Il reazionario Pasolini e le miserie della politica
Il 19 gennaio 1974 il marxista e ateo Pier Paolo Pasolini ha scritto sul “Corriere della sera” parole come pietre sulle radici della vita: «Sono contrario alla legalizzazione dell’aborto, perché lo considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano - cosa comune a tutti gli uomini - io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio più forte ancora della democrazia, ed è inutile ripeterlo».
E’ uno dei tanti esempi che si potrebbero fare per dare una valutazione al livello penoso, anzi, al livello patetico della polemica che torna regolarmente sull’appropriazione di questo intellettuale straordinario – «una figura angelica e allo stesso tempo ripugnante», lo aveva definito il critico d’arte Federico Zeri – da parte dei cosiddetti partiti, dei loro cosiddetti intellettuali organici e dei loro cosiddetti giornalisti da talk show. E Pasolini era di sinistra e guai a chi ce lo tocca. E il vero Pasolini era di destra e adesso ce lo prendiamo noi. E Pasolini di qua. E Pasolini di là. E Pasolini di giù. E Pasolini di su.
Una tale nassa di scemenze, di ignoranza e di banalità che è riesplosa nei giorni scorsi in occasione di un convegno su “Pasolini conservatore”, organizzato a Palazzo Madama dalla Fondazione Alleanza Nazionale, molto seguito da destra e molto contestato da sinistra e nel quale entrambi gli schieramenti, come........





















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