Il patriarca Moraglia: «Che il 2026 porti una pace disarmata e Trentini a casa»
Dalla necessità di una pace disarmante come antidoto alle violenze nel mondo fino all’appello affinché le leadership mondiali pensino al bene dei popoli, passando per la necessità di una Venezia che resti a misura di famiglie e per l’appello alla liberazione di un veneziano come Alberto Trentini, che nel mondo ha seminato solidarietà e che ora, da oltre 400 giorni, si trova nelle carceri venezuelane.
Il bilancio dell’anno che si chiude porta con sé, per il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, anche gli auspici per un 2026 all’insegna del dialogo.
Patriarca Moraglia, Come è stato questo 2025?
«Un anno che ha segnato una svolta epocale. C’è stato il passaggio di testimone fra Francesco e Leone XIV e il Papa, chiunque sia, incide più di quanto si pensi a livello globale. È stato il primo anno di Trump, con la sua politica “America first” e i dazi, e l’Europa si è trovata più “sola” e chiamata a ripensarsi non solo in termini di difesa ma di progetto. Poi la pervasività dell’Intelligenza Artificiale e le grandi proporzioni delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente con la tragedia umanitaria nella striscia di Gaza. Non dimentichiamo, infine, i gravi e crescenti episodi di antisemitismo».
Quali aspettative ha per l’anno nuovo che è alle porte?
«Se intendiamo quali desideri, allora, una pace disarmata e disarmante, come chiede Papa Leone e, per questa, ci vorrebbe a livello planetario (ma non la vedo) una leadership politica in grado di ragionare non secondo la vecchia logica dei blocchi ma a partire dal bene dei popoli. La guerra non giova a nessuno, neppure a chi pensa di poterla vincere; questo vale per la Russia, Israele e per gli altri 56 luoghi dove oggi........





















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