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Guerra commerciale Occidente-Cina

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22.10.2024

In uno scenario geopolitico quanto mai instabile e complesso, l’Occidente appare realmente compatto soltanto su una manciata di questioni: su tutte, la determinazione a inasprire la guerra commerciale in atto con la Cina, a cui sono in pochi a opporsi e che si palesa nel crescendo, in questo inizio d’autunno, di provvedimenti volti a introdurre o rafforzare rilevanti dazi all’importazione di veicoli elettrici e altri beni da Pechino, in un maldestro tentativo di porre in particolar modo l’automotive europeo al riparo dall’insidiosa concorrenza dei nuovi grandi attori cinesi.

La pressoché totale unanimità di consensi a un’ulteriore virata protezionistica è certificata dagli Stati Uniti, chiamati al voto tra due settimane, in cui l’imposizione di ingenti balzelli alle auto elettriche cinesi è, con ogni probabilità, l’unico punto di contatto tra i due contendenti alla presidenza e l’unica policy su cui vi sia continuità tra l’amministrazione Trump e la presidenza Biden, il quale, solo poche settimane fa, ha approvato gli aumenti ai dazi introdotti dal suo predecessore, che interessano non solo i veicoli elettrici prodotti nella Repubblica Popolare (la cui aliquota sale al 100 per cento), ma anche le celle solari (50 per cento), le batterie per automobili (25 per cento), l’acciaio, l’alluminio e diversi minerali critici.

Lo scorso 4 ottobre è stata la volta di Bruxelles, con la Commissione europea che ha ricevuto il disco verde alla proposta di introdurre nuovi dazi cosiddetti “compensativi” e compresi tra il 7,8 e il 35 per cento – tra un astensionismo dilagante e l’opposizione di soli cinque Stati membri, capitanati dalla Germania, la cui contrarietà è facilmente spiegata dal tentativo di tutelare gli interessi di gruppi tedeschi quali Volkswagen e Mercedes, che già producono alcune vetture in Cina, tra cui quelle a marchio Smart e Cupra. Sommandosi ai dazi al 10 per cento già in essere, le gabelle sulle e-car cinesi, che variano a seconda della casa automobilistica di produzione, arriveranno dunque a un massimo del 45 per cento.

Parimenti, il governo di Trudeau ha approvato tariffe doganali........

© L'Opinione delle Libertà


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