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LIVORNO. «Una personalità fortissima in grado di tenere in pugno decine di tossicodipendenti. Abile e violento: non forniva droga prima di essere pagato, sapeva colpire (era un pugile) e gestiva un discreto traffico di stupefacenti». E proprio pochi giorni prima di aver sferrato il pugno mortale a Denny Magina, facendolo cadere dalla finestra – questa l’ipotesi accusatoria – avrebbe picchiato un diciottenne tunisino, con le tracce di sangue ancora visibili nell’appartamento occupato di via Giordano Bruno, l’alloggio popolare dal quale è precipitato a 29 anni il ragazzo che Livorno piange da un anno e mezzo.

È così che il gip nell’ordinanza di custodia cautelare descrive Hamed Hamza, il trentaquattrenne tunisino accusato di aver colpito il ragazzo, poi morto in ospedale dopo il tragico volo dalla finestra nella notte fra il 21 e il 22 agosto 2022. L’uomo – che avrebbe occupato insieme alla moglie l’abitazione di Casalp, trasformandola in una centrale di spaccio – negli attimi successivi al dramma che Livorno non riesce ancora a dimenticare, secondo l’accusa, avrebbe verosimilmente incaricato i giovani che si trovavano con lui – Amine Ben Nossra (tunisino, 31 anni) e Niko Casoli (livornese, 30), come lui indagati per concorso in omicidio preterintenzionale – di recuperare la somma di denaro, 560 euro, che la vittima aveva addosso, nel frattempo allontanandosi senza essere notato da nessuno. Questi ultimi – sia quando si sono affacciati alla finestra indossando dei cappellini, sia in strada – sono stati filmati con il telefonino da due persone che si trovavano vicino al corpo del ventinovenne, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Sono le ragazze che, sentito il boato, sono accorse fuori dal loro condominio per capire che cosa stesse succedendo. Imbattendosi anche in due donne (una sarebbe stata la moglie di Hamza, l’altra una signora che nulla ha a che a fare con la vicenda). Denaro che, tuttavia, grazie alla presenza delle due testimoni non è mai stato recuperato e che è stato poi sequestrato.

La vittima del pestaggio avvenuto pochi giorni prima della morte di Denny è stata ascoltata dai militari. Ha ammesso di aver avuto un’aspra discussione con Hamza per un proprio debito di droga, mentre i rilievi scientifici dell’Arma – nella stessa camera dalla quale è precipitato Magina – hanno rinvenuto tracce di sangue attribuibili a lui, provocate dalla violenza di Hamza, ora in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Le stesse accuse, in concorso, riguardano il connazionale trentunenne Amine Ben Nossra (scarcerato dal tribunale del riesame) e il livornese Niko Casoli, indagato successivamente insieme agli altri per omicidio volontario (il capo di impuazione inizialmente ipotizzato per tutti dal pubblico ministero Giuseppe Rizzo, ora derubricato in preterintenzionale) e si trova in cella, alle Sughere, per altri reati.

QOSHE - Omicidio di Denny Magina: poche ore prima "il pugile" Hamza avrebbe picchiato un ragazzo - Stefano Taglione
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Omicidio di Denny Magina: poche ore prima "il pugile" Hamza avrebbe picchiato un ragazzo

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25.03.2024

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LIVORNO. «Una personalità fortissima in grado di tenere in pugno decine di tossicodipendenti. Abile e violento: non forniva droga prima di essere pagato, sapeva colpire (era un pugile) e gestiva un discreto traffico di stupefacenti». E proprio pochi giorni prima di aver sferrato il pugno mortale a Denny Magina, facendolo cadere dalla finestra – questa l’ipotesi accusatoria – avrebbe picchiato un diciottenne tunisino, con le tracce di sangue ancora visibili nell’appartamento occupato di via Giordano Bruno, l’alloggio popolare dal quale è precipitato a 29 anni il ragazzo che Livorno piange da un anno e mezzo.

È così che il gip nell’ordinanza di custodia cautelare descrive........

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