzia Nello Musumeci – il complesso della questione meridionale, che “per molti è stato un alibi, per altri un limite culturale”: bisogna “ottenere quello che il nord ha già ottenuto”, senza cedere alla “sindrome di Calimero”.

QOSHE - L’autonomia regionale e la “sindrome di Calimero” - Leone Melillo
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L’autonomia regionale e la “sindrome di Calimero”

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13.12.2023

L’autonomia regionale, come evidenzia il ministro Nello Musumeci, deve essere “concepita in una cornice di responsabilità e non di privilegi”. Una necessità già evidenziata – chiarisce il ministro – dal “confronto con le Regioni” sul ddl Calderoli, già “ampio e proficuo”. Una necessità giuridica già compresa dall’antiveggente Vittorio Emanuele Orlando – siciliano come Nello Musumeci –, che si soffermava sulla Regione, la Provincia ed il Comune, per leggere i “conflitti con il potere legislativo dei Governi”.
Una convinzione avvalorata dall’attuale dibattito politico, che avverte lo squilibrio profondo fra diritto e legge, nella definizione delle autonomie, evidenziato dal ministro Roberto Calderoli.
Lo statista Vittorio Emanuele Orlando lo ravvisava nell’ordine del giorno........

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