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LUCCA. «Stavolta non si torna indietro». Il dottore Sauro Luchi, 65 anni, responsabile del reparto di Malattie infettive ed epatologia dell’ospedale San Luca, lascia la sanità pubblica. Sembra una notizia già letta, una sorta di déjà-vu mediatico, e in effetti lo è. A inizio del 2022 Luchi aveva deciso di andare in pensione ma vista la sua crescente importanza all’interno dell’Asl nord ovest, in quanto infettivologo è stato uno dei medici in prima linea durante la pandemia, la direttrice generale Maria Letizia Casani gli aveva chiesto di rimanere altri due anni e così il medico aveva fatto marcia indietro. «Questa è la volta buona, lascio davvero – racconta Luchi –. Ero d’accordo con la direttrice che sarei arrivato fino a primavera-estate e così è stato. Da luglio non sarò più un dipendente dell’Asl, farò il nonno e con, un impegno molto minore rispetto all’attuale, continuerò ad occuparmi di epatologia e malattie infettive, ma dove non lo so ancora. Del resto, il lavoro per me è sempre stato una passione e quindi ho intenzione di continuare con le cose che più mi divertono. Ringrazio l’azienda e tutti i colleghi del reparto, siamo cresciuti assieme. Quello nella sanità pubblica è stato un viaggio bellissimo iniziato nel ’88 a Pisa e proseguito a Lucca a partire dal ’97. Com’è cambiata la sanità? Domanda difficile. Di certo è diventata troppo burocratica e i carichi di lavoro sono aumentati sottraendo tempo al rapporto medico-paziente. Non è un bene: sono sempre stato convinto che il medico cura più delle medicine. Oggi è tutto più complesso, proprio per questo dal punto di vista dei modelli organizzativi la sanità è molto migliorata rispetto a quando ho iniziato. All’epoca le performance di un reparto erano troppe legate alle capacità personali di chi lo dirigeva o di chi ci lavorava».

Per molti lucchesi Luchi è "il medico del Covid". C’ è la sua mano nella riorganizzazione della struttura ospedaliera volta a garantire l’isolamento dei contagiati, nell’utilizzo delle terapie per la gestione dei casi più gravi e sono tanti, tantissimi i pazienti passati dal suo reparto in quei mesi difficili. Ancora oggi molti lo ringraziano per esserne usciti vivi (tra questi l’allora sindaco Alessandro Tambellini). Non solo: Luchi è stato anche un divulgatore, sempre disponibile con i mezzi di informazione per spiegare alla popolazione, in modo puntuale e comprensibile, quello che stava avvenendo e come ci si doveva comportare. «Sono stati anni particolarmente provanti – racconta il medico – ma sotto un certo punto di vista anche belli: di fronte a quella esperienza tragica il personale sanitario si è unito, compattato, e ha retto il colpo, permettendoci alla lunga di uscirne grazie ai vaccini. Il momento più brutto? La prima ondata: arrivavano i pazienti in ospedale e non riuscivano a trovare letti a sufficienza. Non sapevano come trattarli e il mattino dopo finivano in rianimazione. Del resto, quello che è accaduto era al di fuori di ogni previsione. Devo dire che la flessibilità nella gestione degli spazi consentita dalla modularità del San Luca ci ha aiutato molto in quella emergenza».

Molti addetti ai lavori ritengono che le domande in merito a nuove pandemie non debbano partire con il “se” bensì con il “quando”, visto che il ripresentarsi del fenomeno è dato per scontato. Luchi non ha queste certezze: «Io dico che dobbiamo stare attenti all’antibiotico resistenza: ci sono sempre più batteri che resistono alle terapie antibiotiche e la diffusione di questi germi multi-resistenti potrebbe essere causa di una nuova pandemia. Ci sono studi che dimostrano che a breve i decessi provocati da questi agenti patogeni supereranno quelli per i morti di tumore. Certamente, se una cosa del genere dovesse succedere arriveremo più preparati. Il Covid ci ha insegnato molto».

Tra le cose a cui Luchi avrà piacere di dedicarsi ci sono gli incontri con la popolazione: «A breve ne organizzeremo alcuni con la medicina di gruppo di Ponte San Pietro – spiega – bisogna fare un salto culturale a livello di popolazione ma anche di sanitari. Troppo spesso gli antibiotici vengono utilizzati in modo inappropriati e questo è alla base della proliferazione dei germi multi-resistenti. Per fortuna in ambito animale, in particolare negli allevamenti, l’uso degli antibiotici è in riduzione».


QOSHE - In pensione il “medico del Covid”. L’infettivologo Luchi lascia l’Asl - Gianni Parrini
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In pensione il “medico del Covid”. L’infettivologo Luchi lascia l’Asl

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21.03.2024

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LUCCA. «Stavolta non si torna indietro». Il dottore Sauro Luchi, 65 anni, responsabile del reparto di Malattie infettive ed epatologia dell’ospedale San Luca, lascia la sanità pubblica. Sembra una notizia già letta, una sorta di déjà-vu mediatico, e in effetti lo è. A inizio del 2022 Luchi aveva deciso di andare in pensione ma vista la sua crescente importanza all’interno dell’Asl nord ovest, in quanto infettivologo è stato uno dei medici in prima linea durante la pandemia, la direttrice generale Maria Letizia Casani gli aveva chiesto di rimanere altri due anni e così il medico aveva fatto marcia indietro. «Questa è la volta buona, lascio davvero – racconta Luchi –. Ero d’accordo con la direttrice che sarei arrivato fino a primavera-estate e così è stato. Da luglio non sarò più un dipendente dell’Asl, farò il nonno e con, un impegno molto minore rispetto all’attuale, continuerò ad occuparmi di epatologia e malattie infettive, ma dove non lo so ancora. Del resto, il lavoro per me è sempre stato una passione e quindi ho intenzione di continuare con........

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