Non è facile di questi tempi vedere qualcuno disposto ad assumersi pubblicamente la responsabilità di un fallimento. Onore al presidente Aurelio De Laurentiis, dunque, per il coraggio di aver confessato apertamente, in conferenza stampa, che sono sue le colpe per la stagione, sin qui, deludente del Napoli, chiedendo, perciò, addirittura scusa ai tifosi. Quanto meno ha salvato la faccia, ma ciò non lo esime dalle critiche per aver dilapidato, in brevissimo tempo, un successo storico, qual è stato appunto lo scudetto vinto dopo ben 33 anni di attesa, trasformando in amarezza e rabbia la gioia entusiasmante e incontenibile con cui l’intera città ha festeggiato la trionfante conquista del tricolore. Sono passati pochi mesi dal fatidico 4 maggio 2023, quando ad Udine il Napoli si laureò campione d’Italia, eppure sembra un’eternità rispetto alle scialbe prestazioni ed ai miseri risultati conseguiti nell’attuale campionato, sino alla figuraccia contro il Frosinone rimediata in Coppa Italia. Così non va, cosa è successo? Semplice: è andato via il vero artefice dell’impresa azzurra, ovvero l’allenatore. I suoi successori non sono stati all’altezza, così come i giocatori acquistati in sostituzione di quelli venduti. Con in più la partenza anche del direttore sportivo. Insomma, una rivoluzione assurda e perdente. L’illusione di sentirsi infallibile, un predestinato, un novello re Mida che trasforma in oro tutto ciò che tocca, ha convinto il presidente a poter gestire da solo la delicata fase del dopo scudetto, ma non con la passione del tifoso e la necessaria competenza tecnica, bensì, come al solito, con l’obiettivo del business. E così è stato venduto Kim, la colonna difensiva, per conseguire una consistente plusvalenza, senza provvedere ad un rimpiazzo di analogo valore. La questione dei rinnovi ed adeguamenti contrattuali è stata soffocata da un rifiuto categorico a trattare, provocando la partenza di Lozano e malumori nello spogliatoio, a partire da Zielinski, Osimhen e Kvaratskhelia. Il mancato feeling tra la squadra ed il sostituto di Spalletti, una preparazione atletica discutibile, gli infortuni, un po’ di sfortuna e qualche svista arbitrale hanno fatto il resto. L’esonero di Garcia per Mazzarri non ha sortito gli effetti sperati ed ora l’ultima spiaggia è costituita dal mercato di riparazione di gennaio. Se non si “azzeccheranno” gli acquisti giusti sarà la fine avendo, nel frattempo, perso anche il protagonista delle ultime indovinate compravendite, ovvero Giuntoli. Insomma, occorre metter mano alla tasca e qui sta il problema, perché al nostro presidente piace comprare a poco e vendere a molto. Questa strategia può andar bene per squadre minori, ma non per chi ambisce ad essere competitivo e restare in zona champions. Non sempre, infatti, si può avere la fortuna di riuscire a scovare, a basso costo, campioni come Kim e Kvaratskhelia. Per questi motivi, nutriamo forti perplessità sul futuro: senza sapere chi sarà l’allenatore del prossimo anno difficilmente il presidente rischierà di fare investimenti cospicui. Già, l’allenatore. Quelli buoni li lasciamo sempre scappare, esasperati da incomprensibili tensioni. Alla storiella dell’anno sabbatico e del “troppo amore” per Napoli a giustificazione dell’addio di Spalletti non abbiamo mai creduto. Siamo convinti che le sorti del Napoli sarebbero state ben altre se all’attuale tecnico della Nazionale il presidente avesse mostrato realmente apprezzamento e riconoscenza con l’offerta di un vantaggioso rinnovo contrattuale e l’impegno di costruire insieme il futuro della squadra. Purtroppo, non c’è stato dialogo; la società ha preferito privilegiare le fredde clausole contrattuali ai rapporti umani e così una formale e burocratica pec ha finito col cambiare, irrimediabilmente, il destino del Napoli.

QOSHE - Maledetta quella pec che ha cambiato il destino del Napoli - Antonio Coppola
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Maledetta quella pec che ha cambiato il destino del Napoli

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06.01.2024

Non è facile di questi tempi vedere qualcuno disposto ad assumersi pubblicamente la responsabilità di un fallimento. Onore al presidente Aurelio De Laurentiis, dunque, per il coraggio di aver confessato apertamente, in conferenza stampa, che sono sue le colpe per la stagione, sin qui, deludente del Napoli, chiedendo, perciò, addirittura scusa ai tifosi. Quanto meno ha salvato la faccia, ma ciò non lo esime dalle critiche per aver dilapidato, in brevissimo tempo, un successo storico, qual è stato appunto lo scudetto vinto dopo ben 33 anni di attesa, trasformando in amarezza e rabbia la gioia entusiasmante e incontenibile con cui l’intera città ha festeggiato la trionfante conquista del tricolore. Sono passati pochi mesi dal fatidico 4 maggio 2023, quando ad Udine il Napoli si laureò campione d’Italia, eppure sembra un’eternità rispetto alle scialbe prestazioni ed ai miseri risultati conseguiti nell’attuale campionato, sino alla figuraccia........

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