"Non faremo la fine del Veneto", dicono i leghisti dissidenti lombardi, che criticano l'espulsione dell'europarlamentare Da Re. Grimoldi: "Nel privato molti big dicono di non fidarsi più del segretario". Il piano per ottenere il congresso
“Non faremo la fine del Veneto”. Sono convinti di essere la ridotta del leghismo vecchia scuola, l’ultima resistenza a Salvini. Così in Lombardia ora, per provarlo, vogliono arrivare fino in Via Bellerio, la storica sede del Carroccio, per chiedere la cacciata del segretario. O quanto meno per reclamare che si tenga il congresso regionale, congelato da anni. “Mi pare che pure in Corea del nord abbiano votato. Sono più democratici di noi”, dice Paolo Grimoldi, vicinissimo a Bossi e coordinatore dei dissidenti del Comitato nord. E anche se il vicepremier s’è blindato per tempo, infarcendo governo e Parlamento di fedelissimi ed espellendo pure, ieri, l’europarlamentare veneto Da Re, a queste latitudini nella spallata ci credono.
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Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.