Ferrara A pensarci ora sembra fantascienza, eppure successe davvero. Fu nel marzo del 2004, vent’anni fa giusti giusti, che Patti Smith tenne un concerto speciale per gli studenti di Ferrara nella palestra del liceo Roiti. Se fosse accaduto oggi, sempre ammesso che oggi una cosa del genere possa ancora accadere, sui social ci sarebbero state storie, reel, foto, dirette e contenuti di ogni tipo. L’esibizione chitarra e voce della Sacerdotessa del Rock sarebbe arrivata un po’ ovunque e invece, vent’anni fa, quando ancora Facebook era agli albori e Twitter nemmeno esisteva, rimase un evento per pochi. Un ricordo speciale per quegli adolescenti, oggi adulti, da custodire nella memoria e nel cuore. Era il 2004, dicevamo, e Patti Smith, che già era Patti Smith da molto tempo, fece tappa a Ferrara per un concerto al Teatro Comunale. C’era già stata nel 1999 nell’ambito di Ferrara Sotto le Stelle, su quel palco che, in ordine sparso, ha ospitato artisti come Bob Dylan, Radiohead, Lou Reed e Simple Minds, e aveva deciso di tornarci. Per l’occasione si prese un po’ di tempo e, oltre a incontrare gli studenti, visitò anche il Padiglione di Arte Contemporanea e tenne un reading a Palazzo Schifanoia. Nelle foto che restano di quei momenti, non molte a dire il vero, si vede la Sacerdotessa del Rock sorridere, rapita dall’atmosfera e dalle opere attorno a sé. Accompagnata dall’allora assessore Alberto Ronchi Patti Smith si presentò davanti agli studenti in abiti semplici, jeans, maglietta a righe e giacchetta. Al collo una chitarra acustica, fedele compagna di tante battaglie, e i lunghi capelli sciolti. Davanti una platea di oltre duecento ragazze e ragazzi seduti sul campo da gioco; alle loro spalle gli insegnanti. Alcuni di loro probabilmente coronavano un sogno. Si parlò di musica, di popoli, culture e di come si può fare la propria parte nel mondo. Un occhio di riguardo fu riservato all’11 settembre e alla guerra in Afghanistan, allora al centro dell’attenzione e del dibattito. «Voi - aveva detto la Smith ai ragazzi - siete la cultura che può aiutare un’atmosfera di pace nel mondo». E poi nel salutarli insisté sul valore della vita, sulle emozioni e sul potere che hanno le persone. "People have the power", appunto.