Nel fragile scacchiere internazionale la scomparsa di Alexei Navalny deflagra in mille direzioni. Da tempo, non era più una vera alternativa come anti - Putin. Eccessive le repressioni contro di lui, come per tutti i dissidenti. Si era progressivamente trasformato in uomo del dialogo con l’Occidente e la reclusione, con la conseguente emarginazione politica, aveva rappresentato per lui una naturale caduta di consenso. Ma era, comunque, forse, l’ ultimo tra i reprobi, una fastidiosa pedina da silenziare a pochi mesi dalle elezioni sovietiche. Su questo tema c’è, comunque, discordanza tra gli analisti politici. Conveniva a Putin, in questo momento, con il conflitto in Ucraina ancora aperto, con le perplessità dell’opinione pubblica sovietica sul prolungamento della guerra, con le urne così vicine, avanzare questa mossa? Non sarebbe stato un eccessivo azzardo? In effetti, politicamente, sarebbe stato un errore e non è assolutamente escluso che la morte di Navalny sia avvenuta per logoramento (condizioni di detenzione, clima polare siberiano, mancata assistenza sanitaria) più che per un reale intervento traumatico. Non cambiano le responsabilità, certo, ma i tempi dell’ evento sembrano oggettivamente sfuggiti di mano. Anche perché, nel contesto, le incongruenze non mancano. Telecamere di sorveglianza spente, un corpo non ancora riconsegnato alla famiglia, un’inchiesta ordinata da Putin che richiederà ancora tempo prima di esprimere valutazioni certe. L’Europa ha accolto il caso con qualche imbarazzo. Già appare molto esposta con la posizione assunta sul conflitto ucraino. Non sembra aver voglia di alimentare altro dissenso. Solo ieri l’Italia ha sviluppato una prima manifestazione, una fiaccolata al Campidoglio “Per Navalny, per la libertà“ senza fiaccole, fiori e simboli di partito, organizzata da un redivivo Carlo Calenda. Tutti i partiti hanno aderito ma le assenze dei leader sono state tante e tutto si è svolto, in gran parte, attraverso le delegazioni. Un atteggiamento condiviso in mezza Europa dove, nell’incertezza degli esiti del voto americano, il Vecchio Continente resta in surplace, continuando a mostrarsi fragile e spaurito.

QOSHE - La fiaccolata per Navalny e gli imbarazzi italiani - Giuseppe Scalera
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La fiaccolata per Navalny e gli imbarazzi italiani

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20.02.2024

Nel fragile scacchiere internazionale la scomparsa di Alexei Navalny deflagra in mille direzioni. Da tempo, non era più una vera alternativa come anti - Putin. Eccessive le repressioni contro di lui, come per tutti i dissidenti. Si era progressivamente trasformato in uomo del dialogo con l’Occidente e la reclusione, con la conseguente emarginazione politica, aveva rappresentato per lui una naturale caduta di consenso. Ma era, comunque, forse, l’ ultimo tra i reprobi, una fastidiosa pedina da silenziare a pochi mesi dalle elezioni........

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