TRIESTE Suor Alessandra Smerilli è una delle economiste più ascoltate da Papa Francesco. Sarà lei la relatrice stasera, 28 febbraio, alle 20.30 nella cattedrale di San Giusto, a Trieste, del secondo incontro della Cattedra di San Giusto. Docente di Economia politica alla Pontificia facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium di Roma, componente del Comitato scientifico di Economy of Francesco, Segretaria del Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello sviluppo umano integrale, suor Smerilli offrirà la sua riflessione sul tema "La democrazia alla prova dell’economia: economia civile e democrazia”. «O è civile o non è economia» è il motto della Scuola di economia civile di cui suor Smerilli è socia fondatrice, docente e testimone.

Suor Alessandra Smerilli, come coniugare lo sviluppo economico con la libertà politica e sociale?

«Lo sviluppo è libertà, è il titolo di un noto libro di Amartya Sen. Sviluppo senza libertà non è una condizione sociale desiderabile, che nella storia recente abbiamo anche conosciuto, e continuiamo a conoscere nel mondo. Oggi la vera sfida è non sacrificare per scopi economici conquiste sociali che abbiamo ottenuto nei secoli, dalla sanità universale alla scuola pubblica di qualità per tutti, alle pensioni, all’assistenza dei più fragili. I segnali che ci arrivano dall’Italia e dall’Europa non sono sempre buoni, ma dobbiamo continuare a vigilare e non rassegnarci».

Amartya Sen sostiene infatti che lo sviluppo non è fatto solo di ricchezza e di accumulo di beni ma anche di libertà e di diritti individuali. Che ne pensa?

«Ne penso molto bene, Sen è uno dei miei maestri di pensiero economico e sociale. Dobbiamo usare molti indicatori per misurare il benessere individuale e collettivo, ma quelli più importanti sono i diritti e le libertà delle persone e, aggiungo io, del pianeta e delle specie viventi. Se l’aumento del reddito economico riduce libertà e diritti - pensiamo a quella parte crescente del Pil fatta di gioco d’azzardo, di armi, petrolio, tabacco… -quel reddito che aumenta riduce il benessere e la “pubblica felicità” come dicevano gli economisti civili del ‘700 italiano».

Dopo la pandemia, una guerra alle porte d’Europa e in Medio Oriente. Viviamo un tempo di nuove paure e insicurezze. Si può ancora immaginare un futuro sostenibile?

«Dobbiamo immaginarlo. Esiste anche una “carità intellettuale”, diceva Antonio Rosmini, cioè amore civile che si esprime anche nel pensare diversamente il mondo, a partire dagli ultimi e dai più vulnerabili, che oggi deve includere anche il pianeta e tutte le specie viventi. Il futuro sarà sostenibile se lo è anche il presente, altrimenti il futuro ci distrae dalle responsabilità del presente».

In quale misura l’Economia civile può incoraggiare un cambiamento culturale ed economico del mercato?

«In realtà lo sta già facendo, l’Economia civile interessa e attira l’attenzione del mondo culturale e ormai anche scientifico. Ma il mondo per cambiare davvero ha bisogno di idee, lo sappiamo, ma ha anche bisogno di opere, di azioni della gente, dei cittadini, degli imprenditori, di miliardi di persone. Non basta “pensare” il mondo per trasformarlo: per trasformarlo c’è bisogno che quel pensiero diventi carne: “É il logos si è fatto carne”».

Un'altra paura è prodotta dalla precarietà come stato esistenziale dei giovani in un mercato del lavoro sempre più flessibile. Come dare sicurezza ai giovani sul lavoro? Serve un nuovo patto fra generazioni?

«Si parla spesso di questo patto, ma mancano le azioni concrete. Purtroppo la condizione dei giovani nel mondo del lavoro sta peggiorando in questi anni. Occorre iniziare a fare azioni concrete, a partire da una scuola diversa, più attenti alle famiglie fragili, agli immigrati, alle periferie: sono quei giovani che fanno fatica. Poi le imprese devono praticare di più “l’ospitalità economica” verso i giovani, vivendo la virtù della generosità. I giovani crescono se incontrano la generosità degli adulti».

Lei oggi interverrà all’appuntamento della Cattedra di San Giusto a Trieste, una città che ha conosciuto una pesante crisi industriale e un’emergenza sociale con 500 posti di lavoro a rischio e che oggi guarda a uno sviluppo più fondato su turismo, porto e terziario. Si può fare a meno dell’industria?

«L’industria sta cambiando profondamente, e dobbiamo essere capaci di guidare questo cambiamento. Serve un’industria a impatto zero, che viva la reciprocità anche con l’ambiente, che crei lavoro senza distruggere la terra. Il lavoro nascerà sempre meno dall’industria e sempre più dai servizi. Servono fantasia, immaginazione, innovazione. Penso a Bilbao, una città che ha saputo ripensarsi e da città siderurgica è industriale è diventata ecologica e luogo di cultura».

Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Si’ spiega che il problema del degrado ambientale chiama in causa i comportamenti di ognuno di noi. Quanto pesa l’emergenza ambientale e climatica sullo sviluppo?

«Pesa molto, anche per responsabilità di noi economisti (appartengo alla categoria). Abbiamo costruito il capitalismo sulla legge aurea del “mutuo vantaggio”, e abbiamo fatto bene. Ma ci siamo dimenticati del vantaggio della terra, che abbiamo solo sfruttato o usato come pattumiera. Serve un mutuo vantaggio che includa tutta la creazione, serve un nuovo Cantico di Frate sole, una fraternità che non si limiti solo agli esseri umani. Dobbiamo cambiare, ma cambiare davvero, non solo in superficie».

C’è chi sostiene che la globalizzazione sia in declino e che il mondo si stia sempre più regionalizzando. Che ne pensa?

«È una fase di reazione ad una precedente di eccessiva corsa verso la globalizzazione. La storia conosce il meccanismo del pendolo. Si troverà un equilibrio. La chiesa ha sempre parlato di sussidiarietà, ma la globalizzazione è stata anti-sussidiaria (si pensi alla finanza). Serve una globalizzazione sussidiaria, che sappia partire dal locale e guardare al globale: “pensa locale e agisci globale”, dovremmo dire oggi ribaltando il motto di qualche decennio fa (Think globally act locally)».

L’intelligenza artificiale è un pericolo?

«È un segno della grande intelligenza umana capace di fare macchine così intelligenti. Ogni grande innovazione è stata usata anche male nel corso della storia, ma spesso è usata anche bene. Noi cristiani non possiamo essere pessimisti perché al centro del nostro umanesimo c’è la virtù della speranza. Tuttavia, dobbiamo essere estremamente vigili e non ingenui di fronte al potenziale di manipolazione che offre alle grandi potenze economiche. Come il Messaggio del Santo Padre per la Pace ha spiegato, la formazione su queste tecniche e sul pensiero critico, così come la regolamentazione globale, saranno le due garanzie contro un uso che sarebbe dannoso per l'umanità».

Le guerre stanno spingendo migranti e rifugiati verso Trieste porta dell’Est dai Balcani. Per l’Europa sono una risorsa anche economica che richiede misure di accoglienza. E l’Italia?

«L'Eurozona continua a crescere, con un'inflazione sotto controllo e una certa stabilità. Ma i dati economici non bastano a rassicurare una popolazione che dubita del proprio futuro e dei propri leader politici. I migranti hanno sete di vita e di futuro, hanno molto da insegnarci. Non abbiamo solo bisogno della loro manodopera; i loro volti riflettono il significato della nostra presenza sulla terra. “Dio cammina con il suo popolo”, sarà il titolo del prossimo messaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale del migrante e rifugiato: in ogni fratello o sorella in cammino c’è la presenza di Dio che ci interpella. Siamo in grado di riconoscerLo e ascoltare la sua voce?»

QOSHE - La suora economista consulente del Papa: «Non c’è crescita del Pil senza libertà e diritti» - Piercarlo Fiumanò
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La suora economista consulente del Papa: «Non c’è crescita del Pil senza libertà e diritti»

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28.02.2024

TRIESTE Suor Alessandra Smerilli è una delle economiste più ascoltate da Papa Francesco. Sarà lei la relatrice stasera, 28 febbraio, alle 20.30 nella cattedrale di San Giusto, a Trieste, del secondo incontro della Cattedra di San Giusto. Docente di Economia politica alla Pontificia facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium di Roma, componente del Comitato scientifico di Economy of Francesco, Segretaria del Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello sviluppo umano integrale, suor Smerilli offrirà la sua riflessione sul tema "La democrazia alla prova dell’economia: economia civile e democrazia”. «O è civile o non è economia» è il motto della Scuola di economia civile di cui suor Smerilli è socia fondatrice, docente e testimone.

Suor Alessandra Smerilli, come coniugare lo sviluppo economico con la libertà politica e sociale?

«Lo sviluppo è libertà, è il titolo di un noto libro di Amartya Sen. Sviluppo senza libertà non è una condizione sociale desiderabile, che nella storia recente abbiamo anche conosciuto, e continuiamo a conoscere nel mondo. Oggi la vera sfida è non sacrificare per scopi economici conquiste sociali che abbiamo ottenuto nei secoli, dalla sanità universale alla scuola pubblica di qualità per tutti, alle pensioni, all’assistenza dei più fragili. I segnali che ci arrivano dall’Italia e dall’Europa non sono sempre buoni, ma dobbiamo continuare a vigilare e non rassegnarci».

Amartya Sen sostiene infatti che lo sviluppo non è fatto solo di ricchezza e di accumulo di beni ma anche di libertà e di diritti individuali. Che ne pensa?

«Ne penso molto bene, Sen è uno dei miei maestri di pensiero economico e sociale. Dobbiamo usare molti indicatori per misurare il benessere individuale e collettivo, ma quelli più importanti sono i diritti e le libertà delle persone e, aggiungo io, del pianeta e delle specie viventi. Se l’aumento del reddito economico riduce libertà........

© Il Mattino di Padova


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