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cronaca

LIVORNO. Gli ha aperto la porta della casa-studio pensando che a suonare il campanello fosse stato un paziente. Ma si è ritrovato la pistola puntata in faccia. Non una parola del bandito vestito di nero e con una maschera a nascondere il volto: solo alcune parole scritte sui bigliettini di carta, poi spariti, per obbligarlo ad aprirgli la cassaforte.

Dove è successo

Choc in un ambulatorio della zona di San Jacopo, sul lungomare, dove uno psicologo settantenne è stato rapinato da un uomo attorno alle 20 di giovedì scorso. Minacciato con l’arma – vera o finta non è chiaro, ma di certo il professionista livornese non poteva saperlo, né fare troppi ragionamenti in quel momento così delicato – e poi accompagnato, sempre con la pistola puntata in questo caso alla schiena, in giro per casa alla ricerca di soldi e preziosi. Un agguato durato diversi minuti. Il rapinatore, infatti, non volendo mai parlare scriveva i suoi ordini con la mano destra su un biglietto di carta. Una grafia che lo psicologo non è riuscito a collegare a nessuno, circostanza fra l’altro molto difficile in un momento del genere, scelta come unico modo per comunicare unita allo scuotere dell’arma, con cui più volte il bandito avrebbe minacciato di fare fuoco se solo la vittima non gli avesse dato ascolto.

Minacciato da un coltello

Lo psicologo lo ha portato dritto alla cassaforte, che però era vuota. E in quel momento la tensione è salita ulteriormente alle stelle, col bandito che ha scritto altri biglietti minatori sottolineando che se non avesse avuto dei soldi o dell’oro le cose si sarebbero messe male. Per rendere ancora più esplicite le intenzioni, con la vittima nel frattempo paralizzata dal terrore, l’aggressore mascherato ha pure impugnato un coltello, puntandoglielo. E a questo punto, il professionista, andando alla ricerca del poco denaro custodito fra le mura domestiche gli ha consegnato i soldi, qualche centinaio di euro stando a una prima ricostruzione, anche se né lui, né i familiari, da questo punto di vista avrebbero ancora ben chiaro l’ammanco, essendosi subito preoccupati della salute e del pericolo scampato.

Le indagini

Ma chi può essere stato ad agire andando a colpo sicuro sapendo della presenza della cassaforte? Le ipotesi sulle quali sta indagando la polizia, intervenuta con le volanti e poi con la Squadra mobile, sono molteplici. Un paziente? Qualcuno che potesse avercela con lui? O un totale estraneo che non ha voluto proferire parola per non essere riconosciuto dall’accento? Gli inquirenti non possono escludere nulla e stanno anche analizzando le telecamere della zona per fare l’elenco delle auto transitate, in modo da poter individuare quella del bandito, che in casa era da solo ma fuori potrebbe facilmente aver avuto un complice in macchina o in scooter ad aspettarlo per la fuga. I parenti più stretti, dopo aver appreso dell’accaduto, lo hanno raggiunto per confortarlo, per farlo stare tranquillo dopo il terribile agguato, che mai aveva subito prima d’ora. Non sarà facile, dato che l’uomo – che al Tirreno non vuole parlare della vicenda – è da ore fuori di sé. Spaventatissimo e sotto choc. E non potrebbe essere altrimenti dopo essere stato rapinato nel suo luogo sicuro, la casa dove risiede e lo studio dove lavora, da una persona armata di pistola.


QOSHE - Livorno, psicologo rapinato in casa da un uomo armato di pistola - Stefano Taglione
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Livorno, psicologo rapinato in casa da un uomo armato di pistola

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30.03.2024

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LIVORNO. Gli ha aperto la porta della casa-studio pensando che a suonare il campanello fosse stato un paziente. Ma si è ritrovato la pistola puntata in faccia. Non una parola del bandito vestito di nero e con una maschera a nascondere il volto: solo alcune parole scritte sui bigliettini di carta, poi spariti, per obbligarlo ad aprirgli la cassaforte.

Dove è successo

Choc in un ambulatorio della zona di San Jacopo, sul lungomare, dove uno psicologo settantenne è stato rapinato da un uomo attorno alle 20 di giovedì scorso. Minacciato con l’arma – vera o finta non è chiaro, ma di certo il professionista livornese non poteva saperlo, né fare troppi ragionamenti in quel momento così delicato – e poi accompagnato, sempre con la pistola puntata in questo caso alla schiena, in giro per casa alla........

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