Nella cronica amnesia che caratterizza ampi squarci della letteratura italiana, Pozzuoli appare quasi dimenticata. Ma il suo ruolo è straordinariamente centrale. Tutto nasce nel 1955 quando Adriano Olivetti impianta nell’ area flegrea una nuova industria a misura d’uomo, legandola a quell’umanesimo industriale del quale è stato antesignano. È un imprenditore di successo, sa unire mirabilmente tecnologia e design, pochi anni dopo presenterà il primo calcolatore elettronico italiano. Ma la sua attenzione verso il mondo intellettuale è costante. Alla Olivetti vengono chiamati a collaborare letterati di assoluto talento. Paolo Volponi, Franco Fortini, Geno Pampaloni ma, soprattutto, Ottiero Ottieri. Lo scrittore romano approda all’industria nel 1953, ha l’incarico di selezionatore del personale. Pochi mesi dopo, improvvisamente, lo colpisce una meningite. Per quattro mesi si curerà presso la clinica fiorentina del dottor Cocchi, uno dei pochi luminari dell’epoca. Al suo rientro, Adriano Olivetti, sempre attento a coltivare un solido rapporto umano con i suoi collaboratori, gli suggerisce di lasciare Milano e di trasferirsi nella nuova fabbrica di Pozzuoli dove troverà sicuramente un clima migliore. Un passaggio fondamentale. Dalla sua esperienza nell’ azienda flegrea nasce prima “Tempi stretti“, pubblicato da Einaudi, e poi “Donnarumma va all’ assalto“ del 1959, il suo capolavoro. Testi che costituiscono capitoli essenziali della letteratura industriale italiana. Negli anni in cui il Paese vive una nuova dimensione produttiva, soprattutto quest’ultimo romanzo si muove tra autobiografia e sistema capitalistico, tra alienazione e follia. Per entrare in fabbrica ci sono questionari da riempire, test attitudinali e psicotecnici. Donnarumma si rifiuta di compilarli. Lui è venuto lì per “faticare“ non per scrivere. Dietro di lui si intravede una Pozzuoli rurale, aggrappata al passato, ancora popolata di poveri contadini che vedono la fabbrica come l’unica occasione per sfuggire alla miseria. Un diario psicologico che porterà nella coscienza del valutatore il terribile enigma di chi salvare dalla disperazione. Forse, il romanzo essenziale della letteratura industriale italiana. Una stagione raffinata che si chiuderà con la “Dismissione“ di Ermanno Rea del 2002, incentrato sulla chiusura dell’ Ilva di Napoli. Da Pozzuoli a Bagnoli. Pochi chilometri di distanza per segnare un percorso umanistico di cinquant’ anni.

QOSHE - La letteratura industriale e la centralità di Pozzuoli - Giuseppe Scalera
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La letteratura industriale e la centralità di Pozzuoli

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19.03.2024

Nella cronica amnesia che caratterizza ampi squarci della letteratura italiana, Pozzuoli appare quasi dimenticata. Ma il suo ruolo è straordinariamente centrale. Tutto nasce nel 1955 quando Adriano Olivetti impianta nell’ area flegrea una nuova industria a misura d’uomo, legandola a quell’umanesimo industriale del quale è stato antesignano. È un imprenditore di successo, sa unire mirabilmente tecnologia e design, pochi anni dopo presenterà il primo calcolatore elettronico italiano. Ma la sua attenzione verso il mondo intellettuale è costante. Alla Olivetti vengono chiamati a collaborare letterati di........

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