Il successo del presidente uscente, meloniano, rivela un rischio e un virus che attraversano la destra italiana
Bisogna saper vincere, se si vuole continuare a vincere. E se la Democrazia cristiana in Italia è durata cinquant’anni è anche perché, come sapeva bene pure Silvio Berlusconi, quando quel partito vinceva sapeva farsi carico delle esigenze degli alleati. E talvolta anche degli avversari. Al contrario lunedì notte, Marco Marsilio, vincitore delle regionali in Abruzzo, lui che non è il presidente del Consiglio ma è cresciuto con il presidente del Consiglio ed è certamente uno dei colonnelli della nuova destra italiana, un prodotto della cosiddetta generazione Atreju, sembrava Vittorio Gassman mentre corre e strombazza sulla sua spider bianca: leader sul campo di battaglia del tiè.
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Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.