Tanti sforzi in Ue sulle batterie, ma ancora troppa dipendenza: l'opportunità per il Mezzogiorno
Se l’attenzione all’automotive è tema ricorrente lungo la storia, oramai cinquantennale, della politica industriale europea, mai, può dirsi, lo è stato con l’intensità degli ultimi dodici mesi. E le ragioni sono di tutta evidenza: dalle trasformazioni tecnologiche del comparto alla pressione competitiva cinese, per arrivare al tortuoso passaggio all’elettrico.
Non sorprende quindi che, se l’inizio del 2025 si è aperto con una forte focalizzazione dell’amministrazione europea sul tema - con l’avvio del “Dialogo strategico” e, nel marzo 2025, la definizione del “Piano di Azione” di settore - anche la chiusura d’anno sia stata segnata da una nuova iniziativa della Commissione sul punto. E se il “Pacchetto automotive” presentato il 16 dicembre tocca diversi profili del settore, tra questi ve n’è uno di particolare interesse per l’analista di politica industriale: quello relativo alle batterie. Si tratta, infatti, di uno dei pilastri del futuro manufatturiero europeo: per l’automotive e non solo, vista la più generale rilevanza per il settore energetico. Va anche sottolineato, d'altra parte, come quello delle batterie sia un mercato strutturalmente complesso: con barriere all’ingresso elevate, per la dimensione degli investimenti, e concorrenti extra-Ue ampiamente sovvenzionati dai rispettivi governi.
Viste queste implicazioni non è un caso, quindi, che la Commissione abbia collocato qui, con l’adozione del “Battery Booster”, uno degli ambiti di maggiore incisività della sua azione di policy. Tanto più che si tratta di un ulteriore passaggio in una linea d’azione che ha, oramai, precisi punti di snodo. E così vi è stata la promozione, nel 2017, della “European Battery Alliance” in cui si sono riuniti attori pubblici e privati attorno al tema. Subito dopo, nel 2018, l’amministrazione europea ha definito il “Piano d’azione Batterie”, con l’obiettivo di sviluppare una catena del valore pienamente europea: dalla ricerca al riciclo. Ed è qui, nel campo delle batterie elettriche, che da subito si sono focalizzati gli IPCEI, veri e propri strumenti caratterizzanti questa fase della politica industriale Ue, con due progetti multi-statali approvati, tra il 2019 ed il 2021.
Eppure, è la stessa Commissione a sottolinearlo, nonostante questi sforzi l’Europa continua a presentare forti dipendenze strategiche. Sul piano delle materie prime, innanzitutto. In quello della produzione, in secondo luogo, in cui la Cina è dominante e con una tendenza in accelerazione negli ultimi anni: sufficiente il fatto che la capacità produttiva dell’area di Shangai valga oramai quanto l’insieme di quella europea. Ma è solo il primo aspetto da notare. Ci sono anche le scelte statunitensi di rallentamento dello sviluppo dell’elettrico a far accelerare la competizione sul mercato europeo. C’è, ancora, l’offensiva di concorrenti per molti versi ‘entrati in casa’, basti pensare all’attenzione che ha circondato gli investimenti di CATL in gigafactories localizzate in diversi paesi europei ed ai destini di Northvolt, finita in mani statunitensi. D’altra parte, è proprio il ‘caso’ dell’impresa svedese a mettere in luce tutte le difficoltà di creare veri e propri ‘campioni europei’ in questo settore.
È quindi per provare a colmare questi limiti ed affrontare queste circostanze che la Commissione europea ha approfondito la sua azione di indirizzo, con........© HuffPost





















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