Come si sta d’incanto sotto a questo gran cielo. Mi pare anche di avvertire il fruscio pigro del Tevere, in fondo alla via. Così lontano invece è il traffico, e il rumore. Vicino, il Cupolone. Anche lui enigmatico: eterno, mentre il tempo scorre. Corre, va e ritorna, e si riproduce

Roma, Lunedì di Pasqua, le otto del mattino. Su questo tetto di un condominio di Prati un cielo pallido, traversato dai gabbiani. Sono strani i gabbiani, volano così alti ma fanno versi di gatti, o di neonati: che nel dormiveglia ancora mi fanno sussultare. Questo cielo è indicibile, in un gran vento da est. Che silenzio, rotto solo a tratti dal discreto deglutire dell’ascensore, e dal cigolare degli omini di ferro sopra ai camini. Arrugginiti, decrepiti, girano ancora nel vento, piano. Quando si voltano mi pare che mi guardino; e allora è esattamente come quando, bambina, a Milano seguivo mia madre che andava a stendere il bucato in terrazzo. Era ancora più alto quel tetto, undicesimo piano: guardavo giù con vertigine, tenendomi forte alle sbarre.

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QOSHE - Roma dall'alto, alle 8 del mattino. Sembra quasi Milano - Marina Corradi
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Roma dall'alto, alle 8 del mattino. Sembra quasi Milano

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07.04.2024

Come si sta d’incanto sotto a questo gran cielo. Mi pare anche di avvertire il fruscio pigro del Tevere, in fondo alla via. Così lontano invece è il traffico, e il rumore. Vicino, il Cupolone. Anche lui enigmatico: eterno, mentre il tempo scorre. Corre, va e ritorna, e si riproduce

Roma, Lunedì........

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