La notte di Natale ha prestato servizio come chierichetto durante la messa celebrata nella chiesa di San Francesco di Paola, a Milano, nella centralissima via Manzoni. Il video che lo ritrae in tunica ha fatto il giro del web ma per Jean Alesi la fede è sempre stato un elemento centrale della vita, dall’infanzia in Francia sino alla Formula 1.

Come mai quest’esperienza proprio a Milano?

“Da otto anni ho una casa nel centro di Milano. È una città che mi piace molto, a misura d’uomo: si può lasciare l’auto in garage e girare il centro a piedi. Un amico me l’ha proposto e ho accettato di buon grado: quest’esperienza mi ha riportato indietro ai tempi dell’infanzia infanzia”.

L’Italia sempre nel cuore?

"L’Italia è il paese dei miei nonni, tutti siciliani emigrati in Francia in cerca di lavoro. L’Italia è e resta il paese delle mie radici. Credo che i più grandi ambasciatori di un paese siano proprio i figli degli emigrati. Perché sin da bambino senti parlare di quel paese, delle sue tradizioni e ti rimane sempre la curiosità e l’orgoglio per le tue origini che non ti lasceranno mai”.

Vale lo stesso per lei?

"Certamente. Quelli che raccontavano più dell’Italia erano proprio i nonni, che vivevano con noi in Francia ma non parlavano francese. Erano tutti siciliani e mi hanno cresciuto con i loro racconti che mi porterò sempre con me”.

Cosa si ricorda di loro?

“Erano persone semplici, molto legate alle loro tradizioni e soprattutto molto devote. E la fede è da sempre un elemento che scandisce la vita in Italia e lo era ancor di più per noi che ci trovavamo all’estero. Ricordo ancora le cene per la festa di San Giuseppe con il tradizionale bastone, la messa della notte di Natale e i pranzi di Pasqua. Per loro e per noi era un mantenere un legame con le origini”.

Tornava spesso in Sicilia da ragazzo?

"Ogni estate. Papà e mamma rimanevano in Francia a lavorare mentre noi scendevamo ad Alcamo nella casa dei nonni, quella dove era nato mio papà Franco. Quella casa l’ho ristrutturata qualche anno fa e ci torno ancora adesso tutte le estati con mia moglie e miei figli”.

Com’è oggi la sua Sicilia?

"Bellissima, profumi e sapori unici. Per me lì è la vera vacanza, relax tra amici e parenti. Però credo sia difficile viverci il quotidiano. Francamente mi dispiace vedere tutta questa differenza tra nord e sud dell’Italia. Anche in Francia ci sono delle differenze ad esempio tra Normandia e Provenza, dove vivo ma è un’unica nazione. In Italia sembra di vivere in due Paese diversi”.

Torniamo alla fede. Com’è vissuta in Formula 1?

"Facciamo un mestiere pericoloso e ognuno è consapevole di rischiare la vita ogni volta che sale in auto. Soprattutto negli anni novanta quando correvo io e gli incidenti erano assai più frequenti. Ci sono piloti che vengono da ogni parte del mondo ma ognuno ha il suo Dio a cui affidare la propria vita prima di indossare il casco”.

Ayrton Senna sembrava molto religioso all’epoca.

"Sì, anche se la sua fede ai miei occhi è sempre stata troppo esibita: sembrava che pregasse solo lui. Il mio concetto di rapporto con Dio è qualcosa di più intimo e personale. Anche l’altra sera mi sono un po’ stupito delle foto mie con la tunica di chierichetto. Poi ho capito che è normale per un personaggio pubblico”.

Nel giugno prossimo compirà sessant’anni. Che bilancio?

"Sono felice perché ho fatto un mestiere che tutti sognano da bambini e che mi ha permesso di costruirmi una vita agiata. La mia fortuna è non sentirmi mai pilota per sempre e aver sempre mantenuto i piedi per terra, seguendo in fondo gli insegnamenti dei miei nonni. Nel frattempo continuo a divertirmi: vivo ad Avignone dove gestisco un’azienda che produce vino rosso della Côte du Rhône”.

E i suoi tre figli?

"Helena, la più grande, ha lanciato una linea di cosmetici. Giuliano è pilota Toyota e vive in Giappone mentre John, che ha 16 anni, studia ancora in una scuola di Ginevra”.

Qualche rimpianto per come è andata la sua carriera in Formula 1?

"Mi resta il rammarico per non aver ripagato con qualche soddisfazione in più in pista il grande affetto dei tifosi della Ferrari. Sono stati cinque anni difficili, durante i quali però piano piano eravamo riusciti a risalire la china e invece Jean Todt decise di puntare tutto su Michael Schumacher”.

Dopo l’incidente sugli sci, che effetto le fa saperlo disteso su un letto in stato vegetale?

"È triste quello che gli è accaduto ed è triste saperlo così. Questa è la conferma che siamo tutti uguali davanti al Signore e che il nostro destino è nelle sue mani”.

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Jean Alesi chierichetto la notte di Natale: “Ogni pilota ha il suo Dio. Io ho ereditato la fede dai miei nonni siciliani”

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26.12.2023

La notte di Natale ha prestato servizio come chierichetto durante la messa celebrata nella chiesa di San Francesco di Paola, a Milano, nella centralissima via Manzoni. Il video che lo ritrae in tunica ha fatto il giro del web ma per Jean Alesi la fede è sempre stato un elemento centrale della vita, dall’infanzia in Francia sino alla Formula 1.

Come mai quest’esperienza proprio a Milano?

“Da otto anni ho una casa nel centro di Milano. È una città che mi piace molto, a misura d’uomo: si può lasciare l’auto in garage e girare il centro a piedi. Un amico me l’ha proposto e ho accettato di buon grado: quest’esperienza mi ha riportato indietro ai tempi dell’infanzia infanzia”.

L’Italia sempre nel cuore?

"L’Italia è il paese dei miei nonni, tutti siciliani emigrati in Francia in cerca di lavoro. L’Italia è e resta il paese delle mie radici. Credo che i più grandi ambasciatori di un paese siano proprio i figli degli emigrati. Perché sin da bambino senti parlare di quel paese, delle sue tradizioni e ti rimane sempre la curiosità e l’orgoglio per le tue origini che non ti lasceranno mai”.

Vale lo stesso per........

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