La piattaforma assomiglia sempre più a un “parco giochi di estrema destra”. E i fuoriusciti migrano verso nuova startup, Ghost, che ha assicurato di rimuovere "contenuti sessisti, eterosessisti, razzisti e di odio"
Substack sta perdendo pezzi. Nata come piattaforma per la pubblicazione di newsletter nel 2017, Substack ha creato un notevole business per molti giornalisti, che, complice la crisi del settore, hanno aperto una newsletter, anche a pagamento, chiedendo sostegno direttamente ai loro lettori. Fin qui sembra una storia a lieto fine, e per anni lo è stata. Poi vennero i grossi investimenti ricevuti dai principali fondi del settore, a cui è seguita l’inevitabile corsa alla crescita. In tutto questo, Substack ha sempre mantenuto un approccio aperto, laissez-faire, nella moderazione dei contenuti: zero censure, zero bandi.
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