Emmanuel Macron non è un invasato in cerca di consensi elettorali, non è un guerrafondaio, né un visionario, né un megalomane. È un capo di Stato che non si sottrae alle responsabilità. Sa che il pericolo è grave per l’Europa e sta facendo pressione sui partner occidentali affinché trovino la forza di reagire. Tutti vogliamo la pace, tutti vogliamo che cessi questa guerra infame, ma c’è un solo modo per indurre Putin a negoziare: fargli capire che l’Europa non ha paura di lui, perché è molto più forte di lui". Parla Aline Le Bail-Kremer, personaggio di punta nel dibattito odierno nelle tv e nella società francese. Ha alle spalle una lunga carriera di militante per i diritti umani, ha fondato il collettivo europeo ’Stand With Ukraine’ ed è membro del Bureau National di ’SOS Racisme’. Macron, dopo aver detto più volte che bisogna prepararsi all’idea di inviare truppe sul terreno, ha sfumato affermando che "forse a un certo punto – non lo voglio e non prenderò io l’iniziativa – sarà necessario effettuare operazioni sul terreno, qualunque esse siano, per contrastare le forze russe".

Che significa?

"Non c’è una grande differenza. Il concetto è chiarissimo: se vogliamo la pace, noi europei non possiamo restare a guardare i massacri, le torture e le aggressioni che portano la firma di Vladimir Putin. Dobbiamo dimostrare che siamo forti e che rifiutiamo quelle violenze. Si vis pacem para bellum, dicevano gli antichi romani: se vuoi la pace prepara la guerra. Una formula ripresa anche da von Clausewitz".

Ma un altro stratega, il cinese Sun Tzu, sosteneva che «l’arte della guerra consiste nel sottomettere il nemico senza combattere». Macron dove si colloca fra i due, secondo lei?

"Sta con l’uno e con l’altro. Il suo obiettivo non è scontrarsi militarmente con la Russia. Preparare la guerra non significa per forza andare a combattere. Macron non ha mai detto che vuole mandare truppe a sparare, vuole che si facciano vedere sul terreno e che facciano capire di non accettare passivamente la liquidazione del popolo ucraino. Per essere chiari, Macron sta mettendo in pratica l’ambiguità strategica della dissuasione, cioè lancia un monito solenne e minaccioso il cui scopo è far recedere l’aggressore".

Però è l’unico in Europa a farlo in modo esplicito. Perché questa fuga in avanti? Perché evocare il rischio di una guerra diretta fra la Russia e la Nato? Non sarà che dietro l’atteggiamento bellicista di Macron c’è un calcolo elettorale in vista delle prossime europee? Secondo tutti i sondaggi il suo partito è in forte calo di consensi rispetto a quelle di Marine Le Pen. Forse il presidente francese spera nel cosiddetto ’effetto bandiera’?

"Ma no, smettiamola di ridurre tutto alla politica interna! Sono ben altre le poste in gioco! Macron è l’unico a parlare, dice lei. Per forza: è alla testa dell’unico paese in Europa che può permettersi di farlo. Non dimenticate che la Francia ha un vero esercito, che dispone dell’arma nucleare, e che ha un seggio – unico Paese europeo con la Gran Bretagna – in seno Consiglio di sicurezza. Macron è il capo delle Forze armate: ha il diritto e il dovere di parlare".

Ciò non toglie che è isolato, è uscito allo scoperto e gli altri non lo hanno seguito.

"Non è così solo come dice lei. Diversi paesi stanno con Macron: la Polonia, la Repubblica Ceca, la Finlandia, la Lituania, la Lettonia, l’Estonia, il Canada. Sono già tanti, una forza cui altri si aggiungeranno: perché ormai tutti hanno capito che con Putin contano solo i rapporti di forza".

Non teme un’escalation? Le conseguenze, con paesi che hanno l’arma atomica, possono essere terrificanti.

"L’escalation ci sarà sicuramente se restiamo a guardare. Putin non si fermerà all’Ucraina, come non si era fermato alla Georgia e alla Crimea. Andrà avanti, e saremo costretti a intervenire per difenderci. Nel frattempo lui si sarà rinforzato, magari sarà in vantaggio su di noi. Meglio bloccarlo adesso. Quanto all’atomica, per quanto aggressivo Putin sa che usarla sarebbe un gravissimo errore, perché subirebbe immediate ritorsioni. Dunque non lo farà. Ragione di più per metterlo nell’angolo il più presto possibile".

QOSHE - La campagna della Francia: "Macron guerrafondaio? No, ma sa che per Putin conta solo la forza" - Giovanni Serafini
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La campagna della Francia: "Macron guerrafondaio? No, ma sa che per Putin conta solo la forza"

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18.03.2024

Emmanuel Macron non è un invasato in cerca di consensi elettorali, non è un guerrafondaio, né un visionario, né un megalomane. È un capo di Stato che non si sottrae alle responsabilità. Sa che il pericolo è grave per l’Europa e sta facendo pressione sui partner occidentali affinché trovino la forza di reagire. Tutti vogliamo la pace, tutti vogliamo che cessi questa guerra infame, ma c’è un solo modo per indurre Putin a negoziare: fargli capire che l’Europa non ha paura di lui, perché è molto più forte di lui". Parla Aline Le Bail-Kremer, personaggio di punta nel dibattito odierno nelle tv e nella società francese. Ha alle spalle una lunga carriera di militante per i diritti umani, ha fondato il collettivo europeo ’Stand With Ukraine’ ed è membro del Bureau National di ’SOS Racisme’. Macron, dopo aver detto più volte che bisogna prepararsi all’idea di inviare truppe sul terreno, ha sfumato affermando che "forse a un certo punto – non lo voglio e non prenderò io l’iniziativa – sarà necessario effettuare operazioni sul........

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