Aiutare l’Unahotels nelle sue ambizioni. Questa la mission di Tarik Black. Da lui stesso spiegata nella presentazione di ieri al "Caffè Arti & Mestieri".

Dopo l’omaggio del direttore sportivo Filippo Barozzi alla figura di Gianni Pastarini, storico fondatore e dirigente della società scomparso martedì notte, è partito il fuoco di fila di domande a Black.

Le sue prime impressioni?

"Sono in una squadra con cui, da avversario, ho condiviso una finale di Fiba Cup (quella amara per la Unahotels contro i turchi del Bahcesehir, ndr) e se un club arriva a questi livelli non è mai per caso e dimostra che ha ambizioni".

Come è approdato a Reggio? "Prima ancora che mi arrivasse una proposta della società, mi aveva già chiamato Jamar (Smith, suo compagno di squadra proprio al Bahcesehir, ndr) dicendomi che sarebbe stato molto felice se fossi venuto a giocare qui e che ne avevano parlato anche col coach. Questo, e la grande reputazione della società, mi hanno convinto subito". Era ai box da diversi mesi, si sente pronto?

"Sto bene. La scelta di stare fermo era legata alla nascita di mia figlia; ho ritenuto opportuno restare negli Usa con la mia famiglia fino al lieto evento, anche se questo avrebbe significato iniziare la mia stagione in ritardo. Sono molto motivato e ambizioso: ho tantissima voglia di divertirmi e di far arrivare l’Unahotels il più in alto possibile".

Che idea si è fatto della squadra?

"Parlano i risultati: in particolare le due vittorie su un team di Eurolega come Bologna e la finale di Coppa Italia sfumata solo al supplementare. Segnali che questo gruppo può competere con tutti. In questi primi giorni cercherò di capire come poter essere utile cercando di conoscere i talenti e le caratteristiche dei miei compagni".

Cosa le ha chiesto Priftis?

"Innanzitutto ha voluto informarsi in modo dettagliato sulle mie condizioni fisiche e mi ha mostrato grande rispetto nel voler tenere conto delle mie caratteristiche tecniche in una squadra che ha soprattutto lunghi perimetrali mentre io sono un giocatore d’area. Quindi abbiamo parlato anche delle varianti che si applicheranno al gioco".

Immagino saprà del legame tra Reggio e Kobe Bryant...

"Il giorno che ho firmato per Reggio era lo stesso dell’inaugurazione del monumento a Kobe allo Staples Center, quindi ho pensato: che coincidenza! Inoltre avendolo avuto come compagno ho potuto conoscere anche la grandezza e la genialità dell’uomo Bryant. Per questo giocare dove è cresciuto anche umanamente è una cosa molto bella".

Suo compagno di reparto sarà il 18enne Momo Faye. Si vede anche nel ruolo di "chioccia"? "Quando ero al College ho avuto la possibilità di allenarmi con giocatori o coach che poi hanno avuto una bella carriera in Nba. E’ stato utilissimo per me. Oggi mi rivedo in lui: la competizione in allenamento, il poter mettere in comune le nostre abilità e qualche segreto farà crescere noi e la squadra".

Avrà il numero 28, che l’accompagna da tempo. Ha un significato particolare?

"E’ una citazione del capitolo 28 dei Proverbi ("L’empio fugge senza che alcuno lo perseguiti, ma il giusto se ne sta sicuro come un leone", ndr). Quando mi sono avvicinato alla fede, al College, mi ha fatto capire che il mio futuro di uomo sarebbe dipeso soprattutto dai miei comportamenti quotidiani".

Ci descriva il Tarik Black fuori dal campo.

"Innanzitutto un padre di famiglia: assorbito molto dai suoi 3 figli. Nel tempo libero seguo affari immobiliari che ho a Dallas e mi interesso di arte e creatività. Fu molto stimolante per me, per esempio, quando venendo in estate in Italia per un progetto legato all’Nba, poter visitare la fabbrica della Lamborghini".

A margine del dialogo col nuovo acquisto il ds Barozzi ha sottolineato che "l’arrivo di Black ci darà grande presenza nel pitturato: in difesa con rimbalzi e protezione dell’area, in attacco avremo maggior gioco interno e, con la sua abilità nei blocchi e nei movimenti, libererà spazi per gli esterni".

QOSHE - "Questo è un club ambizioso». Tarik Black ha le idee chiare: : "Possiamo competere con tutti. Sì, ero ai box, ma per mia figlia» - Gabriele Gallo
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"Questo è un club ambizioso». Tarik Black ha le idee chiare: : "Possiamo competere con tutti. Sì, ero ai box, ma per mia figlia»

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23.02.2024

Aiutare l’Unahotels nelle sue ambizioni. Questa la mission di Tarik Black. Da lui stesso spiegata nella presentazione di ieri al "Caffè Arti & Mestieri".

Dopo l’omaggio del direttore sportivo Filippo Barozzi alla figura di Gianni Pastarini, storico fondatore e dirigente della società scomparso martedì notte, è partito il fuoco di fila di domande a Black.

Le sue prime impressioni?

"Sono in una squadra con cui, da avversario, ho condiviso una finale di Fiba Cup (quella amara per la Unahotels contro i turchi del Bahcesehir, ndr) e se un club arriva a questi livelli non è mai per caso e dimostra che ha ambizioni".

Come è approdato a Reggio? "Prima ancora che mi arrivasse una proposta della società, mi aveva già chiamato Jamar (Smith, suo compagno di squadra proprio al Bahcesehir, ndr) dicendomi che sarebbe stato molto felice se fossi venuto a giocare qui e che ne avevano parlato anche col coach. Questo, e la grande reputazione della società, mi hanno convinto subito". Era ai box........

© il Resto del Carlino


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